domenica 30 giugno 2013

Prefazione del libro "Addio al debito" di Salvatore Tamburro

di Alessandro De Angelis


CAPITOLO I

Prefazione


Da sempre, la cultura è stata monopolio dei detentori del potere, potere utilizzato dalla classe dominante per assoggettare e manipolare i popoli, mantenendoli nell’ignoranza. Così la ‘scienza economica’, resa ostica e incomprensibile, è da secoli lo strumento più efficace di questo meccanismo coercitivo.
Ben vengano, quindi, economisti e scrittori come Salvatore Tamburro, che cercano di svelare i meccanismi ingannevoli con cui i teorici dell’economia hanno supportato il potere delle grandi centrali bancarie centrali nella loro opera di assoggettamento di gran parte della popolazione mondiale. Sono questi grandi banchieri a togliere dignità alla vita e a fomentare guerre tra poveri, per i propri interessi.In realtà, come dimostrerà presto Salvatore Tamburro (vedi infra), l’economia, al di fuori dell’osticità delle parole, è molto semplice, così come i meccanismi truffaldini (e quindi, in questo libro, il debito pubblico, creato attraverso queste frodi) checaratterizzano il mercato, la speculazione, il sistema bancario.Se si provasse a chiedere, a persone di medio livello culturale, il motivo per cui si debbono pagare le tasse, la maggior parte di esse darebbe una risposta perlomeno scontata: «le tasse servono per pagare gli impiegati statali e tutti coloro che lavorano per lo Stato, per costruire infrastrutture, per la scuola, la sanità, per finanziare la ricerca e per gli ammortizzatori sociali». Se avete mai dato, o sentito una risposta del genere, sappiate che ciò non corrisponde a verità.Partiamo da un presupposto semplice: i produttori di beni e servizi siamo noi. Per scambiare ciò che produciamo, nell’antichità veniva usato il sistema del baratto; successivamente, venne introdotta la moneta, al fine di attuare la semplificazione degli scambi. I beni e i servizi che vengono prodotti da uno stato vengono valutati in PIL (Prodotto Interno Lordo). Se la quantità di denaro che si stampa è superiore al PIL si genera inflazione, con conseguente abbassamento del potere d’acquisto delle persone. Se esso è inferiore si genera una rarefazione monetaria (fenomeno cui siamo oggi soggetti) con conseguente recessione, perdita di posti di lavoro, aumento degli ammortizzatori sociali e via dicendo. Pertanto è essenziale che, per ogni Stato, si emetta una quantità di moneta pari al PIL prodotto. È ovvio che la moneta, essendo lo strumento utilizzato per scambiare ciò che viene da noi prodotto e realizzato, dovrebbe essere prodotta esclusivamente dallo Stato attraverso la propria zecca tipografica, ente di diritto pubblico. Se essa viene stampata da qualsiasi ente che non sia puramente statale, e che per giunta addebita la moneta agli Stati – anziché accreditarla –, comportandosi come una semplice tipografia, si corre il rischio di cadere sotto un regime dittatoriale in cui i titolari della moneta si appropriano di tutti i beni e servizi prodotti dal popolo e dunque dallo Stato. Questo è esattamente quanto succede sotto l’egida della BCE (Banca Centrale Europea) in Europa e sotto la FED (Federal Reserve System) in America. Difatti, il debito pubblico è addirittura maggiore di tutta la moneta circolante e ciò trova spiegazione nel fatto che, oltre ad addebitare la moneta agli tati, vengono applicati anche interessi sui titoli di debito pubblico che gli Stati stessi stampano come contropartita del denaro che ci viene prestato. È quindi chiaro che uno Stato che non abbia la propria sovranità monetaria perde la propria autonomia, relegandosi di fatto sotto la dittatura dell’oligarchia bancaria: le banche centrali, come ben spiega Tamburro, invece di essere enti di proprietà pubblica, sono S.p.A. private. Tornando dunque alla domanda iniziale, leggermente modificata: a cosa servirebbero le tasse, se uno Stato avesse una propria sovranità monetaria? Se lo Stato è in grado di stampare moneta pari al valore sommario del PIL, le tasse devono essere fatte pagare per un motivo tecnico (ritirare moneta mano a mano che se ne stampa, perché ovviamente non tutta la moneta emessa produce nuova ricchezza, e dunque tenere sotto controllo il circolante e l’inflazione) e per un motivo etico (tramite la progressività, evitare che le differenze sociali divengano eccessive e dunque ingestibili) e per un motivo di conservazione del Potere (evitare che semplicemente arricchendosi, troppi nuovi soggetti possano, in maniera incontrollata, insidiare chi il potere ce l’ha già).Quando, dunque, qualcuno sosterrà che l’altissimo livello di tassazione è necessario a ripagare gli interessi del debito pubblico, il lettore di questo libro avrà buoni strumenti per dimostrare che... è solo una truffa.

Ringrazio Salvatore Tambutto per la sua attività di scrittore ed economista, perché è grazie a lui e pochi altri che, forse, un giorno riusciremo a rompere le catene della schiavitù riprendendo in mano la nostra libertà, coscienza e dignità di esseri umani.

CAPITOLO UNO

Alessandro De Angelis
scrittore e ricercatore antropologo

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