sabato 21 dicembre 2013

Storia dello SCERIFFO BUFORD PUSSER: IL WRESTLER diventato sceriffo


Il wrestling è davvero un qualcosa di incredibile
Ci sono storie che fanno restare a bocca aperta
Storie di ragazzi catapultati per caso sul ring e diventati vere e proprie icone dei loro tempi

Storie di ragazzi che hanno sognato il wrestling fin da bambini, per poi vedere il loro sogno spezzato dal destino        
                                            
Storie di ragazzi più fortunati, che sono riusciti nel loro intento, emozionare il pubblico e vincere cinture più o meno prestigiose. Storie di ragazzi che per fare wrestling, magari senza avere successo alcuno, sono andati contro tutti e tutto, gettando al vento posti di lavoro più sicuri (economicamente e fisicamente) e perdendo il rispetto di coloro che fino a quel momento erano la famiglia.

Ma le storie non sono unidirezionali. Ci sono anche storie di ragazzi che hanno fatto il percorso inverso, ovvero sono scesi giovanissimi da un ring dove avevano un futuro assicurato (cosa più unica che rara nel mondo del wrestling) per abbracciare una vita diversa, lontana dai riflettori e dalle folle, lontana da possibili vizi e ragazze facili. Purtroppo però non sempre le vite lontano dal ring sono più fortunate. In questo caso non lo è stata, anche se c’è da dire che parentesi felici ce ne sono state, e tante. Signore e signori, ecco a voi la gloriosa e triste storia di Buford Hayse Pusser.


Buford Pusser nasce a Finger, nel Tennessee, il 12 dicembre 1937, secondo di tre figli di Carl e Helen Pusser, una coppia di contadini (il padre era anche impiegato nella polizia). Buford resta nella fattoria di famiglia, nella contea di Mc Nairy, fino a 14 anni, quando con l’intera famiglia si trasferisce prima ad Adamsville e poi a Chicago, nell’Illinois. Nella prima cittadina Buford si mette in mostra, alla high school, per la sua straordinaria potenza fisica, espressa soprattutto nella locale squadra di football. Nel ’56 Pusser si diploma, e come detto sopra, dopo un breve periodo passato nella Marina degli Stati Uniti d’America, si trasferisce a Chicago, dove la sua vita cambia una prima volta. Buford infatti, oltre ad iniziare a lavorare in un cotonificio, notato si dice dallo stesso promoter della NWA Chicago Fred Kohler, inizia a combattere, favorito da una potenza fisica non indifferente (198 cm. x 114 kg.), diventando subito uno dei wrestlers più forti della zona.

Pur senza vincere una cintura, e pur senza dedicarsi al wrestling a tempo pieno (combatte solo nel weekend, mentre durante la settimana è dedito solo al lavoro al cotonificio), Buford “The Bull”, così viene soprannominato, a soli 20 anni lascia tutti a bocca aperta, con incontri strepitosi combattuti contro wrestlers ben più esperti di lui (su tutti Bobby Managoff e Angelo Poffo, padre di Randy Savage e The Genius), o contro giganteschi orsi, come era abitudine negli shows dell’epoca. Passano gli anni, The Bull è ormai più che una promessa, ha tutto ciò che un wrestler sogna, dal successo all’amore (il 5 dicembre ’59 sposa Pauline Mullins, ragazza del West Virginia conosciuta proprio a Chicago), in molti si aspettano solo che lasci il lavoro al cotonificio per gettarsi anima e corpo sul ring alla ricerca di una cintura da vincere.

Se lo aspettano in molti, non lui. Timido, schivo di carattere, mai abituatosi alle luci delle arene ed alle attenzioni del pubblico, pur amando alla follia il wrestling, improvvisamente nel 1961 Buford “The Bull” Pusser, il ragazzone che aveva fatto sognare le folle di Chicago, dell’Illinois, ed anche del Missouri, si spoglia del suo soprannome, fa armi e bagagli, prende sottobraccio l’amata Pauline, scende dal ring per sempre e lascia Chicago. Buford Pusser, non più il wrestler “The Bull”, torna ad Adamsville, nella contea di Mc Nairy nel Tennessee, per inseguire il suo grande obbiettivo, sconosciuto ai più fino a quel momento: diventare un paladino della giustizia contro il crimine che poco a poco prende piede nella sua contea. Qui, per Buford Pusser, ex promessa del ring, inizia un’altra vita.

                                                                       

L’ex “Bull” di Chicago cambia dunque vita ancora una volta, e ad Adamsville, dopo un breve periodo come agente semplice, diventa addirittura Capo della Polizia, sostituendo il padre Carl, ritiratosi per motivi di salute. Buford resta per tre anni a capo della polizia di Adamsville, finchè nel 1964 non si lancia nella corsa per diventare Sceriffo della contea di Mc Nairy. Il padre lo aiuta molto nella sua campagna, ed alla fine il loro lavoro da il tanto atteso frutto: il primo settembre del ’64, a 26 anni, Buford Pusser diventa Sceriffo della contea di Mc Nairy, il nascosto sogno di una vita.

Lo Sceriffo Pusser, con tutto l’impegno profuso in lungo e in largo per tutta la Mc Nairy County, diventa un vero e proprio paladino della giustizia, confermandosi un osso durissimo nella lotta alla prostituzione, al gioco d’azzardo, ed alla diffusione del moonshine whiskey, una bevanda alcolica illegale. La sua disciplina nel lavoro lo fece diventare un mito per i cittadini della contea, ma la realtà criminale lo vedeva come un pericolo, dopo i continui colpi che lo Sceriffo assestava ad essa con le sue retate e gli arresti a ripetizione. C’è solo una soluzione per loro: eliminarlo. Il 12 agosto del ’67 alle quattro del mattino a casa Pusser squilla il telefono, e quando Buford risponde sente una voce che gli chiede di intervenire a Plymouth, dove c’è la chiesa metodista New Hope. Lo Sceriffo si veste in fretta e furia, e si dirige in auto sul posto, accompagnato eccezionalmente dalla bella Pauline. Al suo arrivo sul posto lo Sceriffo non nota nulla di strano, fin quando una Cadillac nera non gli piomba accanto: dall’auto parte una gragnola di proiettili che infrange il finestrino di Buford, manca il bersaglio primario, ma non Pauline, che investita dalla violenza del fuoco criminale muore all’istante. La Cadillac riparte a tutto gas, e lo Sceriffo non può far altro che corrergli appresso, constata la morte della moglie. L’inseguimento dello Sceriffo in lacrime dura tre miglia, al termine delle quali, perso il contatto con la Cadillac, Pusser si ferma. Neanche il tempo di iniziare a riflettere sull’accaduto che la Cadillac nera spunta nuovamente alle spalle di Pusser, una pistola mira al suo volto, e due colpi stavolta non mancano il bersaglio.
                                                                               

Pusser scampa miracolosamente al peggio, e dopo due settimane d’ospedale si rimette al lavoro, deciso a prendere i criminali che hanno spedito Pauline nel cimitero di Adamsville. Ci riuscirà, e continuerà imperterrito il suo lavoro di Sceriffo fino al 1970, quando deve lasciare la carica dopo tre mandati consecutivi, non potendo ricandidarsi. Certo, i tre anni che trascorsero dalla morte di Pauline alla scadenza del suo mandato non furono tutti rose e fiori, visto che sempre per questioni di polizia, fu accoltellato ben otto volte.

Buford Pusser, ex “The Bull” ed ex Sceriffo della contea di Mc Nairy, dopo il wrestling lascia anche la polizia, in cui proverà a rientrare tre anni dopo, ma senza successo (perse il posto di Sceriffo, cui poteva nuovamente candidarsi, per 700 voti). Una vita incredibile, vissuta nelle campagne, nei campi da football, sui ring, e per le strade della sua contea. Una vita che non poteva che concludersi tragicamente: il 21 agosto 1974 Buford, dopo un po’ di tempo passato con la figlia Dwana, imbocca la Route 64 con la sua Corvette nuova fiammante, dopo un po’ ne perde il controllo e va a sbattere contro un terrapieno. La macchina va in fiamme, mentre lui, sbalzato a metri e metri di distanza in un fossato, trova la morte che evitò per miracolo sette anni prima. E’ la stessa Dwana, transitando su quella stessa strada pochi minuti più tardi, ad accorgersi che la macchina in fiamme è quella del padre, e a scorgere nel fossato il suo corpo esanime.

Finisce così la storia di Buford “The Bull” Pusser. Timido, ma con una vita vissuta a 100 all’ora, anche grazie al wrestling. E chissà se dopo la morte di Pauline, Buford non si sia pentito di esser sceso da quel ring a Chicago, nel 1961…

Booya!


                                                                                 


    trailer del film ' a testa alta ' , film dedicato allo sceriffo Buford Pusser http://www.mymovies.it/film/2004/atestaalta/trailer/






Fonte: You're next! - rubrica a cura di Niccolò Bagnoli http://www.tuttowrestling.com/yourenext62.html

27 commenti:

  1. Il film mi è piaciuto molto, anche se scene cosi sono un po irreali, ma la vita reale di BUFFORD è stata fantastica per il coraggio di affrontare la delinquenza, peccato che la criminalità vincerà sempre sulla giustizia, l'esempio da noi sono le morti di Falcone e borsellino, e del Generale DALLACHIESA, spero che se Dio esiste veramente dia a questi assassini la giusta pena, ma ne dubito fortemente!!

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    1. Dio esiste, Dio è Amore e Giustizia. Dio non si compiace della morte spirituale dell empio ma che si converta dalla sua via e viva. Tuttavia, se non si ravvede L empio avrà scelto il suo proprio destino lontano da Dio nei tormenti eterni insieme a satana che li pasceva nei loro crimini. Leggete la Bibbia, L Evangelo di Giovanni. Scoprirete il vero ed unico Dio che ama ma che è giusto. Dio odia il peccato ma da una chance al peccatore che si ravvede dai propri peccati. Dio benedica te che stai leggendo.

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