lunedì 27 aprile 2015

Gli spaghetti cucinati dalla stampante 3D..anche in versione fruttariana ?

di Alessandra Dal Monte

Un piatto di spaghetti al pomodoro «materializzato» da una stampante 3D progettata da una carrozzeria di automobili. Non è fantascienza: la storica carrozzeria Castagna di Milano ha modificato una stampante 3D e l’ha resa in grado di «cucinare» dei piatti ben precisi. Come? Aggiungendo alla stampante un «estrusore», strumento che cucina gli alimenti alla temperatura più indicata. E scrivendo da zero un programma che permette di disegnare sul computer i piatti che poi verranno realizzati dalla macchina. Un progetto all’avanguardia firmato dall’architetto Gioacchino Acampora, della carrozzeria Castagna, e dallo chef Eugenio Boer del ristorante Essenza.
La collaborazione è nata per partecipare al concorso Foodie’s challenge 2015 : il kit si chiama Digital Cooker e il piatto ha l’eloquente nome di «Primo». «È la prima volta che una stampante 3D
stampa del cibo che non sia cioccolato o zucchero — spiega Acampora — Finora, infatti, era solo possibile rendere liquide delle polveri, quindi la polvere di cacao o i grani di zucchero. Il nostro Digital Cooker, invece, stampa il materiale gastronomico contenuto in appositi serbatoi».

Vediamo come funziona: il «materiale gastronomico» è una preparazione studiata e curata dallo chef. La pasta, per esempio, è una miscela di farine di grano e acqua che l’estrusore cuoce e rende solida e che la stampante 3D fa fuoriuscire nella tipica forma del filamento. Il sugo al pomodoro è un liquido che viene cucinato dall’estrusore e disposto nel piatto dalla stampante.

«Il bello di questa macchina è che esalta al massimo le materie prime, perché nulla è finto e dietro alle preparazioni c’è il lavoro di professionisti. E inoltre libera la fantasia degli chef: in base a come viene regolata, infatti, può creare delle texture totalmente nuove. Per esempio il wafer di pasta, su cui stiamo già lavorando», racconta Acampora.

Secondo l’architetto, la rivoluzione non finisce qui: «Il Digital cooker tra dieci anni potrebbe essere un normale elettrodomestico (tra l’altro si può già mettere in lavastoviglie). E gli chef potranno vendere nel mondo i loro piatti 3D, semplicemente spedendo le preparazioni sottovuoto e il software con le ricette»


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