lunedì 4 maggio 2015

Caos pensioni: dopo la Consulta l’ipotesi di un buco fino a 10 miliardi

Dopo il verdetto della Consulta sull’adeguamento all’inflazione. Allo studio un provvedimento per la restituzione a rate. La lente dell’Unione Europea sul deficit

di Enrico Marro

Colto di sorpresa dalla sentenza della Corte costituzionale, arrivata per giunta alla vigilia del ponte del Primo maggio, il governo si sta riprendendo dallo choc per una pronuncia che, sulla carta, potrebbe valere almeno 10 miliardi di euro sotto forma di rimborsi del mancato adeguamento all’inflazione per circa 6 milioni di pensionati, più una maggiore spesa per gli anni successivi difficilmente quantificabile.

La norma bocciata
La Corte, infatti, con la sentenza 70 depositata giovedì, ha dichiarato l’incostituzionalità del blocco della perequazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo deciso col decreto salva Italia dal governo Monti alla fine del 2011 per i due anni successivi. Le pensioni superiori a 1.406 euro lordi (1.201,7 netti) nel 2012 sono così rimaste senza adeguamento ai prezzi, quell’anno e nel 2013. La Corte ha bocciato la norma e così andrebbero restituite a questi pensionati le somme non corrisposte con gli interessi. L’Avvocatura dello Stato aveva stimato in 4,8 miliardi di euro il valore del blocco. Ma questa somma andrebbe più che raddoppiata perché l’adeguamento all’inflazione resta incorporato nella pensione e quindi si trascina negli anni successivi. Bisognerebbe rimborsare quindi anche per il 2014 e 2015
. Inoltre, andrebbe prevista una maggiore spesa per gli anni prossimi, dovuta al ricalcolo delle pensioni stesse e al fatto che i futuri adeguamenti all’inflazione avverranno su un importo pensionistico maggiore. Insomma, il «tesoretto» da 1,6 miliardi, sul quale il governo contava grazie al miglioramento dei conti pubblici, basterebbe appena per cominciare l’operazione che richiederebbe in realtà una manovra.

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