mercoledì 6 maggio 2015

I Signori del Denaro: come i banchieri internazionali hanno preso il controllo dell’America

(Prodotto da Patrick S. J. Carmack, Diretto da Bill Still - a cura* del Servizio Traduzioni del PRIMIT)

1. Introduzione

Cosa sta succedendo oggi in America? Perché siamo sommersi dai debiti? Perché i politici non riescono a riportare il debito sotto controllo? Perchè così tante persone, spesso ora entrambi i coniugi, svolgono lavori con salari così bassi, senza prospettive e si arrangiano con il poco che hanno? Qual è il futuro dell’economia e dello stile di vita americani?

Perché il governo ci dice che l’inflazione è bassa quando il potere d’acquisto delle nostre buste paga sta diminuendo ad un ritmo allarmante? Soltanto una generazione fa, il pane costava venticinque centesimi e si poteva acquistare un’auto nuova per 1995 dollari.

Siamo forse diretti verso un collasso economico senza precedenti, tale da far sembrare il crollo del 1929 e la Grande Depressione che ne seguì una scampagnata domenicale con l’oratorio? Se è così, come possiamo impedirlo? E cosa possiamo fare per proteggere le nostre famiglie?

Alcuni esperti attendibili sostengono che un collasso è imminente. Essi dicono anche che esistono dei semplici accorgimenti poco costosi che chiunque può mettere in pratica per proteggere la propria famiglia, per continuare ad avere il cibo in tavola e un tetto sulla testa, persino nei momenti peggiori. Ma per farlo, dobbiamo capire il perché una depressione stia per arrivare, chi c’è dietro, che cosa vogliono questi individui e come pensano di proteggere le proprie famiglie. Armati di questa conoscenza, ognuno di noi può sfuggire alla tempesta incombente.

Larry Bates è stato presidente di banca per undici anni. Come membro della Camera dei Rappresentanti del Tennessee, ha presieduto la Commissione sul Sistema Bancario e il Commercio. E’ stato inoltre professore di economia ed autore del bestseller “The new economic disorder”.

“Posso dirvi proprio ora che ci sarà un disastro senza precedenti. Un crollo come non si era mai visto prima in questo paese. Lo shock più grande di questo decennio è che è sempre più persone perderanno sempre più denaro rispetto a qualunque altra epoca della nostra storia. Ma il secondo shock più grande sarà l’incredibile quantità di denaro che un gruppo relativamente piccolo di persone guadagnerà, esattamente nello stesso periodo. Vedete, nei periodi di sconvolgimento economico, in una crisi economica, la ricchezza non viene distrutta, viene semplicemente trasferita.”  - Larry Bates (scrittore economico)

Il candidato alla presidenza Charles Collins è un avvocato, ha posseduto banche ed è stato anche direttore di banca. Egli crede che non usciremo mai dal debito perché la Federal Reserve controlla il nostro denaro.

“Attualmente, esso è perpetuato dalla Federal Reserve, che fa sì che le chiediamo in prestito il denaro, più gli interessi, allo scopo di  pagare l’interesse che è già stato accumulato. Quindi non possiamo uscire dal debito per come stiamo andando ora.” – Charles Collins (candidato alla presidenza)


L’economista Henry Pasquet è docente di ruolo di economia. Egli concorda nel dire che la fine è vicina per l’economia degli Stati Uniti.

“Sai, non quando aggiungi all’incirca un miliardo di dollari ogni giorno. Non possiamo più andare avanti. Avevamo meno di 1000 miliardi di dollari di debito nel 1980, adesso è di circa 5000 miliardi – 5 volte più grande in 15 anni. Non ci vuole un genio per capire che tutto questo non può andare avanti per sempre.” – Henry Pasquet (economista)

Il problema è che fin dal 1864 abbiamo avuto un sistema bancario basato sul debito. Tutto il nostro denaro è basato sul debito del governo. Non possiamo estinguere il debito governativo senza estinguere la nostra offerta monetaria. Ecco perché non hanno alcun senso le proposte di estinguere il debito senza prima riformare il sistema bancario. Ecco perché la soluzione non sta nel discutere l’ammontare del debito nazionale ma piuttosto sta nel riformare il nostro sistema bancario.

Questa è la sede della Federal Reserve a Washington. Essa sorge in questa posizione imponente sulla Constitution Avenue, giusto di fronte al Lincoln Memorial. Ma è forse “federale”? Fa davvero parte del governo degli Stati Uniti?

Ebbene, quello che stiamo per mostrarvi è che non c’è nulla di “federale” in merito alla “Federal Reserve”, e che non vi sono riserve. Il nome è un inganno concepito prima che il Federal Reserve Act fosse approvato nel 1913 per indurre gli americani a credere che la banca centrale americana operi nell’interesse pubblico.

La verità è che la Federal Reserve è una banca privata, posseduta da azionisti privati, e operante solo per i loro profitti privati.

“E’ esattamente così, la Fed è una società per azioni a scopo di lucro detenuta da privati che inoltre non ha riserve, o per lo meno non ha riserve disponibili per garantire le banconote della Federal Reserve che sono la nostra valuta corrente.” – Henry Pasquet (economista)

“Ah, certamente... la Federal Reserve non è federale e inoltre ha dubbie riserve. E’ una banca privata posseduta da banche membre. E fu creata per statuto, con l’inganno, da una legge del Congresso nel 1913. Il 23 dicembre 1913 quando la maggior parte dei membri del Congresso se n’era già tornata a casa per le vacanze, la Camera dei Rappresentanti aveva approvato il Federal Reserve Act del 1913, ma questo stava avendo delle difficoltà nell’approvazione al Senato. Ma, una delle cose che avevo l’abitudine di controllare e verificare è che quando avevamo una sospensione dell’attività legislativa occorreva assicurarsi di aggiornarla in quello che definiamo  “sine die”, senza un giorno. Il Senato non si era ancora aggiornato “sine die” – senza un giorno – e quindi la seduta era ancora tecnicamente in corso. Quindi quel giorno, il 23 dicembre 1913, secondo quanto riportato dagli atti del Senato, erano presenti tre senatori, i quali approvarono il Federal Reserve Act al Senato con un consenso unanime in una votazione a chiamata. Non ci fu alcuna obiezione. Fosse stata presente una singola persona che avesse contestato l’assenza di un quorum, in quel caso non sarebbe passato.” – Larry Bates (scrittore economico)

Se vi sono ancora dei dubbi sul fatto che la Federal Reserve possa far parte del governo degli Stati Uniti, date un’occhiata al vostro elenco telefonico. Nella maggior parte delle città la Fed non è elencata nelle “pagine blu” governative ma si trova nelle “pagine bianche” delle aziende d’affari, appena dopo la Federal Express, un’altra società privata. Più esplicitamente, i tribunali degli Stati Uniti hanno più volte decretato che la Fed è una società per azioni privata.

Perché il Congresso non può fare qualcosa riguardo alla Fed? La maggioranza dei membri Congresso non comprende proprio il sistema, e quei pochi che lo capiscono hanno il timore di parlare. Ad esempio, inizialmente un membro del Congresso di lunga data di Chicago ci chiese se fosse stato possibile intervistarlo per questo video. Tuttavia, entrambe le volte in cui i nostri operatori sono arrivati nel suo ufficio per l’intervista, questo è stato tutto quello che siamo stati in grado di filmare. Il deputato non si è mai presentato e, alla fine, ha deciso che non voleva più partecipare.

Ma alcuni altri membri del Congresso si sono mostrati più audaci in passato. Eccone tre rapidi esempi.

Nel 1923, il deputato Charles A. Lindbergh un repubblicano del Minnesota nonché padre del famoso aviatore “Lucky” Lindy, spiegò:

“Il sistema finanziario... è stato rovesciato in favore del Consiglio della Federal Reserve. Quel Consiglio amministra il sistema di finanziamento per conto di... un gruppo di meri speculatori. Il sistema è privato, condotto con il solo scopo di ottenere i più alti profitti possibili utilizzando il denaro di altre persone.” – Deputato Charles A. Lindbergh

Uno dei critici più schietti della Fed all’interno del Congresso è stato il presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta durante gli anni della Grande Depressione, Louis T. McFadden, repubblicano della Pennsylvania. Egli disse nel 1932:

“Abbiamo in questo paese una delle istituzioni più corrotte che il mondo abbia mai conosciuto. Mi riferisco al di Consiglio della Federal Reserve... Questa malvagia istituzione ha impoverito... il popolo degli Stati Uniti... e ha praticamente mandato in bancarotta il nostro governo. Ha fatto questo grazie... ai metodi disonesti dei ricchi avvoltoi che la controllano.” – Deputato Louis T. McFadden

Il senatore Barry Goldwater fu spesso critico nei confronti della Fed:

“La gran parte degli americani non è al corrente dell’operazione dei prestavalute internazionali... I conti della Federal Reserve non sono mai stati esaminati a fondo. Essa opera fuori dal controllo del Congresso e... manipola il credito degli Stati Uniti.” – senatore Barry Goldwater

“La Federal Reserve, sebbene non faccia parte del governo federale, in realtà è più potente del governo federale. E’ più potente del Presidente, del Congresso e delle Corti di giustizia. In molti mettono in dubbio quello che dico, ma permettetemi di esporre la mia tesi. La Federal Reserve determina a quanto ammonterà la rata dell’auto del cittadino medio, a quanto ammonterà il mutuo della sua casa e se questi avrà o meno un lavoro. E vi dico - questo è controllo totale. La Federal Reserve è il più grande creditore unico del governo degli Stati Uniti. Che cosa è scritto nel libro dei Proverbi? Chi prende in prestito è schiavo di chi presta.” – Larry Bates (scrittore economico)

Quello che si deve capire è che dal giorno in cui la Costituzione fu adottata fino ad oggi, gli individui che traggono profitto dalle banche centrali private, i “cambiavalute”, come Madison li chiamava, hanno combattuto una battaglia incessante per ottenere il controllo su chi deve stampare il denaro americano.

Perché chi stampa il denaro è così importante? Pensate al denaro come ad una qualunque altra merce. Se si ha il monopolio su una merce di cui tutti hanno bisogno, che tutti vogliono e di cui nessuno ne ha a sufficienza, esistono molti modi per trarne un profitto e, inoltre, esercitare una fortissima influenza politica.

Ecco il vero significato di questa battaglia. Nel corso della storia degli Stati Uniti, il potere della moneta è andato avanti e indietro tra il Congresso e una banca centrale in qualche modo di proprietà privata.

I padri fondatori conoscevano i mali derivanti da una banca centrale di proprietà privata. Innanzitutto, avevano visto come la banca centrale privata inglese, la Banca d’Inghilterra, aveva fatto aumentare il debito nazionale ad un tale livello che il Parlamento era stato costretto ad applicare tasse inique alle colonie americane.

Infatti, come vedremo poi, Ben Franklin sostenne che questa fu la vera causa della Rivoluzione americana. La maggioranza dei padri fondatori comprese i pericoli potenziali della sistema bancario ed ebbe paura dell’accumulo di potere e ricchezza da parte dei banchieri. Jefferson disse:

“Credo sinceramente che le istituzioni bancarie siano più pericolose per le nostre libertà degli eserciti nemici schierati. Il potere di emissione dovrebbe essere sottratto alle banche e restituito al popolo, al quale giustamente appartiene.” – Thomas Jefferson

Questa breve affermazione di Jefferson è effettivamente la soluzione a tutti i nostri problemi economici di oggi. Vale la pena ripeterla: “Il potere di emissione dovrebbe essere sottratto alle banche e restituito al popolo, al quale giustamente appartiene”.James Madison, il principale autore della Costituzione, era d’accordo. E’ interessante che egli definisse coloro che stavano dietro le trame della banca centrale i “cambiavalute”. Madison criticò duramente le loro azioni:

“La storia narra che i cambiavalute hanno usato ogni forma di abuso, complotto, inganno e ogni metodo di violenza possibile  per mantenere il proprio predominio sui governi, controllando il denaro e la sua emissione.” – James Madison

La battaglia su chi debba emettere la nostra moneta è stato il problema cruciale nel corso di tutta la storia degli Stati Uniti. Sono state combattute guerre e sono state causate depressioni per acquisire questo potere. Eppure, dopo la Prima Guerra Mondiale, questa battaglia è stata raramente citata sui giornali e nei libri di storia. Perché?

All’epoca della Prima Guerra Mondiale, i cambiavalute, grazie alla loro ricchezza dominante, si erano impadroniti della maggior parte della stampa nazionale.

Nel corso della storia degli Stati Uniti ha infuriato la battaglia su chi dovesse avere il potere di emettere la nostra moneta. Questo potere è infatti passato di mano in mano per otto volte dal 1764. Tuttavia questo fatto è praticamente scomparso agli occhi dell’opinione pubblica per più di tre generazioni dietro una cortina fumogena generata nei mass media dalle ragazze pon-pon della Fed.

Finché non la smetteremo di parlare di “deficit” e di “spese governative” e inizieremo a parlare di chi controlla la quantità del denaro che possediamo, avremo sempre di fronte un grande gioco delle tre carte, una truffa assoluta. Non avrà importanza se approveremo un rigido emendamento alla Costituzione che ponga sotto mandato un budget in pareggio. La nostra situazione potrà solamente peggiorare finché non sradicheremo la causa alla radice.

Qual è la soluzione per il nostro problema nazionale? Innanzitutto, l’informazione. Il video punta a questo. E, in secondo luogo, dobbiamo agire, dobbiamo riprenderci il potere di emettere la nostra moneta. L’emissione della nostra moneta non è una soluzione radicale, lo voglio sottolineare. E’ la stessa soluzione alla quale, nel corso di diversi periodi della storia americana, sono giunti uomini come Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, Andrew Jackson, Martin Van Buren e Abraham Lincoln.

Quindi, riassumendo: nel 1913 il Congresso ha dato ad una banca centrale indipendente, denominata ingannevolmente Federal Reserve, un monopolio sull’emissione della moneta degli Stati Uniti e il debito generato da questa società quasi interamente di proprietà privata è ciò che sta uccidendo l’economia americana.

Anche se la Federal Reserve è oggi la più potente banca centrale del mondo, non è stata la prima. Da dove è venuta quest’idea? Per comprendere veramente la vastità del problema, dobbiamo ritornare in Europa.

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2. I cambiavalute

Chi sono questi cambiavalute di cui parlava James Madison? Nella Bibbia, duemila anni fa, Gesù cacciò i cambiavalute dal Tempio e fu l’unica volta in cui egli si servì della forza durante il proprio ministero. Che cosa stavano facendo i cambiavalute nel Tempio?

Quando gli ebrei venivano a Gerusalemme per pagare la tassa sul Tempio, essi potevano pagare solamente con una moneta speciale, il mezzo siclo del santuario. Si trattava di una mezza oncia di argento puro, all’incirca di queste dimensioni.

A quel tempo, era l’unica moneta in circolazione fatta di argento puro e dal peso garantito e che non aveva raffigurata l’immagine di un imperatore pagano. Quindi, per gli ebrei, il mezzo siclo era la sola moneta gradita a Dio. Ma non vi era abbondanza di queste monete perché i cambiavalute se ne erano accaparrati il mercato e ne alzavano il prezzo al valore che poteva sostenere il mercato, proprio come ogni qualsiasi altra merce.

In altre parole, i cambiavalute stavano realizzando enormi profitti perché detenevano, di fatto, un monopolio sulla moneta. Gli ebrei dovevano pagare qualunque cosa essi esigessero. Per Gesù, tutto questo violava completamente la santità della casa del Signore.

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3. L’Impero Romano

Ma la truffa del cambio della valuta non ebbe origine al tempo di Gesù. Già due secoli prima di Cristo, Roma stava avendo dei problemi con i cambiavalute. Due antichi imperatori Romani avevano provato a diminuire il loro potere riformando le leggi sull’usura e limitando la proprietà terriera a 500 acri. Essi furono entrambi assassinati. Nel 48 a.C. Giulio Cesare riprese il potere di coniazione della moneta dai cambiavalute e coniò monete per il bene di tutti.

Con questa nuova e abbondante offerta di denaro, Cesare costruì grandi opere pubbliche e riuscì a conquistare il cuore della popolazione. Ma i cambiavalute lo detestavano e alcuni ritengono che questo sia stato un elemento importante del suo assassinio. Una cosa è certa: la morte di Cesare segnò la fine dell’abbondanza di denaro a Roma. Aumentarono le tasse e la corruzione, come sta avvenendo oggi negli Stati Uniti, e l’usura e la svalutazione delle monete diventarono una prassi.

Il risultato fu che l’offerta monetaria dell’Impero Romano si ridusse del 90% e la gente comune perse i propri terreni e le proprie abitazioni, come accadrà presto in America. Con la fine dell’abbondanza di denaro, le masse persero fiducia nel governo e si rifiutarono di appoggiarlo. Roma precipitò quindi nel buio delle invasioni barbariche.

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4. Gli orafi

Un migliaio di anni dopo la morte di Cristo, i cambiavalute, coloro che prestano e manipolano la quantità di denaro, erano attivi nell’Inghilterra medievale. In effetti erano così attivi che, operando insieme, poterono manipolare l’intera economia inglese. Non si trattava di banchieri in senso stretto perché, in genere, i cambiavalute erano gli orafi. Gli orafi diventarono i primi banchieri perché iniziarono a custodire l’oro della popolazione nelle proprie casseforti. La prima forma di cartamoneta era una semplice ricevuta per l’oro depositato presso la bottega dell’orafo. La cartamoneta prese piede perché era più comoda da trasportare rispetto alle pesanti quantità di monete d’oro e d’argento. Alla fine gli orafi si accorsero che solo una piccola parte dei depositanti ritornava nello stesso momento per riscattare il proprio oro ed iniziarono ad imbrogliare. Infatti gli orafi scoprirono che potevano stampare più cartamoneta di quanto oro custodissero e, di solito, nessuno se ne accorgeva. Quindi poterono prestare questo denaro aggiuntivo e raccoglierne gli interessi. Fu la nascita del sistema a riserva frazionaria, ovvero il prestito di denaro in quantità molte volte superiori al valore dei depositi.

Così, se presso un orafo erano depositati mille dollari in oro, egli poteva prestare, con gli interessi, circa diecimila dollari in cartamoneta e nessuno avrebbe mai scoperto il raggiro.

In questo modo, gli orafi accumulavano gradualmente sempre maggiore ricchezza per poi utilizzarla per accumulare sempre più oro. Oggi questa procedura di prestare più denaro di quello custodito nelle proprie riserve è conosciuto come attività bancaria a riserva frazionaria. Ad ogni banca americana è consentito prestare fino a dieci volte la quantità di denaro detenuta. Ecco perché le banche diventano ricche addebitando, diciamo, un’8% di interesse. Il loro profitto annuo non è quell’8% ma è dell’80% ed ecco perché i palazzi delle banche sono sempre i più grandi della città.

Ma questo significa che tutto l’interesse o tutto il sistema bancario dovrebbero essere ritenuti illegali? Niente affatto. Nel Medioevo, il diritto canonico, la legge della Chiesa cattolica, proibiva l’addebito degli interessi sui prestiti. Questo principio seguiva gli insegnamenti di Aristotele e di San Tommaso d’Aquino. Essi insegnarono che lo scopo del denaro era quello di essere al servizio dei membri della società per facilitare lo scambio di merci necessarie a condurre una vita virtuosa. L’interesse, nella loro convinzione, ostacola questo scopo ponendo un onere superfluo sull’utilizzo del denaro. In altre parole, l’interesse era contrario alla ragione e alla giustizia. Rispecchiando la legge della Chiesa del Medioevo, l’Europa proibì l’addebito di interessi sui prestiti e lo rese un reato chiamato “usura”. Mentre il commercio cresceva e quindi aumentavano anche le opportunità di investimento, nel tardo Medioevo si giunse alla conclusione che il prestito di denaro aveva un costo per il prestatore sia in termini di rischio che di opportunità perse, e quindi furono apportate alcune modifiche, ma non strettamente legate all’interesse. Ma tutti i moralisti, indipendentemente dalla religione professata, condannano come palesemente immorali la frode, l’oppressione dei poveri e l’ingiustizia. Come vedremo, il prestito a riserva frazionaria è radicato nella frode, causa una povertà diffusa e riduce il valore del denaro di ognuno.

Gli antichi orafi scoprirono che potevano esser realizzati degli ulteriori guadagni facendo oscillare l’economia tra il “denaro facile” e il “denaro limitato”.

Quando rendevano il denaro più vantaggioso da prendere a prestito la quantità di denaro in circolazione si espandeva, il denaro scorreva in abbondanza e la popolazione richiedeva altri prestiti per ingrandire le proprie attività. Ma quando i cambiavalute riducevano l’offerta monetaria era più difficile ottenere un prestito. E che cosa accadeva? Quello che accade anche oggi. Una certa percentuale della popolazione non riusciva a restituire un prestito e non riusciva ad avere altri prestiti per ripagare quelli scaduti, e quindi andava in bancarotta ed era costretta a vendere tutti i propri beni agli orafi per pochi spiccioli. La stessa cosa avviene ancora oggi, ma ora chiamiamo quest’oscillazione di alti e bassi il “ciclo economico”.

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5. I tally sticks

Come Giulio Cesare, anche Re Enrico I d’Inghilterra riuscì alla fine a strappare agli orafi il potere del denaro intorno al 1100 d.C. Enrico avrebbe potuto utilizzare qualsiasi cosa come moneta: conchiglie, piume o addirittura lingue di yak, come viene fatto nelle lontane province del Tibet. Invece egli inventò uno dei sistemi monetari più insoliti della storia, chiamato “tally stick”.

Ho qui in mano uno dei pochi esemplari rimasti di tally stick, questa forma di denaro inglese che rimase in vigore per 726 anni, fino al 1826. Questo sistema fu adottato per impedire la manipolazione delle monete da parte degli orafi. I tally stick erano un sistema monetario basato su dei bastoni di legno levigato sui quali, ad un’estremità, venivano incise delle tacche per indicarne il valore nominale. Quindi il bastone veniva spezzato longitudinalmente in due parti in modo che entrambe avessero un segno delle tacche. Il Re ne teneva una metà per proteggersi dalla contraffazione e avrebbe speso l’altra metà nel mercato, che sarebbe circolata come moneta. Questo particolare tally stick è enorme, rappresentava 25.000 sterline. Uno dei primi azionisti della Banca d’Inghilterra comprò la sua quota di azioni con questo bastone, vale a dire che egli acquistò le azioni della società più ricca e più potente del mondo con un bastone di legno. E’ buffo che dopo la sua creazione avvenuta nel 1694 la Banca d’Inghilterra abbia attaccato il sistema dei tally stick perché si trattava di una forma denaro al di fuori del controllo dei cambiavalute, proprio quello che Re Enrico aveva voluto che fosse.

Perché la gente accettava un bastone di legno come moneta? E’ una bella domanda. Nel corso della storia, la gente ha commerciato qualunque cosa che pensava avesse un valore e veniva utilizzata come denaro. Vedete, il segreto è che il denaro è solamente ciò per cui la gente si accorda di utilizzare. Che cos’è oggi la nostra cartamoneta? E’ solamente carta. Ma ecco lo stratagemma: Re Enrico ordinò che i tally stick dovessero essere utilizzati per pagare le tasse del regno. Queste esigenze interne li fecero circolare immediatamente, vennero accettati come forma di denaro e funzionarono in modo egregio. In effetti, nessun’altra forma di denaro ha funzionato così bene e così a lungo come i tally stick. Tenete ben presente che l’Impero Britannico fu costruito sotto il sistema dei tally stick.

Il sistema dei tally stick ebbe successo malgrado i cambiavalute lo attaccassero costantemente, proponendo in alternativa il sistema a monete metalliche. In altre parole, le monete metalliche non uscirono mai dalla circolazione ma i tally stick resistevano perché erano validi per il pagamento delle imposte.

Alla fine, nel corso del ‘500, Re Enrico VIII allentò le leggi riguardanti l’usura e i cambiavalute non persero tempo a riaffermarsi rendendo disponibili grandi quantità di oro e argento per diversi decenni. Ma quando la Regina Maria salì al trono e inasprì di nuovo le leggi sull’usura, i cambiavalute rinnovarono l’accumulo di monete d’oro e d’argento causando un crollo dell’economia. Quando fu incoronata Elisabetta I, sorella della Regina Maria, ella fu determinata a riconquistare il controllo del denaro inglese. La sua soluzione fu quella di far coniare le monete d’oro e d’argento dalla Tesoreria pubblica e strappare ai cambiavalute il controllo dell’offerta monetaria. Anche se il controllo della moneta non fu l’unica causa della Rivoluzione inglese del 1642 perché le differenze religiose stavano alimentando il conflitto, la politica monetaria giocò un ruolo primario. Finanziato dai cambiavalute, Oliver Cromwell alla fine detronizzò Re Carlo, sciolse il Parlamento e mise il sovrano a morte. Ai cambiavalute fu immediatamente consentito di consolidare il loro potere finanziario e il risultato fu che per i 50 anni seguenti i cambiavalute fecero precipitare la Gran Bretagna in una serie di guerre dispendiose. Poi presero il controllo di 2 chilometri quadrati di beni immobiliari nel centro di Londra, la City. Questa zona oggi è conosciuta come uno dei tre centri finanziari predominanti del mondo. I conflitti con i Re Stuart portarono i cambiavalute in Inghilterra ad unirsi a quelli nei Paesi Bassi per finanziare l’invasione di Guglielmo d’Orange, il quale spodestò gli Stuart nel 1688 e conquistò il trono inglese.

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6. La Banca d’Inghilterra

Alla fine del ‘600 l’Inghilterra si trovava in un disastro finanziario. Cinquant’anni di guerre quasi ininterrotte con Francia e Olanda l’avevano sfinita. Funzionari governativi sconvolti si incontrarono con i cambiavalute ad implorare i prestiti necessari per portare avanti i propri disegni politici. Il prezzo fu elevato: una banca di proprietà privata ratificata dal governo, che poteva emettere moneta dal nulla. Si trattava della prima banca centrale di proprietà privata del mondo moderno, la Banca d’Inghilterra. Anche se fu chiamata formalmente “Banca d’Inghilterra” per far credere alla popolazione che era parte del governo, essa non lo era affatto. Come una qualsiasi altra società privata, la Banca d’Inghilterra vendeva delle azioni per avviare le proprie attività. Si pensava che gli investitori, i cui nomi non vennero mai rivelati, fornissero un capitale iniziale di 1.250.000 sterline in monete d’oro per acquistare le azioni della banca ma furono incassate solamente 750.000 sterline. Ciononostante, nel 1694 la banca fu puntualmente creata per statuto e iniziò le proprie attività prestando somme di denaro di parecchie volte superiori alla quantità che apparentemente aveva nelle proprie riserve. Il tutto con gli interessi.

In cambio, la nuova banca avrebbe prestato ai politici britannici tutto il denaro che volevano, fintanto che essi potevano garantire il debito con la tassazione diretta sulla popolazione. Dunque, la legalizzazione della Banca d’Inghilterra non è stata altro che una falsificazione legittima di una valuta nazionale per un profitto privato. Purtroppo, oggi quasi ogni nazione ha una banca centrale di proprietà privata che utilizza, come modello, la Banca d’Inghilterra. Il potere di queste banche centrali è tale che presto avranno il controllo totale dell’economia di una nazione. Tra breve non ci sarà nient’altro che una plutocrazia, il dominio dei ricchi. Sarebbe come mettere il controllo dell’esercito nelle mani della mafia, il pericolo di una tirannia sarebbe estremo.

Sì, abbiamo bisogno delle banche centrali. No, non devono essere in mani private.

La truffa della banca centrale è davvero una tassa occulta: la nazione vende obbligazioni alla banca centrale per pagare cose per le quali non ha la volontà politica di riscuotere una tassa. Ma le obbligazioni sono acquistate con il denaro che la banca centrale crea dal nulla! Più denaro è in circolazione e meno valore ha il vostro denaro. Il governo ottiene tutti i soldi di cui ha bisogno e le persone lo pagano nell’inflazione. La cosa bella di questo piano è che quasi nessuno riesce ad immaginarselo perché è di solito nascosto dietro ad un gergo economico incomprensibile, complesso e altisonante.

Con la nascita della Banca d’Inghilterra, la nazione fu rapidamente inondata di denaro. I prezzi raddoppiarono in tutto il paese e vennero erogati prestiti enormi anche per i progetti più azzardati. Un’iniziativa imprenditoriale proponeva il prosciugamento del Mar Rosso per recuperare l’oro che si pensava fosse andato perduto quando l’esercito egizio affogò nel dare la caccia a Mosè e agli israeliti. Nel 1698 il debito governativo aumentò da 1.250.000 sterline a 16 milioni di sterline e, naturalmente, furono aumentate più volte le tasse per ripagare il tutto. Con l’offerta monetaria saldamente nelle mani dei cambiavalute, l’economia britannica iniziò un’altalena vertiginosa fatta di boom e depressioni, esattamente il genere di eventi che una banca centrale sostiene di essere decisa a scongiurare.

“Ci sono due cose che, credo, siano intrinseche non solo della Banca d’Inghilterra ma delle banche centrali in generale. La prima è un coinvolgimento nella formulazione della politica monetaria con l’obiettivo specifico di raggiungere la stabilità monetaria” – Eddie George (governatore della Banca d’Inghilterra)

In ogni caso, da quando la Banca d’Inghilterra ha preso il controllo, la sterlina inglese è stata raramente stabile. Diamo ora uno sguardo al ruolo della famiglia Rothschild, la famiglia che si dice sia la più ricca del mondo.

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7. L’ascesa dei Rothschild

Questa è Francoforte, in Germania. Nel 1743, cinquant’anni dopo che la Banca d’Inghilterra aveva aperto i battenti, un orafo di nome Amschel Moses Bauer apriva un negozio di monete - un ufficio di contabilità - e sulla porta d’entrata collocò un’insegna raffigurante un’aquila romana su uno scudo rosso. Il negozio divenne noto come “la ditta dello Scudo Rosso” o, in tedesco, Rothschild. Quando il figlio, Amschel Mayer Bauer, ereditò l’attività decise di cambiarsi il cognome in Rothschild. Amschel imparò ben presto che prestare denaro ai governi e ai monarchi era assai più redditizio che farlo nei confronti dei comuni cittadini. Non solo i prestiti erano di maggiore entità ma erano garantiti dalla tasse delle varie nazioni. Mayer Rothschild aveva cinque figli maschi e li istruì tutti nelle tecniche di creazione del denaro e quindi li mandò nelle principali capitali europee per aprire filiali dell’attività bancaria di famiglia. Il primogenito, Amschel Mayer, rimase a Francoforte ad occuparsi della banca della città natale. Il secondo, Salomon, fu inviato a Vienna. Il terzo figlio, Nathan, era chiaramente il più in gamba e, nel 1798, all’età di 21 anni, fu inviato a Londra, un secolo dopo la fondazione della Banca d’Inghilterra. Il quarto figlio, Carl, si recò a Napoli mentre il quinto, Jakob, andò a Parigi.

Nel 1785, Mayer Amschel si trasferì con la famiglia in questa casa più grande, un edificio di cinque piani condiviso con la famiglia Schiff. Questo edificio era conosciuto con il nome di casa dello “Scudo Verde”. I Rothschild e gli Schiff avrebbero giocato un ruolo fondamentale nel corso della storia finanziaria dell’Europa e di quella degli Stati Uniti.

I Rothschild si misero in affari con le famiglie reali europee qui a Wilhelmshöhe, il palazzo dell’uomo più ricco di Germania e, di fatto, anche il monarca più ricco d’Europa, il principe Guglielmo d’Assia-Kassel. All’inizio i Rothschild aiutavano solamente Guglielmo nelle speculazioni relative alle monete preziose, ma quando Napoleone costrinse all’esilio il principe Guglielmo, questi inviò a Londra a Nathan Rothschild 550.000 sterline, una somma enorme a quei tempi, con le istruzioni per comprare dei titoli consolidati, obbligazioni del governo britannico chiamate anche azioni governative. Ma Rothschild utilizzò il denaro per i propri scopi. Con Napoleone in giro, le possibilità di investimenti durante il periodo bellico erano pressoché illimitate.

Guglielmo ritornò qui a Wilhelmshöhe per qualche tempo prima della battaglia di Waterloo del 1815. Egli convocò i Rothschild e pretese la restituzione del proprio denaro. I Rothschild glielo restituirono con l’interesse che i titoli consolidati britannici gli avrebbero fruttato se l’investimento fosse stato veramente fatto. Ma i Rothschield tennero per sé tutti i profitti precedenti conseguiti con il denaro di Guglielmo.

In seguito, Nathan Rothschild riuscì a vantarsi di aver aumentato, durante i diciassette anni trascorsi in Inghilterra, di 2500 volte la somma iniziale di 20.000 sterline che gli aveva affidato il padre. Grazie alla collaborazione all’interno della famiglia, i Rothschild ben presto divennero incredibilmente ricchi e, alla metà dell’800, dominavano tutto il sistema bancario europeo ed erano indubbiamente la famiglia più facoltosa del mondo. I Rothschild finanziarono Cecil Rhodes consentendogli di instaurare un monopolio sulle miniere d’oro e di diamanti del Sudafrica. In America finanziarono, tra gli altri, gli Harriman nelle ferrovie, Vanderbilt nelle ferrovie e nella stampa e Carnegie nell’industria dell’acciaio. Effettivamente durante la Prima Guerra Mondiale si pensava che J.P. Morgan fosse l’uomo più ricco d’America ma dopo la sua morte si scoprì che egli, in realtà, era solo un luogotenente dei Rothschild. Quando fu reso pubblico il testamento di Morgan, si scoprì che egli possedeva solamente il 19% delle proprie aziende. Nel 1850 si stimò che il capitale di James Rothschild, l’erede del ramo francese della famiglia, ammontasse a 600 milioni di franchi, 150 milioni in più di tutti gli altri banchieri francesi messi assieme. Egli fece costruire questa splendida villa chiamata Ferrières, ad est di Parigi. Guglielmo I, nel vederla, esclamò “un re non potrebbe permetterselo, potrebbe solo appartenere ad un Rothschild”. Un altro commentatore francese del XIX secolo si espresse così: “C’è un solo unico potere in Europa ed è quello dei Rothschild”. Non vi è alcun indizio che il ruolo predominante sulla finanza europea o mondiale dei Rothschild sia mutato.

Ora vediamo gli esiti prodotti dalla Banca d’Inghilterra sull’economia britannica e come questi, in seguito, abbiano rappresentato la causa scatenante della Rivoluzione americana.

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8. La Rivoluzione americana

Verso la metà del ‘700, l’Impero Britannico si stava avvicinando all’apice del suo potere nel mondo. A partire dalla creazione della propria banca centrale di proprietà privata, la Gran Bretagna aveva combattuto quattro guerre, il cui costo era stato elevato. Per finanziare tali guerre, il parlamento inglese aveva contratto pesanti debiti con la Banca. E nella metà del ‘700 il debito del governo britannico ammontava a 140 milioni di sterline, una cifra astronomica per quell’epoca. Di conseguenza, il governo, allo scopo di ripagare gli interessi verso la Banca, intraprese un programma di aumento del prelievo fiscale proveniente dalle colonie americane. Ma in America le cose stavano andando in maniera completamente diversa perché il flagello di una banca centrale di proprietà privata non era ancora arrivato.
Questa è l’Independence Hall a Filadelfia, la sala dove furono ratificate la Dichiarazione d’Indipendenza e la Costituzione. Alla metà del ‘700 l’America pre-rivoluzionaria era ancora relativamente povera. Vi era una grave penuria di monete metalliche preziose da utilizzare per l’acquisto di beni, così i primi coloni venivano costretti in misura sempre maggiore a sperimentare la stampa della propria valuta cartacea locale. Alcuni di questi esperimenti ebbero successo e Franklin ne fu un grande sostenitore.
Nel 1757, Franklin fu inviato a Londra e finì con il rimanervi per i successivi 18 anni, fin quasi all’inizio della Rivoluzione americana. Nell’arco di questo periodo, le colonie iniziarono a stampare la propria valuta, chiamato “certificato provvisorio coloniale”. Il tentativo ebbe successo perché rappresentava un mezzo di scambio affidabile e, allo stesso tempo aiutava a suscitare un sentimento di unità tra le colonie. Ricordate che il certificato provvisorio coloniale era cartamoneta, denaro esente da debito, stampato nell’interesse pubblico e non sostenuto da riserve d’oro o d’argento. In altri termini, si trattava di una moneta a costo forzoso. Un giorno, alcuni funzionari della Banca d’Inghilterra chiesero a Franklin come potesse spiegare la ritrovata prosperità della colonie, ed egli rispose senza indugi:

“E’ semplice. Nelle colonie stampiamo la nostra moneta, chiamata certificato provvisorio coloniale. La emettiamo in quantità appropriate rispetto alla domanda del commercio e dell’industria per far sì che i prodotti passino facilmente dal produttore al consumatore. In questo modo, creando noi stessi la nostra cartamoneta, ne controlliamo il potere d’acquisto e non dobbiamo pagare interessi a nessuno.” – Benjamin Franklin

Questo, per Franklin, era semplicemente buonsenso, ma potete immaginare l’effetto che ebbe sulla Banca d’Inghilterra. L’America aveva appreso il segreto del denaro e il genio doveva tornarsene nella bottiglia il più presto possibile.
Il risultato fu che, nel 1764, il parlamento approvò in fretta e furia il Currency Act, con il quale veniva proibito ai funzionari delle colonie di emettere la propria moneta e veniva loro imposto il pagamento di tutte le tasse a venire in monete d’oro e d’argento. In altre parole, si obbligavano le colonie ad adeguarsi ad un sistema in oro o in argento. Per coloro che ancora credono che il gold standard, detto anche sistema aureo, sia la soluzione agli attuali problemi monetari degli Stati Uniti, consideriamo che cosa è accaduto in America dopo questi eventi. Franklin scrisse nella sua autobiografia:

“Nel giro di un anno, la situazione si era rovesciata al punto che l’epoca della prosperità era terminata lasciando il posto alla depressione, in misura tale che le strade delle colonie traboccavano di disoccupati.” – Benjamin Franklin

Franklin sostiene che ciò costituì anche la causa principale della Rivoluzione Americana. Sempre dalla sua autobiografia:

“Le Colonie avrebbero sopportato di buon grado la ridotta tassa sul tè ed altre materie prime, se l’Inghilterra non avesse tolto alle Colonie stesse la loro moneta, creando così disoccupazione e malcontento. L’impossibilità per i coloni di poter stampare la propria moneta affrancandosi in modo permanente da Giorgio III e dai banchieri internazionali fu il motivo della Guerra di Rivoluzione.” – Benjamin Franklin

Quando, il 19 aprile 1775, furono sparati i primi colpi a Lexington, Massachusetts, le colonie erano state prosciugate dell’oro e dell’argento dalla tassazione britannica. Come risultato, per finanziare la guerra il governo continentale non ebbe altra scelta se non quella di stampare la propria moneta. All’inizio della Rivoluzione l’offerta monetaria degli Stati Uniti si attestava intorno ai 12 milioni di dollari; alla fine della guerra raggiunse quasi i 500 milioni e la valuta non aveva più praticamente alcun valore. Un paio di scarpe costava 5.000 dollari. Il certificato provvisorio coloniale aveva funzionato in quanto veniva emessa una quantità di valuta appena sufficiente a facilitare il commercio. Come lamentava George Washington: “un vagone carico di denaro riuscirà a fatica ad acquistare un vagone carico di approvvigionamenti.”
Oggi coloro che sostengono una valuta basata sulle riserve d’oro, indicano questo periodo della Rivoluzione per dimostrare gli svantaggi di una moneta a corso forzoso. Ricordate, comunque, che quella stessa valuta aveva funzionato così bene vent’anni prima in tempo di pace che la Banca d’Inghilterra l’aveva fatta rendere illegale dal Parlamento.

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9. La Banca del Nord America

Verso la fine della Rivoluzione, il Congresso continentale, riunitosi qui presso l’Independence Hall di Filadelfia, si trovò ad avere un bisogno disperato di fondi. Nel 1781 essi permisero a Robert Morris, loro sovrintendente finanziario, di aprire una banca centrale di proprietà privata. Tra parentesi, Morris era un uomo benestante che si era ulteriormente arricchito durante la Rivoluzione commerciando in materiale bellico.
Denominata “Banca del Nord America”, la nuova banca ricalcava da vicino il modello della Banca d’Inghilterra. Ad essa fu consentita la pratica della riserva frazionaria, cioè poteva prestare denaro che non possedeva e applicare su di esso degli interessi. Se io e voi facessimo una cosa del genere saremmo accusati di frode - un reato. Lo statuto della banca richiedeva la costituzione di un capitale iniziale di 400.000 dollari versati da investitori privati. Quando però Morris non fu in grado di trovare il denaro, egli utilizzò spudoratamente la propria influenza politica per ottenere che venisse depositato dell’oro nella sua banca, oro che era stato prestato all’America dalla Francia. Quindi, egli prestò questo denaro a sé stesso e ai suoi amici per reinvestirlo nelle azioni della banca e, come per la Banca d’Inghilterra, alla Banca del Nord America fu dato il monopolio sulla valuta nazionale. Presto i pericoli divennero evidenti: il valore della valuta americana continuò precipitare e quattro anni più tardi, nel 1785, il documento di concessione della banca non fu rinnovato.
Il leader dell’operazione per affossare la Banca, William Findley, della Pennsylvania, spiegò così il problema:
“Questa istituzione, non avendo altro principio che la cupidigia, non muterà mai i propri obiettivi... assorbire tutta la ricchezza, il potere e l’influenza dello stato.” – William Findley
Gli uomini dietro alla Banca del Nord America – Alexander Hamilton, Robert Morris e il Presidente della Banca, Thomas Willing –  non si diedero per vinti. Solamente sei anni dopo, Hamilton, all’epoca Segretario al Tesoro, e il suo mentore, Morris, tramite il nuovo Congresso fondarono una nuova banca centrale di proprietà privata, la Prima Banca degli Stati Uniti. Thomas Willing, ancora una volta, ne rivestì il ruolo di Presidente. I giocatori erano gli stessi, solo il nome della banca era cambiato.

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10. L’Assemblea Costituente

Nel 1787 i leader coloniali si riunirono a Filadelfia per cambiare gli inadeguati articoli della Confederazione. Come abbiamo visto in precedenza, sia Thomas Jefferson che James Madison erano fermamente contrari ad una banca centrale di proprietà privata. Avevano visto i problemi causati dalla Banca d’Inghilterra e non volevano niente del genere. Come Jefferson sostenne in seguito:

“Se il popolo americano permetterà mai che banche private controllino l’emissione della sua valuta, le banche e le società che prolificano intorno ad esse, prima tramite l’inflazione e poi tramite la deflazione, priveranno il popolo di tutte le sue proprietà fino al momento in cui i figli si ritroveranno senza tetto nel continente conquistato dai padri.” – Thomas Jefferson
Nel corso del dibattito sul futuro sistema monetario, un altro dei padri fondatori, Gouverneur Morris, criticò aspramente le motivazioni dei proprietari della Banca del Nord America.
Gouverneur Morris, presiedeva la commissione che stese la bozza finale della Costituzione. Morris conosceva bene le ragioni dei banchieri. Insieme al suo vecchio capo, Robert Morris, Gouverneur Morris e Alexander Hamilton erano coloro che avevano presentato il progetto originale della Banca del Nord America al Congresso continentale tenutosi durante l’ultimo anno della Rivoluzione.
Gouverneur Morris, in una lettera scritta a James Madison in data 2 luglio 1787, rivelava ciò che stava accadendo in realtà:

“I ricchi lotteranno per affermare il proprio dominio e ridurre il resto in schiavitù. Lo hanno sempre fatto e sempre lo faranno... Essi avranno qui gli stessi effetti che altrove se noi, tramite il potere del governo, non li circoscriveremo ai loro ambiti specifici.” - Gouverneur Morris

Nonostante la defezione di Gouverneur Morris dai ranghi della banca, Hamilton, Robert Morris, Thomas Willing e i loro sostenitori europei non avrebbero abbandonato i loro propositi. Essi convinsero il grosso dei delegati dell’Assemblea Costituente di non accordare al Congresso il potere di emettere cartamoneta. La maggior parte dei delegati era ancora scossa dalla selvaggia inflazione della cartamoneta verificatasi nel corso della Rivoluzione ed essi avevano dimenticato come aveva egregiamente funzionato il certificato provvisorio coloniale prima della guerra. La Banca d’Inghilterra invece non aveva dimenticato, i cambiavalute non potevano permettere che l’America stampasse di nuovo la propria moneta.
La Costituzione a questo proposito non si pronuncia. La grave defezione lasciò la porta spalancata ai cambiavalute, proprio come essi avevano progettato.

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11. La Prima Banca degli Stati Uniti

Nel 1790, meno di tre anni dopo che la Costituzione era stata ratificata, i cambiavalute colpirono ancora. Il Segretario al Tesoro appena nominato, Alexander Hamilton, propose al Congresso un disegno di legge che prevedeva la fondazione di una nuova banca centrale di proprietà privata. Stranamente, era lo stesso anno in cui Amschel Rothschild, dalla sua banca più importante di Francoforte, dichiarava:

“Lasciate che io emetta e controlli il denaro di una nazione e non mi preoccuperò di chi ne fa le leggi.”
 “Alexander Hamilton era uno strumento dei banchieri internazionali. Egli voleva creare la Banca degli Stati Uniti, e così fece.” – Charles Collins (candidato alla presidenza)

E’ interessante notare come uno dei primi impieghi di Hamilton dopo aver conseguito la laurea in Legge nel 1782 fu quello di consigliere di Robert Morris, direttore della Banca del Nord America. In effetti, l’anno prima, Hamilton aveva scritto una lettera a Morris, nella quale diceva: “Un debito nazionale, se non è eccessivo, sarà una benedizione nazionale.”
Una benedizione per chi?
Nel 1791, dopo un anno di intenso dibattito, il Congresso approvò il disegno di legge e le conferì uno statuto ventennale. La nuova banca si sarebbe chiamata Prima Banca degli Stati Uniti. Qui siamo di fronte alla sede della Prima Banca degli Stati Uniti a Filadelfia. Alla banca fu dato il monopolio dell’emissione della moneta americana anche se l’80% delle sue azioni sarebbe stato di proprietà di azionisti privati. Il rimanente 20% sarebbe stato acquistato dal governo degli Stati Uniti ma la ragione non era quella di dare al governo una fetta della torta: si trattava di fornire il capitale iniziale dell’ 80% agli altri proprietari. Così come per la vecchia Banca del Nord America e la Banca d’Inghilterra prima di allora, gli azionisti non pagarono mai l’ammontare complessivo delle loro azioni. Il governo americano corrispose i suoi 2 milioni di dollari iniziali in contanti e quindi la banca, grazie al vecchio trucco della riserva frazionaria, iniziò a concedere prestiti ai propri investitori statutari in modo da che essi potessero disporre dei rimanenti 8 milioni di dollari di capitale necessari per questo investimento senza rischi.
Come per la Banca d’Inghilterra, il nome della banca – la “Banca degli Stati Uniti” - fu scelto deliberatamente per nascondere il fatto che fosse una banca controllata da privati e, sempre come nel caso della Banca d’Inghilterra, i nomi degli investitori non furono mai rivelati. Molti anni più tardi corse voce che vi fossero i Rothschild a celarsi dietro la vecchia Banca degli Stati Uniti.
La Banca fu presentata al Congresso come un mezzo per dare stabilità al sistema bancario ed eliminare l’inflazione. Dunque, che cosa accadde? Nei primi cinque anni di attività, il governo americano prese a prestito 8,2 milioni di dollari dalla Banca degli Stati Uniti. In quello stesso periodo di cinque anni, i prezzi lievitarono del 72%. Jefferson, nuovo Segretario di Stato, assisteva a tale evento con tristezza e frustrazione, incapace di fermarlo:
“Vorrei fosse possibile ottenere un singolo emendamento alla nostra Costituzione  che impedisse al Governo Federale di prendere denaro in prestito.” – Thomas Jefferson
Oggi milioni di americani provano la stessa sensazione, mentre osservano frustrati il governo federale che trascina l’economia americana nell’oblio. Sebbene si chiamasse la Prima Banca degli Stati Uniti, non si trattava del primo tentativo di fondare una banca centrale di proprietà privata in questo paese. Come per la Banca del Nord America, il governo fornì il capitale per avviare questa banca privata e quindi i banchieri si prestarono l’un l’altro il denaro per acquistare le azioni rimanenti della banca stessa.
Era una truffa – pura e semplice – e non l’avrebbero fatta franca per molto. Ma prima dobbiamo ritornare in Europa per vedere come un’unica persona fu in grado di manipolare l’intera economia britannica ricevendo le prime notizie della sconfitta finale di Napoleone.

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12. L’ascesa al potere di Napoleone

Nel 1800, qui a Parigi, la Banca di Francia era organizzata secondo schemi simili a quelli della Banca d’Inghilterra. Napoleone, però, decise che il paese doveva liberarsi dei propri debiti e non si fidò mai della Banca di Francia. Egli dichiarò che quando un governo dipende dai banchieri per ottenere del denaro, sono i banchieri – e non i rappresentanti del governo – a detenere il controllo:

“La mano che dà sta sopra quella che prende. Il denaro non ha patria; i finanzieri non hanno né decenza né amor di patria, il loro unico scopo è il guadagno.” – Napoleone Bonaparte

Di ritorno in America, un aiuto inatteso stava per giungere. Nel 1800, Thomas Jefferson sconfisse di stretta misura John Adams nella corsa alla terza presidenza degli Stati Uniti. Nel 1803, Jefferson e Napoleone siglarono un accordo secondo il quale gli Stati Uniti avrebbero pagato 3 milioni di dollari in oro a Napoleone in cambio di un vasto territorio ad ovest del fiume Mississippi: l’acquisto della Louisiana. Con quei tre milioni di dollari, Napoleone mise rapidamente in piedi un esercito e iniziò a scorrazzare in Europa, conquistando tutto ciò che trovava sul suo cammino. La Banca d’Inghilterra reagì prontamente per ostacolarlo e fu finanziata ogni nazione sul suo tragitto, raccogliendo gli enormi profitti di guerra. La Prussia, l’Austria ed infine la Russia si indebitarono pesantemente nel vano tentativo di fermare Napoleone.
Quattro anni più tardi, mentre il grosso delle truppe francesi si trovava in Russia, il trentenne Nathan Rothschild, direttore della sede londinese della famiglia, si incaricò personalmente di un ardito piano per contrabbandare una spedizione di oro proprio attraverso la Francia allo scopo di finanziare un attacco dalla Spagna del britannico Duca di Wellington.
In seguito, nel corso di una cena con invitati a Londra, Nathan si vantò del fatto che quello era il migliore affare che avesse mai concluso. Non sapeva ancora che nel prossimo futuro avrebbe fatto di meglio. Gli attacchi di Wellington da sud, insieme ad altre sconfitte, costrinsero alla fine Napoleone ad abdicare e Luigi XVIII fu incoronato Re di Francia. Napoleone fu quindi esiliato all’isola d’Elba, presumibilmente per sempre.

Mentre Napoleone si trovava in esilio, temporaneamente sconfitto dagli inglesi con l’aiuto finanziario dei Rothschild, anche l’America stava cercando di liberarsi della propria banca centrale.

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13. La morte della Prima Banca

Nel 1811 fu presentato al Congresso un disegno di legge per rinnovare lo statuto della Banca degli Stati Uniti. Il dibattito divenne incandescente ed entrambi i corpi legislativi della Pennsylvania e della Virginia approvarono delle mozioni nelle quali si chiedeva al Congresso di porre fine alla vita della banca. Gli organi di stampa dell’epoca attaccarono apertamente la banca, definendola “una grande truffa”, un “avvoltoio”, una “vipera” e un “cobra”. Ah, se avessimo di nuovo una stampa indipendente in America!

Un membro del Congresso di nome P.B. Porter attaccò la banca dalle sale del Congresso dicendo che, se lo statuto della banca fosse stato rinnovato, il Congresso “avrebbe allevato nel seno di questa Costituzione una serpe che un giorno o l’altro colpirà al cuore le libertà di questo paese!”

Le prospettive per la banca non erano delle più rosee. Alcuni scrittori hanno affermato che Nathan Rothschild aveva minacciato che, se lo statuto della banca non fosse stato rinnovato, gli Stati Uniti si sarebbero trovati coinvolti in una delle guerre più disastrose mai combattute.

Ma tutto questo non fu sufficiente. Una volta che il fumo si era disperso, il disegno di legge fu battuto per un solo voto alla Camera e si arrestò al Senato.

Ormai il quarto presidente americano, James Madison, si trovava alla Casa Bianca il quale, se ricordate, era un fervido oppositore della banca. Il suo vice presidente, George Clinton, sbloccò le cose al Senato e gettò la Prima Banca nel dimenticatoio.

Nel giro di cinque mesi, l’Inghilterra attaccò gli Stati Uniti ed iniziò la Guerra del 1812 la quale, essendo gli inglesi ancora impegnati nel fronteggiare Napoleone, si concluse nel 1814 senza vincitori né vinti. Sebbene i cambiavalute fossero temporaneamente fuori dai giochi, non stavano comunque con le mani in mano. Sarebbe bastati loro soltanto altri due anni per ripresentare la loro banca, più grande e più forte che mai.

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14. Waterloo

Ma ora ritorniamo a Napoleone. Perché nessun altro avvenimento nella storia dimostra in modo appropriato la furbizia della famiglia Rothschild nell’acquisizione del controllo del mercato azionario inglese dopo Waterloo.

Nel 1815, un anno dopo la fine della Guerra del 1812, Napoleone fuggì dal proprio esilio e ritornò a Parigi. Furono inviate delle truppe francesi per catturarlo, ma il suo carisma era tale che i soldati si strinsero intorno al loro vecchio condottiero e lo acclamarono di nuovo loro Imperatore.

Nel marzo 1815, Napoleone mise in piedi un esercito che il Duca di Wellington sconfisse meno di 90 giorni più tardi a Waterloo. Alcuni cronisti sostengono che Napoleone prese a prestito 5 milioni di sterline dalla Banca d’Inghilterra per riarmare le truppe, ma sembra che questi fondi provenissero dall’istituto di credito Ouvard di Parigi. Ciononostante, da allora in avanti, non era più inusuale che le banche centrali in mani private finanziassero in guerra entrambi gli schieramenti. Perché mai una banca centrale dovrebbe finanziare i due schieramenti opposti? Perché la guerra è il più grande generatore di debiti in assoluto. Una nazione prenderà a prestito qualsiasi somma pur di vincere. Al perdente finale verrà concesso solo quel tanto necessario per mantenere una vaga speranza di vittoria, mentre al vincitore finale viene dato quanto basta per vincere. Inoltre, i prestiti di questo tipo vengono concessi con la garanzia che il vincitore onorerà i debiti dello sconfitto.

Questo è il luogo della battaglia di Waterloo, a circa 300 chilometri a nord-est di Parigi, nell’attuale Belgio. Qui Napoleone subì la sua ultima sconfitta, non prima che migliaia di francesi e inglesi perdessero le proprie vite in un’umida mattina estiva del giugno 1815.

Proprio laggiù, il 18 giugno 1815, 74.000 soldati francesi si scontrarono con 67.000 soldati provenienti dall’Inghilterra e da altre nazioni europee. L’esito era sicuramente incerto e, in effetti, se Napoleone avesse attaccato qualche ora prima, avrebbe probabilmente vinto. Ma, indipendentemente da chi fossero i vincitori e i vinti, Nathan Rothschild di ritorno a Londra utilizzò l’opportunità di acquisire il controllo del mercato azionario e obbligazionario inglese e, possibilmente, anche della Banca d’Inghilterra.

Rothschild aveva posizionato un agente di fiducia, tale Rothworth, sul lato nord del campo di battaglia, vicino al Canale della Manica. Una volta che l’esito della battaglia fu deciso, Rothworth si diresse verso la Manica e diede la notizia a Nathan Rothschild ventiquattr’ore prima del corriere personale di Wellington. Rothschild si precipitò alla Borsa e si occupò il suo solito posto di fronte ad un’antica colonna. Tutti gli occhi erano su di lui. I Rothschild disponevano di una leggendaria rete di comunicazione.

Se Wellington fosse stato sconfitto e Napoleone fosse stato ancora in giro per il Continente, la situazione finanziaria britannica avrebbe preso una pessima piega.

Rothschild aveva l’aria affranta, se ne stava là immobile, gli occhi rivolti a terra. Poi, improvvisamente, iniziò a vendere. Gli altri nervosi investitori videro che Rothschild stava vendendo, il che poteva significare solo una cosa: Napoleone doveva aver vinto e Wellington doveva essere stato sconfitto. La Borsa crollò. Ben presto, tutti si trovavano a vendere i propri titoli consolidati – le obbligazioni governative – e i prezzi calarono bruscamente. Poi Rothschild, tramite i propri agenti, iniziò segretamente a comprare i titoli consolidati per una frazione del loro valore.

Pensate che si tratti di un mito, di una leggenda? Un centinaio di anni dopo, il New York Times riportò la notizia secondo cui il nipote di Nathan Rothschild aveva tentato di procurarsi la sentenza di un tribunale per eliminare un libro che conteneva questa vicenda della Borsa. La famiglia Rothschild dichiarò che questa storia era falsa e diffamatoria ma il tribunale respinse la richiesta dei Rothschild e ingiunse alla famiglia di accollarsi tutte le spese processuali.

Quello che risulta ancora più interessante di tutta questa vicenda, è che alcuni autori sostengono che il giorno dopo la battaglia di Waterloo, nel giro di poche ore, Nathan Rothschild acquisì il dominio non solo del mercato obbligazionario ma anche della Banca d’Inghilterra. Che la famiglia Rothschild abbia acquisito o meno il completo controllo della Banca d’Inghilterra (la prima, e più ricca, banca centrale di proprietà privata in una grande nazione europea) in questo modo, una cosa è certa: alla metà dell’800 i Rothschild erano la famiglia più ricca del mondo, nessuno escluso. Essi dominavano i nuovi mercati delle obbligazioni governative ed avevano esteso i propri interessi in altri gruppi bancari e industriali.

Infatti, la seconda metà del XIX secolo fu nota con il nome di “Era dei Rothschild”. Nonostante le enormi ricchezze, la famiglia in genere ha coltivato un alone di invisibilità e sebbene essa abbia il controllo di decine di società industriali, commerciali, minerarie e turistiche, solo una manciata di esse porta il nome Rothschild. Alla fine del XIX secolo, un esperto stimò che la famiglia Rothschild controllasse metà della ricchezza mondiale.

Qualunque sia l’entità della loro vasta ricchezza, è ragionevole presumere che, da allora, la loro percentuale di ricchezza mondiale sia aumentata. Ma dall’inizio del secolo scorso, i Rothschild hanno alimentato l’idea che il loro potere sia in un qualche modo diminuito, anche se le loro ricchezze sono aumentate.

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15. La Seconda Banca degli Stati Uniti

Nel frattempo, nel 1816 a Washington, soltanto un anno dopo Waterloo e la presunta acquisizione della Banca d'Inghilterra da parte di Rothschild, il Congresso americano approvò un disegno di legge che permetteva ancora una volta la creazione di una banca centrale di proprietà privata.

Questa banca fu chiamata Seconda Banca degli Stati Uniti. Lo statuto della nuova banca era una copia di quello delle banche precedenti. Il governo degli Stati Uniti avrebbe detenuto il 20% delle quote della banca e, ovviamente, la quota federale fu versata in anticipo nelle casse della banca stessa. Quindi, grazie alla magia del prestito basato sulla riserva frazionaria, la quota già versata fu utilizzata per erogare prestiti a favore di investitori privati, i quali poterono acquisire il rimanente 80%.

Proprio come era avvenuto in precedenza, i principali azionisti rimasero segreti, ma è noto che il blocco maggiore di quote, circa un terzo del totale, finì in mani straniere. Come disse un osservatore: "Non è certamente esagerato dire che la Seconda Banca degli Stati Uniti aveva radici ben profonde sia negli Stati Uniti che in Inghilterra." Nel 1816 alcuni autori affermarono che i Rothschild avessero preso il controllo della Banca d'Inghilterra e che questi sostenessero anche la nuova banca centrale privata in America.

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16. Andrew Jackson

Dopo dodici anni di manipolazioni dell'economia statunitense da parte della Seconda Banca degli Stati Uniti, il popolo americano ne aveva avuto abbastanza. Gli oppositori della banca nominarono un distinto senatore del Tennessee, Andrew Jackson, l'eroe della battaglia di New Orleans, per concorrere alla presidenza. Questa è la sua dimora, l'Hermitage. All'inizio nessuno dava a Jackson alcuna possibilità. Da tempo la banca aveva imparato a controllare il processo politico con il denaro. Ma con grande sorpresa e sgomento dei cambiavalute, Jackson riuscì a vincere nel 1828 e non perse tempo, determinato com'era, ad affossare la banca alla prima occasione.

Ma la concessione statutaria ventennale della banca non sarebbe scaduta prima del 1836, l'ultimo anno del suo eventuale secondo mandato, ammesso che fosse riuscito a sopravvivere fino ad allora. Nel corso del suo primo mandato, Jackson si accontentò di cacciare dagli uffici del governo i numerosi tirapiedi della banca, licenziando 2.000 degli 11.000 dipendenti del governo federale. Nel 1832, con l'avvicinarsi della sua rielezione, la banca sferrò un colpo sperando che Jackson non volesse agitare la polemica. Essa chiese infatti al Congresso di approvare il rinnovo dello statuto con quattro anni di anticipo. Ovviamente il Congresso fu d'accordo e inviò l'atto al presidente per firmarlo. Ma Jackson si espresse senza mezzi termini e mise il veto, il Vecchio Soldato non fu mai un codardo. Il messaggio con il quale egli si opponeva alla legge è uno dei più grandi documenti degli Stati Uniti e sottolinea chiaramente la responsabilità del governo americano verso i suoi cittadini, ricchi e poveri.

"I nostri cittadini non sono i soli che godranno della generosità del nostro governo. Più di otto milioni di azioni di questa banca sono possedute da stranieri. Non vi è forse una minaccia per la nostra libertà e la nostra indipendenza in una banca che, per sua natura, ha così poco da spartire con il nostro paese?"

"Controllare la nostra valuta, ricevere il nostro denaro pubblico, e tenere migliaia di nostri cittadini sotto la loro dipendenza, sarebbe più temibile e pericoloso di una potenza militare nemica."

"Se il governo si limitasse ad un'equa protezione, così come il cielo dispensa la pioggia, e riversasse i suoi favori in egual misura all'umile e all'aristocratico, al povero e al ricco, sarebbe una vera e propria benedizione. Nella legge che mi sta davanti sembra esserci un'ampia e ingiustificata deviazione da questi semplici princìpi." - Andrew Jackson

Nel corso di quello stesso anno, nel luglio 1832 il Congresso non fu in grado di superare il veto posto da Jackson ed era anche giunto il momento per il presidente di prepararsi per la rielezione. Jackson portò la sua causa direttamente al popolo e, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, egli condusse la campagna presidenziale per le strade. Prima di allora, i candidati se ne stavano a casa e "posavano da presidenti". Lo slogan della sua campagna fu “Jackson e Nessuna Banca”. Il partito Repubblicano nazionale gli contrappose il senatore Henry Clay. Nonostante i banchieri profusero oltre 3 milioni di dollari nella campagna di Clay, Jackson fu rieletto a furor di popolo nel novembre del 1832. A dispetto della vittoria, Jackson sapeva che la battaglia era appena all'inizio. "L'Idra della corruzione è solamente stordita, non morta", disse il neoeletto presidente. Jackson ordinò al suo nuovo Segretario al Tesoro, Louis McLane, di cominciare a ritirare i depositi governativi dalla Seconda Banca e disporli in altre banche sicure. Ma McLane si rifiutò. Jackson lo licenziò e nominò William J.Duane come nuovo Segretario al Tesoro. Ma anche Duane rifiutò di eseguire la richiesta del Presidente, Jackson licenziò anche lui e incaricò Roger B. Taney. Taney ritirò finalmente i fondi dalla banca a partire dal 1° ottobre 1833. Jackson era entusiasta: "Ho una catena e sono pronto a strappar via ogni dente, fino alle radici".

Ma la banca non aveva ancora rinunciato a combattere. Il suo presidente, Nicholas Biddle, utilizzò la propria influenza per ottenere che il Senato rigettasse la nomina di Taney poi, in una rara esternazione di arroganza, Biddle minacciò di provocare una depressione nel caso in cui alla banca non fosse stato rinnovato lo statuto.

"Questo rispettabile presidente pensa che siccome ha scotennato indiani e imprigionato giudici, possa avere la meglio sulla Banca. Si sbaglia." - Nicholas Biddle

Quindi, in un incredibile momento di onestà per un banchiere centrale, Biddle ammise che la Banca avrebbe provocato una carenza del denaro in circolazione per costringere il Congresso a reintrodurre la banca.

"Nulla, eccetto una sofferenza diffusa, potrebbe produrre un qualunque effetto sul Congresso... La nostra sola salvezza è quella di perseguire un corso prolungato di decisa contrazione - e non ho alcun dubbio che tale corso porterà alla fine alla reintroduzione della valuta e al rinnovo dello statuto della banca." - Nicholas Biddle

Una rivelazione straordinaria, la pura verità rivelata con una chiarezza sconcertante. Biddle intendeva usare il potere della banca di contrarre il denaro per causare una pesante depressione, finché l'America non si fosse arresa. Purtroppo ciò è avvenuto ripetutamente nel corso della storia degli Stati Uniti e sta per accadere di nuovo oggi. Nicholas Biddle tenne fede alle sue minacce: la banca contrasse bruscamente la fornitura di denaro, richiedendo il pagamento di tutti i prestiti e rifiutando di erogarne di nuovi. Ne scaturì il panico finanziario, seguito da una profonda depressione. Ovviamente, Biddle diede la colpa del crollo a Jackson affermando che questo era stato causato dal ritiro dei fondi federali dalla banca. Purtroppo il suo piano funzionò: i salari e i prezzi diminuirono, la disoccupazione dilagò insieme alla bancarotta delle imprese e la nazione andò rapidamente nel caos. I direttori dei giornali si scagliarono contro Jackson. La banca minacciò di trattenere i pagamenti che quindi avrebbero potuto essere fatti direttamente ai politici per mantenerli al loro soldo. Nel giro di qualche mese il Congresso si riunì in quella che fu chiamata la “Sessione del Panico”.

Sei mesi dopo avere ritirato i fondi dalla Banca, Jackson venne ufficialmente censurato da una risoluzione passata al Senato per 26 voti contro 20. Era la prima volta in assoluto che un presidente veniva censurato dal Congresso. Jackson inveì contro la banca: "Siete un covo di vipere. Intendo stanarvi e, lo voglia il Cielo, vi stanerò!". Il destino dell'America era in bilico. Se il Congresso avesse messo assieme abbastanza voti da superare il veto di Jackson, la banca avrebbe potuto avere garantiti altri 20 e più anni di monopolio sul denaro americano.  Un periodo sufficiente per consolidare il suo già grande potere. Ma avvenne un miracolo. Il governatore della Pennsylvania si fece avanti a sostegno del presidente Jackson e criticò duramente la banca. Inoltre, Biddle era stato sorpreso a vantarsi in pubblico del piano della banca per far crollare l'economia. Improvvisamente la sorte cambiò e, nell'aprile del 1834 la Camera dei Rappresentanti votò 134 contro 82 a sfavore del rinnovo alla banca. Questo risultato fu seguito da una votazione ancor più schiacciante per creare una commissione speciale che indagasse sulle responsabilità della banca nel tracollo.

Quando la commissione si presentò alla sede della Banca a Filadelfia, armata di mandato per esaminare i libri contabili, Biddle si rifiutò di consegnarli e non consentì nemmeno l'ispezione della corrispondenza con i membri del Congresso, riguardante i loro debiti personali e le richieste che aveva avanzato loro. Inoltre Biddle si rifiutò di testimoniare davanti alla commissione a Washington.

L'8 gennaio 1835, Jackson pagò l'ultima rata del debito nazionale, che si era reso necessario dall'aver permesso alle banche di emettere valuta in forma di prestito per il governo, invece di emettere tale valuta direttamente in forma di banconote del Tesoro, che non generano debito. Egli fu l'unico presidente che riuscì ad estinguere il debito. Alcune settimane dopo, il 30 gennaio 1835, un assassino di nome di Richard Lawrence tentò di sparare al presidente Jackson ma, grazie al Cielo, entrambe le pistole mancarono il bersaglio. Lawrence fu giudicato non colpevole per infermità mentale e, dopo il suo rilascio, egli si vantò con alcuni amici che dei potenti individui in Europa gli avevano assegnato quel compito e gli avevano promesso di proteggerlo nel caso fosse stato catturato. L'anno dopo, quando la concessione statutaria fu scaduta, la Seconda Banca degli Stati Uniti cessò di essere la banca centrale della nazione. Biddle fu quindi arrestato e accusato di frode. Alla fine del processo fu assolto ma morì subito dopo, ancora alle prese con cause civili.

Dopo il suo secondo mandato presidenziale, Jackson si ritirò qui all'Hermitage alla periferia di Nashville per trascorrere il resto della sua vita. Egli è ancora ricordato per la sua determinazione nell'affossare la banca e, in effetti, l'affossò così bene che occorsero 77 anni ai cambiavalute per rimediare al danno. Quando gli fu chiesto quale fosse stata l'impresa più importante che avesse mai realizzato, Jackson rispose: "Ho ucciso la Banca!"

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17. Abe Lincoln

Purtroppo anche Jackson non riuscì a cogliere l'intero quadro e le sue profonde radici. Sebbene egli avesse affossato la banca centrale, l'arma più insidiosa dei cambiavalute, il sistema bancario a riserva frazionaria rimaneva in vigore nelle numerose banche statali. Ciò alimentava l'instabilità economica negli anni antecedenti la Guerra Civile. Tuttavia i banchieri centrali erano tagliati fuori e il risultato fu che l'America prosperava mentre si espandeva verso ovest. In questo periodo, i principali cambiavalute lottarono per riconquistare il loro potere centralizzato, ma senza successo. Quindi, alla fine, essi rispolverarono la vecchia formula dei banchieri centrali: una guerra per creare debito e dipendenza. Se non potevano ottenere la loro banca centrale, l'America doveva essere messa in ginocchio gettandola in una Guerra Civile proprio come essi avevano già fatto nel 1812 dopo che lo statuto della Prima Banca degli Stati Uniti non era stato rinnovato. Un mese dopo l'insediamento di Abraham Lincoln, i primi colpi della Guerra Civile americana risuonarono a Fort Sumter, Carolina del Sud, il 12 aprile del 1861. Sicuramente la schiavitù fu una delle cause della Guerra Civile, ma non la causa principale. Lincoln sapeva che l'economia del Sud dipendeva dalla schiavitù e quindi già prima della Guerra non aveva alcuna intenzione di abolirla. Lincoln così aveva detto nel suo discorso inaugurale soltanto un mese prima:

"Non ho alcuna intenzione di interferire, direttamente o indirettamente, con l'istituzione della schiavitù negli stati in cui essa vige. Credo che non abbia alcun diritto di legge per farlo e nemmeno vi sono incline."  - Abraham Lincoln

Persino dopo i primi colpi sparati a Fort Sumter, Lincoln continuò a ribadire che la Guerra Civile non riguardava la questione della schiavitù.

"Il mio supremo obiettivo è quello di salvare l'Unione, non quello di salvare o abolire la schiavitù. Se potessi salvare l'Unione senza dover liberare neppure uno schiavo, lo farei." - Abraham Lincoln

Quindi, per quali ragioni fu combattuta la Guerra Civile? C'erano molti fattori in gioco. Gli industriali del Nord avevano applicato dei dazi protezionistici per impedire agli stati del Sud di acquistare merci europee più a buon mercato. L'Europa aveva reagito interrompendo le importazioni di cotone dagli stati del Sud. Questi si trovavano in una doppia tenaglia finanziaria: erano obbligati a spendere di più per gran parte delle loro necessità di vita mentre i ricavi provenienti dalle loro esportazioni di cotone crollavano. Fu questo a rendere il Sud furibondo.

Tuttavia c'erano altri elementi in gioco. I cambiavalute erano ancora tormentati dal fatto che l’America si era sottratta al loro controllo 25 anni prima. Da allora la solida economia americana aveva reso la nazione ricca, davvero un cattivo esempio per il resto del mondo. I banchieri centrali ora vedevano un'opportunità per spaccare in due la nuova nazione benestante: dividere e conquistare con la guerra. Si trattava forse di una sorta di teoria complottista di quell’epoca? Bene, ascoltiamo quello che disse un privilegiato osservatore di quel tempo. Il suo nome è Otto Von Bismark, Cancelliere di Germania, l'uomo che avrebbe unito gli stati tedeschi di lì a qualche anno.

“La separazione degli Stati Uniti in confederazioni di pari forza era stata decisa di gran lunga prima della Guerra Civile da parte di alti poteri della finanza europea. Questi banchieri temevano che, qualora  gli Stati Uniti fossero rimasti insieme come un'unica nazione, avrebbero ottenuto una tale indipendenza economica e finanziaria da pregiudicare il loro dominio finanziario del mondo.” - Otto Von Bismark

Qualche mese dopo i primi spari di Fort Sumter, i banchieri centrali prestarono a Napoleone III di Francia, il nipote del Napoleone di Waterloo, 210 milioni di franchi per impadronirsi del Messico e per posizionare delle truppe lungo il confine meridionale degli Stati Uniti, approfittando della loro guerra per violare la dottrina di Monroe e far ritornare il Messico sotto la dominazione coloniale. Non importa quale fosse stato l'esito della Guerra Civile, un'America indebolita e pesantemente indebitata nei confronti dei cambiavalute avrebbe aperto ancora una volta l'America centrale e meridionale alla colonizzazione europea. Proprio quello che la dottrina di Monroe aveva proibito nel 1823.

Allo stesso tempo, la Gran Bretagna spostò 11.000 soldati in Canada e li posizionò minacciosamente lungo il confine settentrionale americano. Anche la flotta britannica si dispose in stato di pre-allerta, per essere pronta ad intervenire eventualmente in un conflitto. Lincoln sapeva di trovarsi in un grosso dilemma ed era tormentato dal destino dell'Unione. Tutto ciò andava ben oltre la differenza tra Nord e Sud. Ecco perchè la sua enfasi fu sempre sull'Unione e non banalmente sullo sconfiggere gli stati del Sud. Ma Lincoln aveva bisogno di denaro per vincere e, nel 1861, si recò a New York insieme al suo Segretario al Tesoro, Salmon P.Chase, per richiedere i prestiti necessari. I cambiavalute, ansiosi di vedere il fallimento dell'Unione, offrirono prestiti ad un interesse compreso tra il 24 e il 36%. Lincoln rispose ‘no, grazie’ e ritornò a Washington. Quindi mandò a chiamare un vecchio amico, il colonnello Dick Taylor di Chicago, e gli sottopose il problema di come finanziare la guerra. Durante una riunione Lincoln chiese a Taylor che cosa aveva escogitato. Taylor rispose:

"Ebbene, Lincoln, è semplice: chiedi al Congresso di approvare un disegno di legge che autorizzi la stampa di banconote del Tesoro a corso legale... e paga i tuoi soldati con quelle, procedi e vinci la tua guerra." - Colonnello Dick Taylor

Quando Lincoln chiese se il popolo degli Stati Uniti avrebbe accettato le banconote, Taylor rispose:

"Il popolo o chiunque altro non avrà alcuna scelta al riguardo se le si emetteranno come denaro a pieno corso legale. Esse avranno la piena approvazione del governo e saranno valide quanto qualunque altra moneta poiché la Costituzione attribuisce espressamente al Congresso questo diritto." - Colonnello Dick Taylor

Ciò fu esattamente quello che fece Lincoln. Nel 1862-63 egli fece stampare nuove banconote per un valore di 450 milioni di dollari. Per distinguerle dalle altre banconote in circolazione, le fece stampare con inchiostro verde sul retro, ecco perché furono chiamate “greenbacks”. Con questo nuovo denaro, Lincoln pagò le truppe e acquistò i loro viveri. Nel corso della guerra, quasi 450 milioni di dollari "greenbacks" vennero stampati senza interessi per il governo federale. Lincoln sapeva chi manovrava davvero dietro le quinte e cosa ci fosse in serbo per il popolo americano. Ecco come spiegò il suo pensiero:

"Il governo dovrebbe creare, emettere e far circolare tutta la valuta e il credito necessario per soddisfare il potere di vendita del governo e il potere d'acquisto dei consumatori."

"Il privilegio di creare ed emettere moneta non è solo la suprema prerogativa del governo, ma è anche la sua più grande opportunità creativa."

“Con l’adozione di questi princìpi, ai contribuenti verranno risparmiate enormi quantità di interessi. Il denaro cesserà di essere il padrone e diventerà il servitore dell’umanità.” – Abraham Lincoln

Un editoriale davvero incredibile sul Times di Londra spiegava la posizione dei banchieri centrali nei confronti dei greenbacks di Lincoln:

"Se questa malefica politica finanziaria, che ha le sue origini in Nord America, dovesse perdurare fino a consolidarsi, il governo fornirà il proprio denaro senza alcun costo. Ripagherà i debiti  e rimarrà senza debito. Avrà tutto il denaro necessario per mandare avanti il suo commercio. Diventerà prospero come mai nella storia del mondo. Le menti e la ricchezza di ogni nazione andranno verso il Nord America. Quel paese deve essere distrutto o distruggerà ogni monarchia sul pianeta." – Times di Londra

Il piano funzionò, e funzionò così bene che l'anno dopo, il 1863, con le truppe federali e confederate che si concentravano sul campo per la battaglia decisiva nella Guerra Civile, e con il Tesoro bisognoso di un’ulteriore autorizzazione del Congresso ad emettere altri greenbacks, Lincoln permise ai banchieri di far approvare il National Bank Act. Queste nuove banche nazionali avrebbero operato in regime di immunità fiscale e detenuto il monopolio sulla creazione del nuovo tipo di denaro, le banconote. Sebbene i greenbacks continuassero a circolare, il loro numero non fu incrementato. Ma, ancor più importante, da questo momento in poi l’intera offerta monetaria degli Stati Uniti sarebbe stata creata dai banchieri con l’acquisto delle obbligazioni governative e la loro emissione come riserva per le banconote. Come spiegò lo storico John Kenneth Galbraith:

"Per molti anni dopo la guerra, il governo federale ebbe un notevole saldo attivo, tuttavia non poté ripagare il suo debito e ritirare i suoi titoli perché se l’avesse fatto non ci sarebbe stata alcuna obbligazione a sostegno delle banconote nazionali. Ripagare il debito equivaleva a distruggere l’offerta monetaria." - John Kenneth Galbraith

Nel corso del 1863, Lincoln ebbe un aiuto inaspettato da parte dello Zar Alessandro II di Russia. Lo Zar, così come Bismark in Germania, sapeva quello a cui miravano i cambiavalute e aveva tenacemente negato loro la creazione di una banca centrale in Russia. Se l'America fosse sopravvissuta e fosse rimasta fuori dalle loro grinfie, la posizione dello Zar sarebbe rimasta al sicuro. Se invece i banchieri avessero avuto la meglio separando l'America e restituendo le sue parti a Gran Bretagna e Francia, entrambe sotto il controllo delle rispettive banche centrali, essi avrebbero potuto minacciare nuovamente la Russia. Quindi lo Zar diede disposizioni che nel caso in cui l'Inghilterra o la Francia fossero intervenute attivamente in aiuto del Sud, la Russia avrebbe considerato tale atto come una dichiarazione di guerra. Quindi fece altrettanto inviando parte della flotta presente nel Pacifico verso il porto di San Francisco.

Lincoln fu rieletto l'anno dopo, il 1864, e se fosse vissuto avrebbe sicuramente affossato il monopolio sul denaro della banca nazionale, strappatogli durante la guerra. Il 21 novembre 1864, egli scrisse ad un amico:

"Il potere del denaro vive alle spalle della nazione in tempo di pace e cospira contro di essa in tempo di avversità. E' più dispotico della monarchia, più insolente dell'autocrazia, più egoista della burocrazia.” – Abraham Lincoln

Poco prima che Lincoln fosse assassinato, il suo ex Segretario al Tesoro, Salmon P. Chase, si pentì del ruolo svolto nel garantire l’approvazione del National Banking Act avvenuta soltanto un anno prima.

"L'aver incoraggiato l’approvazione del National Banking Act è stato il più grande errore finanziario della mia vita. Esso ha creato un monopolio che incide su ogni interesse nel paese." - Salmon P. Chase

Il 14 aprile 1865, 41 giorni dopo l’inizio del suo secondo mandato e solamente 5 giorni dopo la resa di Lee contro Grant ad Appomattox, Lincoln cadde sotto i colpi d'arma da fuoco di John Wilkes Booth al Teatro Ford. Il Cancelliere tedesco Bismark compianse la scomparsa di Abraham Lincoln:

"La morte di Lincoln fu un disastro per la Cristianità, non c'era uomo negli Stati Uniti che si potesse avvicinare a lui... temo che i banchieri stranieri con la loro astuzia e i loro subdoli trucchetti corrompano del tutto gli esuberanti ricchi d'America, e usino ciò per corrompere sistematicamente la civiltà moderna. Essi non esiteranno a far piombare l'intera Cristianità in guerre e caos affinché il mondo diventi loro schiavo." – Otto von Bismark

Bismark aveva ben compreso il piano dei cambiavalute. Le prove che i banchieri internazionali erano stati i responsabili dell'assassinio di Lincoln emersero in Canada settant’anni più tardi, nel 1934. Gerald G. McGeer, un avvocato canadese famoso e molto stimato, rivelò la sconvolgente verità nel corso di un'audizione di cinque ore davanti alla Camera dei Comuni canadese, nella quale egli screditò il sistema monetario nazionale basato sul debito. Ricordate, era il 1934, l'apice della Grande Depressione che stava devastando anche il Canada. McGeer aveva ottenuto la prova, cancellata dagli atti ufficiali del processo contro John Wilkes Booth e fornitagli da agenti dei servizi segreti, dopo la morte di quest'ultimo. McGeer disse che questa dimostrava come Booth fosse un mercenario, al soldo dei banchieri internazionali. Secondo un articolo pubblicato il 2 maggio 1934 sul Vancouver Sun:

"Abraham Lincoln, il liberatore degli schiavi immolatosi, fu assassinato a causa delle macchinazioni di un gruppo di banchieri internazionali che temevano le ambizioni di credito nazionale del presidente degli Stati Uniti. Un solo gruppo al mondo, a quel tempo, aveva motivo di desiderare la morte di Lincoln. Essi erano gli uomini che si opponevano al suo programma per una valuta nazionale e che lo combatterono per tutta la durata della Guerra Civile, a causa della sua politica dei greenbacks."

E’ interessante notare come McGeer affermò che Lincoln venne assassinato non solo perché i banchieri internazionali volevano ripristinare una banca centrale, ma anche perché essi volevano svalutare la moneta americana sull'oro. Oro che essi controllavano. In altre parole, volevano collocare l'America in un sistema aureo, il gold standard.

Lincoln aveva fatto esattamente il contrario perché aveva emesso banconote degli Stati Uniti, i greenbacks, basate unicamente sulla buonafede del credito degli Stati Uniti.

L'articolo riportava le testuali parole di McGeer:

"Essi erano gli uomini interessati all’instaurazione del gold standard e del diritto da parte dei banchieri di gestire la valuta e il credito di ogni nazione del mondo. Senza l'intralcio di Lincoln essi poterono procedere con quel piano e lo fecero negli Stati Uniti. Entro otto anni dalla morte di Lincoln, l'argento venne messo fuori corso e fu costituito il sistema monetario del gold standard.”

Dall'epoca di Lincoln gli Stati Uniti non hanno emesso altre banconote nazionali. Queste banconote con il sigillo rosso, emesse nel 1963, non erano una nuova emissione da parte del presidente Kennedy ma semplicemente i vecchi greenbacks, riemessi anno dopo anno.

In un altro atto di follia e di ignoranza, il Reigle Act del 1994 autorizzò la sostituzione dei greenbacks di Lincoln con banconote basate sul debito. Vale a dire che i greenbacks rimasero in circolazione negli Stati Uniti fino al 1994.

Perché l'argento era così dannoso per i banchieri mentre l'oro era perfetto? Semplice: perché l'argento era abbondante negli Stati Uniti ed era molto difficile da controllare a differenza dell'oro che era ed è sempre stato scarso. La storia insegna che è sempre stato relativamente facile monopolizzare l'oro, mentre l'argento è sempre stato 15 volte più abbondante.

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18. Il ritorno del gold standard

Con Lincoln fuori gioco, l'obiettivo seguente dei cambiavalute era quello di acquisire il controllo completo della moneta americana. Questo non era un compito facile. Con l'apertura delle nuove frontiere ad ovest, era stato scoperto argento in grosse quantità e i greenbacks di Lincoln erano piuttosto diffusi. Nonostante i decisi attacchi ai greenbacks da parte dei banchieri centrali europei, questi continuarono a circolare in tutto il paese, di fatto fino a pochi anni fa. Secondo lo storico W. Cleon Skousen:
"Proprio dopo la Guerra Civile, ci fu un un'importante discussione sul riprendere il breve esperimento di Lincoln con il sistema monetario costituzionale. Se non fosse intervenuto il cartello monetario europeo, esso sarebbe divenuto senza dubbio un'istituzione consolidata.” - W. Cleon Skousen
E' chiaro che l’idea che l'America stampasse il proprio denaro esente da debito provocasse ondate di agitazione su tutta l'élite bancaria europea. Essa osservava con terrore mentre gli Americani invocavano una maggior quantità di greenbacks. Avevano ucciso Lincoln, forse, ma cresceva il sostegno per le sue idee monetarie. Il 12 aprile 1866, a circa un anno dall'assassinio di Lincoln, il Congresso si mise al lavoro agli ordini dei banchieri centrali europei. Fu approvato il Contraction Act, che autorizzava il Segretario al Tesoro ad iniziare a ritirare dalla circolazione un certo numero di greenbacks e quindi a contrarre l’offerta di moneta.
Gli autori Theodore R. Thoren e Richard F. Warner spiegarono i risultati della contrazione di denaro nel loro libro intitolato "The Truth in Money book".
"I tempi duri che seguirono la Guerra Civile si sarebbero potuti evitare se la politica legislativa sui greenbacks fosse proseguita come Lincoln aveva inteso. Invece, ci fu una serie di ondate di panico monetario, quelle che chiamiamo recessioni, che misero pressione al Congresso per emanare dei provvedimenti in favore di un sistema bancario sotto un controllo centralizzato. Il Federal Reserve Act sarebbe stato approvato il 23 dicembre 1913."
In altre parole, i cambiavalute volevano due cose: la reintroduzione di una banca centrale sotto il loro esclusivo controllo e una valuta americana garantita dall'oro. E anche la loro strategia si apriva su due fronti, prima di tutto causare una serie di ondate di panico per tentare di convincere gli americani che solo il controllo centralizzato dell’offerta monetaria poteva garantire una stabilità economica, e quindi ritirare dal sistema così tanto denaro che la maggioranza degli americani si sarebbe trovata in una condizione di tale povertà che non si sarebbe curata affatto dei banchieri oppure sarebbe stata troppo debole per opporvisi. Nel 1866 vi erano 1,8 miliardi di dollari in circolazione negli Stati Uniti, circa 50 dollari e 46 centesimi pro capite. Solamente nel 1867 fu tolto dalla circolazione mezzo miliardo di dollari; dieci anni dopo, nel 1876, l’offerta monetaria era stata ridotta a soli seicento milioni di dollari, vale a dire che i due terzi del denaro degli Stati Uniti erano stati ritirati dai banchieri. Rimanevano in circolazione solamente 14 dollari e 60 centesimi pro capite. Dieci anni più tardi, l'offerta monetaria era stata ridotta a 400 milioni di dollari anche se c'era stata una forte crescita della popolazione. Questo significava che solo 6 dollari e 67 centesimi pro capite rimanevano in circolazione, una perdita del potere d'acquisto del 760% in 20 anni.
Oggi gli economisti cercano di spacciare il concetto che le recessioni e le depressioni siano una parte naturale di un qualcosa che essi chiamano il “ciclo economico”. La verità è che oggi la nostra offerta monetaria è manipolata com'è avvenuto prima e dopo la Guerra Civile. Com'è potuto accadere tutto questo? Come ha fatto il denaro a diventare così scarso? Semplice: i prestiti delle banche furono ritirati e non ne furono concessi di nuovi. Inoltre le monete d'argento vennero tutte fuse. Nel 1872, un uomo di nome Ernest Seyd ricevette 100.000 sterline (equivalenti a circa 500.000 dollari) dalla Banca d'Inghilterra e fu mandato in America per corrompere il numero di membri del Congresso necessari per ottenere la messa al bando dell'argento. A Seyd venne anche detto che avrebbe potuto usufruire di ulteriori 100.000 sterline o di qualunque altra somma, qualora le mazzette non fossero state sufficienti.
L'anno dopo il Congresso approvò il Coinage Act del 1873 e la coniazione dei dollari d'argento fu improvvisamente bloccata. Il deputato Samuel Hooper, che presentava il progetto di legge alla Camera, riconobbe che in realtà questa legge era stata ideata dal signor Seyd. Ma il peggio non fu questo. Nel 1874 lo stesso Seyd ammise chi c'era dietro le quinte.
"Mi recai in America nell'inverno del 1872-1873, autorizzato ad assicurare, se possibile, l'approvazione di una legge che mettesse al bando l'argento. Era nell'interesse di coloro che io rappresentavo - i governatori della Banca d'Inghilterra - fare in modo che venisse approvata. Nel 1873, le monete d'oro furono l'unica forma di moneta metallica." – Ernest Seyd
Ma le vicende riguardanti il controllo del denaro degli Stati Uniti non si erano ancora concluse. Solo tre anni più tardi, nel 1876, con un terzo della forza lavoro disoccupata, la popolazione stava crescendo senza tregua. La gente invocava un ritorno al sistema monetario dei greenbacks del presidente Lincoln oppure ad una moneta d'argento, qualunque cosa avesse fatto tornare il denaro più abbondante. In quell'anno, il Congresso creò la Commissione degli Stati Uniti sull'argento per studiare il problema e, alla fine, il resoconto accusava i banchieri nazionali per la contrazione di denaro. Il rapporto è interessante perchè paragona l’intenzionale contrazione di denaro da parte dei banchieri nazionali dopo la Guerra Civile alla caduta dell'Impero Romano.
"Il disastro dell'epoca delle invasioni barbariche fu causato dalla diminuzione del denaro e dalla caduta dei prezzi... Senza denaro, la civiltà non avrebbe potuto avere origine e, con un'offerta in diminuzione, essa è destinata ad indebolirsi e se non assistita, infine a perire."
"Nell'era Cristiana la quantità di monete metalliche dell'Impero Romano ammontava ad un miliardo e 800 milioni di dollari. Verso la fine del quindicesimo secolo essa si era ridotta a meno di 200 milioni di dollari... La storia non ricorda nessun’altra transizione così disastrosa come quella dall'Impero romano all'era della barbarie..." - Commissione degli Stati Uniti sull'argento
Nonostante questo rapporto da parte della Commissione sull'argento, il Congresso non intraprese alcun provvedimento. L'anno seguente, il 1877, le sommosse esplosero da Pittsburgh a Chicago. Le torce di vandali affamati illuminarono il cielo. I banchieri si consultarono per decidere il da farsi e scelsero di tenere duro. Adesso che erano tornati in controllo in una certa misura non erano intenzionati ad arrendersi. Alla riunione dell'Associazione dei Banchieri Americani di quell'anno, essi sollecitarono i propri membri a fare qualunque cosa in loro potere per reprimere l'idea di un ritorno ai greenbacks. Il segretario dell'ABA, James Buel, scrisse di suo pugno una lettera ai membri nella quale, in modo sfacciato, veniva chiesto alla banche di sovvertire non solo il Congresso ma anche la stampa.
"E' opportuno che facciate tutto ciò è in vostro potere per sostenere i giornali quotidiani e i settimanali più importanti, specialmente la stampa religiosa e agricola, affinché si oppongano all'emissione dei greenbacks e che ritiriate il sostegno finanziario a tutti coloro che non hanno intenzione di opporsi all'emissione del denaro governativo."
".... L'abrogazione della legge per la creazione delle banconote, o il ripristino dell'emissione di denaro governativo significherà fornire denaro alla popolazione e quindi penalizzerà seriamente i nostri profitti individuali come banchieri e prestatori."
"Incontratevi con il vostro membro del Congresso e spingetelo ad appoggiare i nostri interessi in modo da poter controllare la legislatura." – James Buel, Associazione dei Banchieri Americani
Mentre la pressione politica al Congresso saliva chiedendo un cambiamento, la stampa tentò di tenere il popolo americano lontano dalla verità. Il New York Tribune scrisse il 10 gennaio 1878:
"Il capitale del paese si è alla fine organizzato, e vedremo se il Congresso oserà sfidare l'evidenza".
Ma non funzionò del tutto. Il 28 febbraio 1878, il congresso approvò la legge Sherman, che permetteva la coniazione di un certo numero di dollari d'argento interrompendo un vuoto di cinque anni. Tuttavia, questo non metteva fine alla moneta in valuta d'oro e nemmeno liberalizzò completamente l'argento. Prima del 1873, chiunque avesse portato dell’argento alla zecca degli Stati Uniti poteva vederselo coniato in dollari d'argento senza alcun costo. Ora non più. Ma almeno un po’ di denaro cominciò a rifluire nell'economia. Senza più alcuna minaccia al loro controllo, i banchieri ricominciarono ad erogare prestiti e la depressione che seguì la Guerra Civile finalmente terminò.
Tre anni più tardi, il popolo americano elesse il repubblicano James Garfield come presidente. Garfield sapeva in che modo l'economia venisse manipolata. Come membro del Congresso, egli era stato presidente della Commissione sulle Appropriazioni ed era un membro della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta. Dopo il suo insediamento, nel 1881 Garfield accusò pubblicamente i cambiavalute:
“Chiunque controlli la massa monetaria in qualsiasi paese è il padrone assoluto dell’intera industria e del commercio... e quando vi rendete conto che l'intero sistema è controllato molto semplicemente, in un modo o nell'altro, da pochi uomini al vertice, non ho bisogno di spiegarvi come nascono i periodi di inflazione e di depressione.” – James Garfield
Purtroppo, poche settimane dopo aver pronunciato queste parole, il 2 luglio 1881 il presidente Garfield fu assassinato.

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19. Argento libero

I cambiavalute stavano rapidamente riguadagnando forza e iniziarono un ciclo di periodiche “tosature delle pecore”, così le chiamavano, in cui venivano creati boom economici seguiti da depressioni in modo da poter acquisire abitazioni e fattorie per pochi spiccioli. Nel 1891, i cambiavalute si preparavano ad abbattere ancora l’economia americana e i loro metodi e le loro motivazioni furono spiegati con una chiarezza sconcertante in una nota di servizio inviata dall’Associazione dei Banchieri Americani (ABA), un’organizzazione in cui si ritrovano molti banchieri. Osservate come in questa nota venga richiesto ai banchieri di creare una depressione in una data prestabilita di lì a tre anni. Eccone una parte estrapolata dai verbali del Congresso:
“Il primo settembre 1894 non rinnoveremo più i nostri prestiti per alcun motivo. Il primo settembre esigeremo il denaro, pignoreremo e diventeremo creditori ipotecari. Potremo acquisire i due terzi delle fattorie ad ovest del Mississippi e anche di altre migliaia ad est del Mississippi, al nostro prezzo... Quindi gli agricoltori diventeranno degli affittuari come accade in Inghilterra...” – Associazione dei Banchieri Americani nel 1891, tratto dai verbali del Congresso del 29 aprile 1913
Queste depressioni potevano essere controllate perché gli Stati Uniti si trovavano nel gold standard. Data la sua scarsità, l’oro è uno dei beni più facilmente manipolabili. La popolazione voleva che l’argento fosse di nuovo legalizzato in modo da poter sfuggire alla morsa che avevano i cambiavalute sull’oro. La popolazione voleva la reintroduzione delle monete d’argento, ribaltando la legge di Ernest Seyd del 1873, allora definita come il “Crimine del 1873”.
Nel 1896, l’emissione di una maggiore quantità di monete d’argento era diventata il punto nodale della campagna presidenziale. William Jennings Bryan, un senatore del Nebraska, scese in campo nelle file del partito Democratico sulla questione dell’argento libero. Nel corso della convention nazionale dei Democratici tenutasi a Chicago, Bryan fece un discorso commovente che gli garantì l’appellativo di “Corona di spine e croce d’oro”. Sebbene egli avesse solamente 36 anni a quel tempo, il suo fu considerato uno dei discorsi più importanti mai fatti prima di una convention politica. Nella sua drammatica conclusione, Bryan disse:
“Risponderemo alla loro richiesta di un gold standard dicendo loro: ‘Non premerete questa corona di spine sulla fronte dei lavoratori, non crocifiggerete il genere umano su una croce d’oro’.” - William Jennings Bryan
I banchieri sostennero con grande generosità il candidato Repubblicano William McKinley, che era a favore del gold standard. Il duello fu una delle corse alla presidenza più contestate della storia americana. Bryan tenne oltre 600 discorsi in 27 stati mentre la campagna di McKinley si servì dei produttori e degli industriali per far sapere ai loro dipendenti che se Bryan fosse stato eletto tutte le fabbriche e gli impianti sarebbero stati chiusi e non ci sarebbe stato più lavoro. Il trucco funzionò e McKinley batté Bryan per una manciata di voti. Bryan si candidò di nuovo alla presidenza nel 1900 e nel 1908, ma ogni volta mancò il traguardo per un niente. Durante la convention Democratica del 1912, Bryan era una figura di spicco che aiutò Woodrow Wilson a guadagnare la candidatura. Quando Wilson divenne presidente, egli nominò Bryan come Segretario di Stato ma Bryan fu ben presto disilluso dalla nuova amministrazione.
Bryan rimase in carica solamente due anni prima di dare le dimissioni nel 1915 in seguito al sospetto affondamento del battello Lusitania, l’evento che fu utilizzato per trascinare l’America nella Prima Guerra Mondiale. Anche se William Jennings Bryan non riuscì mai ad essere eletto presidente, i suoi sforzi ritardarono di 17 anni il prossimo obiettivo dei cambiavalute: una nuova banca centrale americana di proprietà privata.

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20. J.P. Morgan e il crollo del 1907

Per i cambiavalute era giunto il momento di tornare ad occuparsi del problema di una nuova banca centrale privata per l’America. Nel corso dei primi del ‘900 furono uomini come J.P. Morgan a guidare la carica. Un’ultima ondata di panico sarebbe stata indispensabile per far convergere l’attenzione del paese sul presunto bisogno di una banca centrale. La spiegazione logica era che solo una banca centrale poteva impedire il fallimento delle banche.
Morgan era senza dubbio il più potente banchiere americano e si sospettava fosse anche un agente per conto dei Rothschild. Morgan aveva aiutato a finanziare l’impero petrolifero di John D. Rockefeller. Inoltre, aveva aiutato a finanziare i monopoli di Edward Harriman nella costruzione di ferrovie, di Andrew Carnegie nell’acciaio e altre innumerevoli industrie. Ma, soprattutto, il padre di J.P. Morgan, Junius Morgan, era stato un agente finanziario per conto degli inglesi. Dopo la morte del padre, J.P. Morgan poté contare sul socio inglese Edward Grenfell, che fu per lungo tempo Direttore della Banca d’Inghilterra. Di fatto, dopo la morte di Morgan si scoprì che il suo patrimonio ammontava a soli pochi milioni di dollari. Contrariamente a quanto molti pensassero, la maggior parte dei titoli in suo possesso non era in effetti di sua proprietà.
Nel 1902 il Presidente Theodore Roosevelt, secondo quanto si dice, contrastò Morgan e i suoi amici utilizzando il Sherman Antitrust Act per cercare di spezzare i loro monopoli industriali. In realtà Roosevelt fece molto poco per interferire nella crescente monopolizzazione dell’industria americana da parte dei banchieri e affini. Ad esempio, si immaginava che Roosevelt avesse spezzato il cartello petrolifero. Ma questo non fu affatto spezzato: venne semplicemente diviso in sette società per azioni, tutte ancora controllate dai Rockefeller. L’opinione pubblica si rendeva conto di tutto questo grazie ai vignettisti politici come Thomas Nast, che alludeva ai banchieri come il “Cartello della Moneta”.
Nel 1907, l’anno dopo la rielezione di Teddy Roosevelt, Morgan decise che era giunto di nuovo il momento di tentare la via della banca centrale. Combinando la loro potenza finanziaria, Morgan e i suoi amici furono in grado di far crollare segretamente il mercato azionario. Migliaia di piccole banche erano largamente sovraesposte, alcune avevano riserve pari a meno dell’1%, grazie al principio della riserva frazionaria.
Entro pochi giorni si poterono vedere corse agli sportelli in tutta la nazione. A questo punto Morgan apparve all'opinione pubblica e si offrì di sostenere la vacillante economia americana concedendo credito alle banche in fallimento con denaro che avrebbe creato dal nulla. Era una proposta scandalosa, di gran lunga peggiore del sistema a riserva frazionaria, ma il Congresso consentì a Morgan di creare dal nulla 200 milioni di dollari di questo denaro privato completamente senza riserva, con il quale egli fece acquisti, pagò per servizi e che mandò in parte alle proprie banche associate per prestarlo ad interesse. Il suo piano funzionò.
Presto la gente riacquistò fiducia nel denaro e smise di accumularlo. Ma, di conseguenza, il potere bancario si consolidò ulteriormente nelle mani di poche grandi banche. Nel 1908 il panico era solo un ricordo e Morgan fu acclamato come un eroe dal rettore dell’università di Princeton, un tale chiamato Woodrow Wilson.  
“Sarebbe stato possibile evitare tutto questo trambusto se avessimo istituito un comitato di sei o sette uomini dotati di senso civico come J.P. Morgan a gestire gli affari del nostro Paese.” - Woodrow Wilson.
In seguito, i libri di economia avrebbero spiegato che la creazione della Federal Reserve fu la chiara conseguenza dell’ondata di panico del 1907.
“Con la sua allarmante epidemia di fallimenti bancari, il paese era si era alla fine stancato dell’anarchia dell’instabile sistema bancario privato.”
Ma un membro del Congresso proveniente dal Minnesota, Charles A. Lindbergh Senior, il padre del famoso aviatore “Lucky” Lindy, spiegò più tardi che l’ondata di panico del 1907 fu davvero una macchinazione.
 
"Coloro che non erano favorevoli al Cartello Monetario potevano essere estromessi dal business, e la gente spaventata dai difficili cambiamenti contenuti nelle leggi sul sistema bancario e valutario formulate dal Cartello della Moneta.”- deputato Charles A. Lindbergh
Così, sin dall’approvazione del National Bank Act del 1863, i cambiavalute furono in grado di creare una serie di boom e fallimenti. Lo scopo fu non solo quello di spogliare il popolo americano delle loro proprietà, ma di poter dichiarare in seguito che il sistema bancario era sostanzialmente così instabile che aveva bisogno di venire consolidato ancora una volta in una banca centrale.

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21. L'isola di Jekyll

Dopo il crollo, Teddy Roosevelt, in risposta all'ondata di panico del 1907, ratificò un disegno di legge che creava un qualcosa chiamato Commissione Monetaria Nazionale. Scopo della commissione era quello di studiare il problema bancario e dare indicazioni al Congresso. Naturalmente la commissione era costituita dagli amici e dai compagni di Morgan.
Il presidente era un uomo chiamato Nelson Aldrich, senatore del Rhode Island. Aldrich rappresentava il Rhode Island e Newport, dimore delle più ricche famiglie americane di banchieri. Sua figlia sposò John D. Rockefeller Junior con il quale ebbe cinque figli: John, Nelson (che sarebbe diventato vice presidente nel 1974), Lawrence, Winthrop e David, capo del Consiglio per le Relazioni Estere ed ex presidente della Chase-Manhattan Bank.
Non appena la Commissione Monetaria Nazionale fu istituita, il senatore Aldrich partì immediatamente per un viaggio di due anni attraverso l'Europa, dove si consultò lungamente con i banchieri centrali privati di Inghilterra, Francia e Germania. Questo viaggio solitario costò ai contribuenti 300.000 dollari, una cifra astronomica per quei tempi.

Poco tempo dopo il suo ritorno, la sera del 22 novembre 1910, alcuni dei più facoltosi e potenti uomini d'America salirono sulla carrozza privata del senatore Aldrich e, in gran segreto, si diressero in questo luogo: l'isola di Jekyll, al largo delle coste della Georgia.
Con il gruppo giunse anche Paul Warburg. Warburg aveva ricevuto un compenso di 500.000 dollari all’anno dalla società di investimenti Kuhn Loeb & Co. perché facesse pressioni per l'approvazione di una banca centrale americana di proprietà privata. Il socio di Warburg in questa società era un tale di nome Jacob Schiff, il nipote dell'uomo che aveva condiviso assieme ai Rothschild la casa dello Scudo Verde a Francoforte. Schiff, come scopriremo più tardi, era in procinto di spendere 20 milioni di dollari per finanziare lo spodestamento dello Zar di Russia.
Queste tre famiglie di banchieri europei, i Rothschild, i Warburg e gli Schiff, nel corso degli anni si erano imparentate grazie a matrimoni, esattamente come le controparti bancarie americane: i Morgan, i Rockefeller e gli Aldrich.
Il riserbo era così stretto che a tutti i sette principali partecipanti fu raccomandato di utilizzare soltanto il nome proprio, per evitare che il personale di servizio potesse risalire alla loro identità.

Anni dopo, un partecipante, Frank Vanderlip, presidente della National City Bank di New York e rappresentante della famiglia Rockefeller, confermò il suo viaggio all'isola di Jekyll nell'edizione del 9 febbraio 1935 del Saturday Evening Post:

“Fui davvero segreto e furtivo come un cospiratore... sapevamo semplicemente che non dovevamo essere scoperti, altrimenti tutto il nostro tempo e sforzo sarebbero stati sprecati. Se fosse stato reso noto che il nostro insolito gruppo si era riunito e aveva tracciato un disegno di legge sul sistema bancario, quella proposta non avrebbe avuto alcuna possibilità di essere approvata dal Congresso.” - Frank Vanderlip

I partecipanti vennero qui per cercare di capire come risolvere il loro problema più grande, come ritornare a una banca centrale in mani private. Ma c’erano altri problemi ai quali bisognava porre attenzione. Innanzitutto, stava rapidamente diminuendo la quota di mercato delle grandi banche. Nei primi 10 anni del secolo, il numero delle banche negli Stati Uniti era più che raddoppiato, fino a superare quota 20.000. Nel 1913 soltanto il 29% era costituito da banche nazionali, le quali detenevano soltanto il 57% dei depositi.

Come ammise in seguito il senatore Aldrich in un articolo apparso su un periodico:

"Prima dell'approvazione di questa legge, i banchieri di New York avrebbero potuto dominare soltanto le riserve di New York. Ora siamo in grado di dominare le riserve dell'intero paese" - senatore Nelson Aldrich

Dunque, andava fatto qualcosa per acquisire il controllo di queste nuove banche. Come disse John D. Rockefeller “La competizione è peccato”.
In secondo luogo, l'economia nazionale era così forte che le società per azioni stavano iniziando a finanziare la propria espansione attraverso i profitti piuttosto che prendere a prestito enormi quantità di denaro dalle grandi banche. Nei primi 10 anni del nuovo secolo, il 70% dei finanziamenti aziendali proveniva dai profitti. In altre parole, l'industria americana stava diventando indipendente dai cambiavalute e questa tendenza andava fermata.
Tutti i partecipanti sapevano che questi problemi potevano essere risolti con una soluzione praticabile, ma forse il loro problema più grande era una questione di pubbliche relazioni: il nome della nuova banca. Quella discussione ebbe luogo esattamente in questa stanza, una delle tante sale conferenza di questo labirintico albergo, noto oggi come il Jekyll Island Club Hotel. Aldrich credeva che la parola 'banca' non dovesse neppure comparire nel nome.
Warburg voleva chiamare il decreto “disegno di legge della National Reserve” oppure “disegno di legge della Federal Reserve”. L'idea era quella di dare l'impressione che lo scopo della nuova banca centrale fosse di fermare le corse agli sportelli, ma anche di celare il suo carattere di monopolio.

Ad ogni modo, fu Aldrich, da politico egoista, che insistette che fosse chiamato "disegno di legge Aldrich". Dopo 9 giorni all'isola di Jekyll, il gruppo si disperse. La nuova banca centrale sarebbe stata molto simile alla vecchia Banca degli Stati Uniti. Avrebbe ricevuto il monopolio sulla valuta degli Stati Uniti e avrebbe creato tale denaro dal nulla.

Come crea la Fed questo denaro dal nulla? E' una procedura suddivisa in quattro fasi. Ma prima un cenno sulle obbligazioni. Le obbligazioni sono semplici promesse di pagamento, o pagherò del governo. La gente compra obbligazioni per avere un tasso di interesse sicuro. Alla scadenza, il governo ripaga l'obbligazione con l'interesse e questa obbligazione viene distrutta. Al momento, il valore di questi prestiti e obbligazioni assomma a circa 3600 miliardi di dollari.

Ecco ora il meccanismo di creazione del denaro da parte della Fed.

Fase 1: il Comitato Federale del Mercato Aperto approva l'acquisto di obbligazioni statunitensi sul mercato.

Fase 2: le obbligazioni sono acquistate dalla Fed da chiunque le metta in vendita sul mercato.

Fase 3: la Fed paga le obbligazioni con accrediti elettronici alla banca del venditore che, a sua volta, le accredita sul conto bancario del venditore. Il trucco, in questa fase, è che questi crediti sono basati sul nulla. La Fed semplicemente li crea.

Fase 4: le banche utilizzano questi depositi come riserva. Esse possono prestare a nuovi mutuatari, con interesse, fino a 10 volte l'ammontare delle proprie riserve.
In questo modo, un acquisto di, ad esempio, un milione di dollari di obbligazioni viene tramutato in oltre dieci milioni in conti bancari. La Fed, di fatto, crea il 10% dell'ammontare totale di questo nuovo denaro e le banche creano l'altro 90%. Per ridurre la quantità di denaro sul mercato, il processo è semplicemente invertito. La Fed vende obbligazioni al pubblico e il denaro defluisce dalla banca locale dell'acquirente. I prestiti devono essere ridotti di 10 volte rispetto all'ammontare totale della vendita. Così una vendita da parte della Fed di un milione di dollari in obbligazioni comporta 10 milioni di dollari di denaro in meno nell'economia. Come riusciva tutto questo ad agevolare i banchieri, i cui rappresentanti si accalcavano sull'isola di Jekyll?
Primo: vanificava del tutto gli sforzi per raggiungere un'equa soluzione per la riforma del sistema bancario.

Secondo: impediva il ritorno di un equo sistema di finanza governativa esente da debito, come i greenbacks di Lincoln. Il sistema di finanza governativo basato sulle obbligazioni imposto con la forza a Lincoln, dopo che egli creò i greenbacks, era ora scolpito nel marmo.

Terzo: delegava ai banchieri il diritto di creare il 90% della nostra offerta monetaria basata sulle sole riserve frazionarie che essi prestavano ad interesse.

Quarto: centralizzava il controllo assoluto della nostra offerta monetaria nelle mani di poche persone.

Quinto: insediava una banca centrale con un alto grado di indipendenza dall'effettivo controllo politico. Poco dopo la sua istituzione, la grande contrazione della massa monetaria da parte della Fed negli anni '30 avrebbe causato la Grande Depressione. Da allora questa indipendenza è stata rafforzata grazie a leggi supplementari.
Per indurre l'opinione pubblica a pensare che il governo avesse il controllo, il piano richiedeva che la Fed fosse guidata da un Consiglio dei Governatori scelti dal Presidente e approvato dal Senato. Ma tutto ciò che i banchieri dovevano fare era di assicurarsi che i loro uomini venissero scelti per il suddetto Consiglio dei Governatori. Questo non era difficile. I banchieri avevano il denaro e il denaro compra l'influenza politica.
Una volta che i partecipanti lasciarono l'isola, si avviò un'intensa attività di pubbliche relazioni. Le grandi banche di New York istituirono un “fondo per l'istruzione” di 5 milioni di dollari per sovvenzionare i professori di finanza che insegnavano presso le università più rispettabili affinché appoggiassero la nuova banca. Woodrow Wilson a Princeton fu uno dei primi a saltare sul carro. Ma il sotterfugio dei banchieri non funzionò. Il disegno di legge Aldrich fu presto identificato come il disegno di legge dei banchieri, una proposta che portava benefici solo al cosiddetto “Cartello della Moneta”. Come affermò il membro del Congresso Lindbergh durante il dibattito al Congresso:

"Il Piano di Aldrich è il Piano di Wall Street. Comporterà un'altra ondata di panico, se necessaria, per intimidire le persone. Aldrich, pagato dal governo per rappresentare la gente, propone un piano che in realtà porta beneficio ad un cartello." -  deputato Charles A. Lindbergh
Dato che non avevano i voti per vincere al Congresso, la direzione del partito Repubblicano non portò mai alla votazione il disegno di legge Aldrich. I banchieri, silenziosamente, decisero di provare con la seconda alternativa, i Democratici. Cominciarono a finanziare Woodrow Wilson come candidato Democratico. Come spiegò il rispettabile storico James Perloff:

“Il finanziere di Wall Street Bernard Baruch fu incaricato dell'educazione di Wilson.”
“Baruch portò Wilson alla sede del partito Democratico a New York nel 1912, 'guidandolo come un cagnolino al guinzaglio'. Wilson ricevette un 'corso indottrinante' dai leader là convenuti." - James Perloff

Così ora il palcoscenico era predisposto. I cambiavalute erano pronti a costituire di nuovo la loro banca centrale privata. Il danno che il Presidente Andrew Jackson aveva inferto 76 anni prima era stato soltanto parzialmente riparato con l'approvazione del National Bank Act nel corso della Guerra Civile. Da allora la battaglia infuriò nel corso dei decenni: i Jacksoniani divennero i Greenbackers che, a loro volta, divennero lo zoccolo duro dei sostenitori di William Jennings Bryan. Con Bryan a guidare la carica, questi oppositori dei cambiavalute, ignari della tutela di Baruch, ora si mettevano a sostegno del Democratico Woodrow Wilson. Loro e Bryan sarebbero stati presto traditi.

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22. Il Fed Act del 1913
Nel corso della campagna presidenziale, i Democratici furono ben attenti nel fingere di opporsi al disegno di legge Aldrich. Vent’anni dopo, così spiegò il fatto il deputato Louis McFadden, egli stesso un Democratico e presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta:

“Il disegno di legge Aldrich fu condannato nei suoi princìpi programmatici. Quando Woodrow Wilson fu nominato... gli uomini che dominavano il partito Democratico promisero alla gente che se fossero tornati al potere non ci sarebbe stata l’istituzione di una banca centrale finché avrebbero tenuto le redini del governo.”

“Tredici mesi dopo la promessa fu infranta e l’amministrazione Wilson, sotto la tutela di quelle losche figure di Wall Street che stavano dietro al colonnello House, stabilirono qui, nel nostro paese libero, la corrotta istituzione monarchica della ‘Banca del Re’, per controllarci dall’alto in basso, e incatenarci dalla culla fino alla tomba.” - deputato Louis McFadden

Una volta eletto Wilson, le figure di Morgan, Warburg, Baruch e compagnia bella avanzarono un nuovo piano che Warburg definì “Federal Reserve”. La direzione del partito Democratico acclamò il nuovo disegno, chiamato “proposta Glass-Owen”, come qualcosa di radicalmente diverso dal disegno di legge Aldrich. Ma, di fatto, il disegno di legge era praticamente identico in ogni dettaglio importante. La somiglianza fu smentita con tale energia dai Democratici che Paul Warburg, il padre di entrambi i disegni di legge, dovette intervenire per tranquillizzare i suoi stipendiati amici al Congresso che i due disegni di legge erano sostanzialmente identici.

“Lasciando da parte le differenze esterne dei ‘gusci’, riconosciamo che i ‘nuclei’ dei due sistemi si assomigliano tantissimo e sono collegati uno all’altro.” – Paul Warburg

Ma l’ammissione era ad uso e consumo esclusivamente privato. Il Cartello della Moneta tirò in ballo il senatore Aldrich e Frank Vanderlip, presidente della National City Bank di New York di proprietà dei Rockefeller e uno dei sette dell’isola di Jekyll, per opporsi pubblicamente al nuovo sistema della Federal Reserve.

Tuttavia, anni dopo, Vanderlip ammise sul Saturday Evening Post che i due provvedimenti erano di fatto identici:

“Benché il Piano di Aldrich sulla Federal Reserve fu sconfitto quando portava il suo nome, nondimeno i suoi punti essenziali erano tutti contenuti nel progetto che fu alla fine adottato.” – Frank Vanderlip

Quando il Congresso si stava avvicinando al voto, fu chiamato a testimoniare l’avvocato dell’Ohio Alfred Crozier. Crozier notò le somiglianze tra il disegno di legge Aldrich e il disegno di legge Glass-Owen.

“Il progetto... garantisce quello per cui Wall Street e le grandi banche hanno lottato per 25 anni. Il controllo della moneta in mani private anziché pubbliche.”

“Esso (il disegno di legge Glass-Owen) è efficace quanto il disegno di legge Aldrich. Entrambi i provvedimenti sottraggono al governo e alla popolazione il controllo effettivo del denaro pubblico, e conferisce alle banche il potere esclusivo e pericoloso di rendere scarso o abbondante il denaro tra la popolazione.” - Alfred Crozier, avvocato dell’Ohio

Nel corso del dibattito sul provvedimento, i senatori lamentarono che le grandi banche stavano utilizzando la loro forza finanziaria per influenzare il risultato.

“Ci sono banchieri in questo paese che sono nemici del benessere pubblico!” tuonò un senatore. Che eufemismo!

Nonostante le accuse di inganno e corruzione, il disegno di legge alla fine fu approvato dal Senato il 22 dicembre 1913, dopo che la maggior parte dei senatori aveva lasciato la città per le vacanze ed essere stati rassicurati che nulla sarebbe stato fatto sino a dopo la fine del periodo natalizio. Il giorno in cui il disegno di legge fu approvato, il membro del Congresso Lindbergh mise in guardia in modo profetico i propri connazionali dicendo:

“Questa legge istituisce il più gigantesco Cartello del mondo. Quando un Presidente firmerà questo disegno di legge, il governo invisibile del Potere del Denaro sarà legittimato. La gente potrà non scoprirlo subito, ma la resa dei conti è rimandata solo di qualche anno. Il peggior crimine legislativo di quest’epoca è stato perpetrato grazie a questo disegno di legge sul sistema bancario.” – deputato Charles Lindbergh

Oltre a ciò, solo poche settimane prima il Congresso aveva definitivamente approvato un disegno di legge che legalizzava l’imposta sul reddito. Perché era importante la legge l’imposta sul reddito? Perché i banchieri avevano alla fine messo in piedi un sistema che avrebbe portato un debito federale praticamente illimitato. Come sarebbe potuto essere ripagato l'interesse su questo debito, prescindendo dal capitale? Ricordate, una banca centrale in mani private crea il capitale dal nulla. Il governo federale, all’epoca, era poca cosa. Fino ad allora aveva esercitato semplici tasse e accise. Ora, proprio come con la Banca d'Inghilterra, il pagamento degli interessi doveva essere garantito dalla tassazione diretta sulle persone. I cambiavalute sapevano che se avessero dovuto contare sui contributi statali, i legislatori dei singoli stati si sarebbero ribellati e si sarebbero inoltre rifiutati di pagare l'interesse del proprio denaro o almeno avrebbero esercitato una pressione politica per cercare di tenere contenuto il debito.

E' interessante sapere che nel 1895 la Corte Suprema aveva ritenuto incostituzionale una simile imposta sul reddito. La stessa Corte Suprema, nel 1909, aveva persino ritenuto incostituzionale una tassa sui profitti societari. Come risultato il senatore Aldrich fece pressione affinché questo disegno di legge, che permetteva l’imposta sul reddito, ricevesse dal Congresso l'emendamento costituzionale. Il 16mo emendamento proposto alla Costituzione fu poi inviato al legislatori dello Stato per l’approvazione, ma alcuni critici sostengono che il 16mo emendamento non fu mai ratificato da un sufficiente numero di Stati, pari ai tre quarti del totale. In altri termini, il 16mo emendamento potrebbe non essere legale.

Ma i cambiavalute non erano in vena di discutere di questi dettagli. Nell'ottobre del 1913, il senatore Aldrich si era dato da fare nel far arrivare il disegno di legge sull’imposta sul reddito al Congresso. Senza il potere di tassare direttamente le persone, scavalcando gli Stati, il disegno di legge sulla Federal Reserve sarebbe stato molto meno utile a coloro che volevano far sprofondare l'America nel debito.

Un anno dopo l'approvazione del disegno di legge sulla Federal Reserve, il membro del Congresso Lindbergh spiegò come la Fed avesse creato ciò che siamo arrivati a chiamare il “ciclo economico” e come lo avesse utilizzato a proprio vantaggio:

"Per causare dei prezzi alti, tutto ciò che il Consiglio della Federal Reserve farà sarà abbassare il tasso di risconto producendo un’espansione del credito e la salita del mercato azionario; poi quando i soggetti economici si saranno adattati a queste condizioni, potrà frenare il benessere proveniente dalle loro carriere alzando arbitrariamente il tasso di interesse.”

“Può far sì che il mercato oscilli in maniera morbida tra una espansione e una contrazione attraverso lievi cambiamenti del tasso di interesse, o causare violente fluttuazioni attraverso una variazione più marcata. In entrambi i casi avrà informazioni interne sulle condizioni finanziarie e saprà in anticipo del cambiamento imminente, sia in un verso che nell'altro."

"Questo è il più strano e pericoloso vantaggio mai posto nelle mani di una classe speciale di privilegiati da parte di un qualunque governo che sia mai esistito."

“Il sistema è privato, condotto con il solo scopo di ottenere i più grandi profitti possibili dall'utilizzo del denaro altrui."

"Essi sanno in anticipo quando creare ondate di panico a proprio vantaggio. Essi sanno anche quando fermare questo panico. Inflazione e deflazione funzionano entrambe bene per costoro quando vogliono controllare la finanza"  - deputato Charles Lindbergh

Il membro del Congresso Lindbergh aveva ragione su tutti i punti, ma ciò che non aveva compreso era che la maggior parte delle nazioni europee erano già cadute preda dei banchieri centrali decenni o secoli prima. Egli cita anche il fatto interessante per cui un anno più tardi la Fed si era accaparrata il mercato dell’oro. Lindbergh disse:

“Già la Fed si è accaparrata il mercato dell'oro e dei certificati auriferi.”

Ma Lindbergh non era l'unico a criticare la Fed. Il membro del Congresso Louis McFadden, presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta dal 1920 al 1931, sottolineò quello che provocava il Federal Reserve Act:

"Un super-stato controllato dai banchieri e dagli industriali internazionali, che agiscono di concerto per ridurre il mondo in catene per il loro esclusivo compiacimento." – deputato Louis McFadden

Osservate come McFadden scorgeva la connotazione internazionale degli azionisti della Federal Reserve. Un altro presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta negli anni ‘60, il texano Wright Patman, mise la questione nei seguenti termini:

"Oggi, negli Stati Uniti, abbiamo di fatto due governi: abbiamo il governo puntualmente costituito, e poi abbiamo un governo indipendente, non controllato né coordinato, che si trova nel sistema della Federal Reserve, e che esercita il potere sul denaro che dalla Costituzione è demandato al Congresso.” – deputato Wright Patman

Persino l'inventore della lampadina, Thomas Edison, si gettò nella mischia criticando il sistema della Federal Reserve:

"Se la nostra Nazione può emettere un'obbligazione da un dollaro, può emettere una banconota da un dollaro. L'elemento che rende valida l'obbligazione rende valida anche la banconota. La differenza tra l'obbligazione e la banconota è che l'obbligazione permette agli agenti finanziari di ottenere due volte il valore dell'obbligazione più un 20% mentre la banconota non ripaga nessuno se non coloro che riescono in qualche modo a contribuire direttamente.”

“E' assurdo dire che il nostro paese può emettere 30 milioni di dollari in obbligazioni, e non 30 milioni di dollari in valuta. Entrambe sono promesse di pagamento: una però ingrassa gli usurai mentre l'altra aiuta la popolazione.” – Thomas Edison

Tre anni dopo l’approvazione del Federal Reserve Act, persino il Presidente Wilson cominciò ad avere dei ripensamenti su ciò che era stato ufficializzato nel corso del suo primo mandato.

“Siamo arrivati al punto di essere uno dei peggio amministrati, uno dei governi maggiormente controllati e dominati del mondo civilizzato. Non più un governo della libertà di pensiero, non più un governo del... voto a maggioranza, ma un governo dell'opinione e della costrizione di un gruppo ristretto di uomini dominanti.”

“Alcuni dei più grandi uomini degli Stati Uniti nel campo del commercio e dell'industria manifatturiera hanno paura di qualcosa. Sanno che da qualche parte c'è un potere così organizzato, così subdolo, così sempre all'erta, così interconnesso, così completo, così penetrante, che preferiscono non parlare ad alta voce quando lo biasimano." – Woodwrow Wilson

Prima della sua morte, avvenuta nel 1924, il Presidente Wilson comprese pienamente il danno che aveva causato all'America quando confessò: “Senza volerlo ho rovinato il mio Paese”.

Così, alla fine, i cambiavalute, coloro che traevano profitto dalla manipolazione della quantità del denaro in circolazione, avevano la loro banca centrale privata di nuovo impiantata in America. I più grandi giornali, che loro stessi possedevano, acclamarono l’approvazione del Federal Reserve Act del 1913, dicendo all’opinione pubblica che “Orale depressioni potevano essere impedite scientificamente”. La realtà dei fatti era che ora le depressioni potevano essere create scientificamente.

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23. Prima Guerra Mondiale

A questo punto il potere era centralizzato in maniera spaventosa. Era quindi giunta l’ora di una guerra, una guerra davvero di grandi proporzioni. Quella che, in effetti, fu la Prima Guerra Mondiale.

Naturalmente ai banchieri centrali le questioni politiche legate alla guerra non interessano affatto quanto il potenziale profitto. E nulla crea debito quanto una guerra. L'Inghilterra dell'epoca ne fu l'esempio migliore. Nei 119 anni intercorsi tra la fondazione della Banca d'Inghilterra e la sconfitta di Napoleone a Waterloo, l'Inghilterra era stata in guerra per 56 anni, e gran parte del tempo restante lo aveva passato nei preparativi bellici.

Nel corso della Prima Guerra Mondiale i Rothschild tedeschi prestarono denaro ai tedeschi, i Rothschild inglesi prestarono denaro agli Inglesi e i Rothschild francesi prestarono denaro ai francesi. Negli Stati Uniti J.P. Morgan vendette materiale bellico sia agli inglesi che ai francesi. Infatti, sei mesi dopo l’inizio della guerra, Morgan era diventato il più grande consumatore del pianeta, spendendo dieci milioni di dollari al giorno. I suoi uffici, qui al 23 di Wall Street, erano pieni di intermediari e venditori intenti a concludere accordi commerciali. In effetti le cose andavano così male che la banca dovette mettere delle guardie a ogni porta e persino alle case dei soci.

Molti altri banchieri di New York ebbero altrettanto successo con la guerra. Il Presidente Wilson nominò Bernard Baruch a capo del Consiglio dell’Industria Bellica e, secondo lo storico James Perloff, sia Baruch che i Rockefeller guadagnarono qualcosa come 200 milioni di dollari nel corso della guerra. Ma il guadagno non era il loro unico motivo. C'era anche la vendetta. I cambiavalute non avevano mai dimenticato l’appoggio che gli Zar diedero a Lincoln nel corso della Guerra Civile. Inoltre, la Russia era l’ultima grande nazione europea che si rifiutava di cedere al progetto della banca centrale in mani private. Tre anni dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la Rivoluzione Russa spodestò lo Zar e insediò il flagello del Comunismo. Jacob Schiff della Kuhn-Loeb & Co. dal suo letto di morte si vantò di avere speso 20 milioni di dollari per appoggiare la disfatta dello Zar. Il denaro veniva incanalato anche dall’Inghilterra per appoggiare la rivoluzione.

Perché mai alcuni degli uomini più facoltosi del mondo avrebbero finanziato l'ascesa del comunismo, il sistema che aveva la manifesta intenzione di distruggere il cosiddetto capitalismo che li aveva resi ricchi? Il ricercatore Gary Allen lo spiega in questo modo:

“Se si comprende che il socialismo non è un programma per la condivisione della ricchezza, ma in realtà un metodo per consolidarla e controllarla, allora l'apparente paradosso degli uomini super ricchi che promuovono il socialismo non appare affatto tale. Al contrario, diventa logico, che esso è addirittura lo strumento ideale per i megalomani assetati di potere.”

“Il comunismo, o più precisamente il socialismo, non è il movimento delle masse oppresse, ma dell'élite economica". – Gary Allen

Come scrisse W. Cleon Skousen nel sul libro del 1970 “Il capitalista nudo”:

"Il potere, da qualunque origine provenga, tende a creare il desiderio per ulteriore potere. Era quasi inevitabile che i super ricchi avrebbero un giorno aspirato a controllare non solo la propria ricchezza, ma la ricchezza del mondo intero.

“Per raggiungere tale scopo erano assolutamente intenzionati ad alimentare le ambizioni di cospiratori politici affamati di potere, che furono incaricati di spodestare tutti i governi esistenti e di stabilire di una dittatura mondiale centralizzata.”  - W. Cleon Skousen

Ma cosa accadrebbe se questi rivoluzionari sfuggissero al controllo e provassero ad impadronirsi del poter dei super ricchi? Dopotutto, fu Mao Tse Tung che nel 1938 espresse il proprio punto di vista riguardo al potere: “il potere politico nasce dalla canna del fucile”.

L'asse Wall Street-Londra decise di correre il rischio. I Grandi Burattinai cercarono di controllare i gruppi di rivoluzionari comunisti sostenendoli con grandi quantità di denaro quando scelsero di ubbidire, e interruppero il sostegno finanziario o addirittura finanziarono l'opposizione quando sfuggirono al loro controllo. Lenin iniziò a comprendere che, nonostante fosse il dittatore assoluto della nuova Unione Sovietica, non era lui a muovere i fili della finanza. C'era qualcun altro che esercitava il suo silenzioso controllo.

"Lo Stato non funziona come avremmo desiderato. La macchina non ubbidisce. Un uomo è al volante e crede di guidarla, ma la macchina non va nella direzione voluta. Si muove secondo il desiderio di un'altra forza." – Vladimir Lenin

Chi c'era dietro? Il deputato Louis T. McFadden, che ricoprì la carica di Presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta nel corso degli anni ‘20 fino alla Grande Depressione degli anni ‘30, si espresse in questi termini:

"Invero il corso della storia russa è stata generalmente influenzato dalle operazioni dei banchieri internazionali. Il governo sovietico ricevette fondi del Tesoro degli Stati Uniti per ordine della Federal Reserve, agendo attraverso la Chase Bank.”

“L'Inghilterra ha ricevuto denaro da noi attraverso le banche della Federal Reserve e li ha a sua volta prestati ad interessi più alti al governo sovietico. La diga Dnieperstory è stata costruita con fondi illegalmente sottratti al Tesoro degli Stati Uniti da parte del corrotto e disonesto Consiglio della Federal Reserve e dalle banche della Federal Reserve.” – deputato Louis McFadden

In altre parole, la Fed e la Banca d’Inghilterra, per ordine dei banchieri internazionali che le controllavano, stavano costruendo un mostro che, come non era mai accaduto prima, avrebbe alimentato sette decenni di rivoluzione comunista, guerra e, soprattutto, morte.

Nel caso si pensasse alla possibilità che i cambiavalute avessero agevolato la corsa del comunismo e che poi ne avessero perso il controllo, nel 1992 il Washington Times riportò che il Presidente russo Boris Eltsin fosse furioso del fatto che la maggior parte dei finanziamenti esteri per lo sviluppo venisse dirottato "di nuovo nei forzieri delle banche occidentali adibiti a quella mansione."

Nessuna persona di buon senso sosterrebbe che una guerra delle proporzioni della Prima Guerra Mondiale abbia avuto una sola causa. Le guerre sono questioni complesse con diversi fattori causali. Ma, d'altro canto, sarebbe egualmente ridicolo ignorare come una causa primaria coloro che hanno tratto i maggiori vantaggi dalla guerra. Considerare il ruolo dei cambiavalute non è una folle teoria complottista: costoro avevano buoni motivi, un motivo più immediato di mero tornaconto personale e uno di più ampio respiro per instaurare governi totalitari, rimanendo nelle nubi della finanza per controllare qualunque politico che potesse emergere come leader.

In seguito, vedremo qual è l’ultimo obiettivo politico dei cambiavalute per il mondo.

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24. La Grande Depressione

Poco dopo la Prima Guerra Mondiale, cominciò a diventare evidente il completo disegno politico dei cambiavalute. Ora che controllavano le singole economie nazionali, il passo successivo sarebbe stato la forma ultima di consolidamento: il governo del mondo.

La nuova proposta per un governo mondiale ricevette la massima priorità alla conferenza di pace di Parigi tenutasi dopo la Guerra. Fu chiamata la “Lega delle Nazioni”, ma con grande sorpresa di Paul Warburg e Bernard Baruch, che parteciparono alla conferenza assieme al Presidente Wilson, il mondo non era ancora pronto a sciogliere i confini nazionali. Il nazionalismo batteva ancora forte nel cuore degli uomini. Ad esempio Lord Curzon, Ministro degli Esteri inglese, definì la Lega delle Nazioni un “bella barzelletta”, nonostante fosse una politica dichiarata del governo inglese quella di appoggiarla. Con grande umiliazione del Presidente Wilson, anche il Congresso degli Stati Uniti non avrebbe ratificato la Lega. Nonostante fosse stata riconosciuta da molte altre nazioni, senza il supporto del denaro del Tesoro degli Stati Uniti, la Lega morì.

Dopo la Prima Guerra Mondiale l'opinione pubblica americana ne aveva avuto abbastanza della politica internazionalista del Democratico Woodrow Wilson. Nelle elezioni presidenziali del 1920 il Repubblicano Warren Harding vinse in maniera schiacciante con oltre il 60% dei voti. Harding era un acerrimo nemico sia del bolscevismo che della Lega delle Nazioni. Il suo mandato, che aprì una fase di dodici anni di Presidenza Repubblicana alla Casa Bianca, portò a un periodo di prosperità senza precedenti conosciuto come “i ruggenti anni ‘20”.

Malgrado la guerra avesse portato l'America ad avere un debito dieci volte superiore di quello causato dalla Guerra Civile, l'economia americana riuscì comunque a decollare. L'oro era fluito copiosamente nel paese nel corso del conflitto bellico e aveva continuato così anche in seguito. All'inizio degli anni ‘20 il governatore di questa banca, la Federal Reserve di New York, un uomo chiamato Benjamin Strong, ebbe numerosi incontri con il riservato ed eccentrico governatore della Banca d’Inghilterra, Montagu Norman. Norman era determinato a riprendersi l'oro che l'Inghilterra aveva perso dagli Stati Uniti nel corso della Prima Guerra Mondiale, e restituire all'Inghilterra la posizione di potere nella finanza mondiale che aveva sempre detenuto.

Oltre a questo, essendo così ricca d’oro, l'economia americana avrebbe potuto svincolarsi dal controllo un'altra volta, proprio come era accaduto dopo la Guerra Civile. Negli otto anni successivi, sotto la presidenza di Harding e Coolidge, l'enorme debito federale venutosi a formare nel corso della Prima Guerra Mondiale fu abbattuto del 38%  raggiungendo la cifra di 16 miliardi di dollari, la più consistente diminuzione percentuale nella storia degli Stati Uniti. Nel corso dell'elezione del 1920 Warren Harding e Calvin Coolidge scesero in campo contro James Cox, il governatore dell'Ohio, e il quasi sconosciuto Franklin D. Roosevelt, che in precedenza aveva ricoperto la carica di Assistente del Segretario alla Marina sotto la presidenza Wilson.

Dopo il suo insediamento, Harding si affrettò a porre fine formalmente alla Lega delle Nazioni. Poi agì decisamente nell'ottica di ridurre le tasse interne, nel contempo aumentando a livelli da record i dazi sulle importazioni. Questa era una politica fiscale che molti dei padri fondatori avrebbero sicuramente approvato. Nel corso del suo secondo anno di mandato Harding si ammalò in un viaggio in treno verso l'ovest e morì all'improvviso. Nonostante non venne eseguita alcuna autopsia, si dichiarò che la causa della morte fu polmonite oppure un’intossicazione alimentare. Coolidge prese il suo posto e continuò la politica economica interna di Harding costituita da alti dazi sulle importazioni e tagli alle imposte sul reddito. Il risultato fu che l'economia crebbe a una velocità tale che i guadagni netti continuarono ad aumentare. Tutto questo andava fermato. Come avevano già fatto spesso in passato, i cambiavalute decisero che era di nuovo giunto il momento di far crollare l'economia americana. La Federal Reserve cominciò ad inondare il paese di denaro, aumentando la quantità di massa monetaria del 62%. Il denaro era abbondante ed è questo il motivo per il quale questo periodo fu noto come “i ruggenti anni ‘20”.

Prima della sua morte avvenuta nel 1919, l'ex Presidente Teddy Roosevelt avvertì l'opinione pubblica americana di quello che stava accadendo. Come riporta l'edizione del 27 marzo 1922 del New York Times, Roosevelt disse:

"Questi banchieri internazionali e il gruppo Rockefeller-Standard Oil controllano la maggior parte dei giornali e degli articoli che questi presentano, per sottomettere o allontanare quei funzionari pubblici che si rifiutano di ubbidire agli ordini della potente e corrotta cricca di persone di cui è composto questo governo invisibile" – Theodore Roosevelt

Appena un giorno prima, sul New York Times, il sindaco di New York, John Hylan, citava Roosevelt e sparava a zero contro coloro che aveva visto prendere il controllo degli Stati Uniti, contro la loro macchina politica e la loro stampa:

“L'avvertimento di Theodore Roosevelt oggi è quanto meno opportuno, poiché per la nostra Repubblica costituisce una reale minaccia questo governo invisibile che, come una piovra, si allunga su ogni città, stato e nazione... con i suoi lunghi e forti tentacoli afferra i nostri funzionari, i nostri corpi legislativi, le nostre scuole, le nostre corti di giustizia, i nostri giornali, e ogni ente governativo istituito per la tutela pubblica.”

“Per non scendere in mere generalizzazioni, lasciatemi dire che alla guida di questa piovra vi è il gruppo Rockefeller-Standard Oil e un piccolo gruppo di potenti istituti bancari detti "i banchieri internazionali". Questa piccola cricca di potenti banchieri privati di fatto amministra il governo degli Stati Uniti perseguendo i propri egoistici scopi.”

“In pratica essi controllano entrambi i partiti, ne scrivono i princìpi programmatici, diventano i burattinai dei leader di partito, utilizzano le persone più influenti delle organizzazioni private, e ricorrono ad ogni mezzo per collocare nei posti pubblici più importanti solo i candidati che saranno soggetti ai dettami dei loro trame vaste e corrotte.”

“Questi banchieri internazionali e il gruppo Rockefeller-Standard Oil controllano la maggior parte dei giornali e dei periodici di questo Paese." – John Hylan, sindaco di York, New York Times, 26 marzo 1922

Perché la popolazione non ascoltò un appello così accorato e non chiese al Congresso di annullare l’approvazione del Federal Reserve Act del 1913? Perché, se ricordate, erano gli anni ‘20 e un costante aumento dei prestiti bancari stava contribuendo ad una crescita dei mercati. In altre parole, proprio come avviene oggi, in periodi di prosperità nessuno si vuole preoccupare di questioni economiche.

Ma c'era un lato oscuro in tutto questo benessere. Le imprese si erano espanse e rafforzate grazie al credito. La speculazione, nell'esplosivo boom del mercato azionario, dilagava. Nonostante tutto sembrasse roseo, la situazione era in realtà come un castello di sabbia. Quando fu tutto pronto, nell'aprile del 1929, Paul Warburg, il padre della Federal Reserve, inviò una circolare segreta avvertendo i propri amici che era certo un collasso che avrebbe interessato tutta la nazione. Nell'agosto del 1929 la Fed iniziò a diminuire l'offerta monetaria.

Non è una coincidenza che le biografie di tutti i giganti di Wall Street di quel periodo, come John D. Rockefeller, J.P. Morgan, Joseph Kennedy, Bernard Baruch e così via, si stupissero del fatto che essi si ritirarono dal mercato azionario appena prima del crollo e convertirono tutti i loro beni in denaro contante o in oro.

“Nel 1970 fui assegnato all'aeroporto Hanscom Field a Bedford, vicino a Boston, nel Massachusetts. Uno dei meccanici civili più anziani che lavoravano per me si chiamava Ed Carrigan, era un ispettore aeronautico. Ed era cresciuto in quella zona e lui e suo padre frequentavano la stessa chiesa di Joe Kennedy. In seguito, una sera del 1971, Ed mi disse che un giorno sentì bussare alla porta, aprì e vide Joe Kennedy. Lo fecero entrare e iniziò a parlare con lui e suo padre. Kennedy disse ad entrambi che quello era il 1929, l'estate del 1929, e disse a suo padre di vendere tutte le sue azioni e di non fare domande. Ed me l’aveva riferita così, diceva che l’aveva ancora ben chiara in testa e... beh, l’aveva colpito, perché mai Joe stava dicendo questo? Poi Joe se ne andò, suo padre non fece domande e andò a vendere tutte le sue azioni. E sappiamo tutti quello che accadde in ottobre." – Henry Pasquet (economista)

Il 24 ottobre 1929, i grandi banchieri di New York richiesero la restituzione dei loro prestiti a brevissima scadenza. Questo voleva dire che sia gli agenti finanziari che i clienti dovevano svendere sul mercato le azioni in loro possesso per ripagare i propri prestiti, a qualunque prezzo. Il risultato fu che il mercato precipitò e quel giorno fu noto come "il giovedì nero".

Secondo quanto scrisse John Kenneth Galbraith nel libro "Il grande crollo": quando la fase di vendita frenetica raggiunse il culmine, Bernard Baruch portò Winston Churchill nella galleria dei visitatori della Borsa di New York, qui, per testimoniare il panico e impressionarlo del potere che aveva sugli eventi sconvolgenti che accadevano giù in sala.

Il membro del Congresso Louis McFadden, presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta dal 1920 al 1931, sapeva con chi prendersela. Egli accusò la Fed e i banchieri internazionali di avere orchestrato il crollo:

"Non fu casuale. Si trattò di un evento attentamente pianificato. I banchieri internazionali cercarono di creare una condizione di disperazione, così da potere emergere come vincitori incontrastati di tutti noi." – deputato Louis McFadden

Ma McFadden andò addirittura oltre e li accusò pubblicamente di avere causato il crollo per rubare l'oro americano. Nel febbraio 1931, nel bel mezzo della Depressione, egli disse:

"Penso che sia inutile contestare che gli statisti e finanzieri europei sono pronti a utilizzare qualunque mezzo per ritornare rapidamente in possesso delle scorte d'oro che l'Europa ha perso nei confronti dell'America a causa della Prima Guerra Mondiale." – deputato Louis McFadden

Curtis Dall, un agente di cambio della Lehman Brothers, era nella sala della Borsa di New York il giorno del crollo, e nel suo libro del 1970 "FDR: My exploited father-in-law" spiega che il crollo fu scatenato dalla pianificata e improvvisa scarsità di denaro a brevissima scadenza nel mercato valutario di New York.

"Effettivamente, la rovina calcolata della gente da parte dei poteri bancari mondiali fu scatenata dalla pianificata e improvvisa scarsità di denaro a brevissima scadenza nel mercato valutario di New York.” – Curtis Dall, genero di Franklin Delano Roosevelt

Entro poche settimane, una ricchezza del valore pari a tre miliardi di dollari sembrò semplicemente svanire. Un anno dopo furono persi 40 miliardi di dollari. Ma questo denaro era davvero scomparso oppure si era consolidato nelle mani di pochi? Ad esempio, le ricchezze di Joseph P. Kennedy crebbero da 4 milioni di dollari nel 1929 ad oltre 100 milioni di dollari nel 1935. E cosa fece la Federal Reserve? Invece di muoversi in aiuto dell'economia abbassando velocemente i tassi di interesse allo scopo di rivitalizzarla, la Fed continuò con ferocia a contrarre ulteriormente l'offerta monetaria, rendendo la Depressione ancora più profonda. Tra il 1929 e il 1933, la Fed ridusse l'offerta monetaria di un ulteriore 33%. Nonostante la maggior parte degli americani non abbia mai saputo che fu la Fed a causare della Depressione, questo fatto è ben noto tra i più grandi economisti. Milton Friedman, economista vincitore del premio Nobel, ora all'Università di Stanford, disse la stessa cosa nel corso di un’intervista ad un’emittente radiofonica nazionale nel gennaio del 1996:

"La Federal Reserve causò sicuramente la Grande Depressione poiché tra il 1929 e il 1933 contrasse di un terzo la quantità di moneta circolante." – Milton Friedman, economista e vincitore del Premio Nobel

Il denaro che la maggior parte degli americani perse nel corso della Depressione non era svanito nel nulla, ma si era concentrato nelle mani di coloro che erano usciti dal mercato appena prima del crollo e avevano acquistato oro, il che è sempre un ottimo modo di investire il proprio denaro appena prima di una depressione. Ma il denaro Americano andò anche al di là dell'oceano. Mentre il Presidente Hoover stava cercando in modo eroico di salvare le banche e le imprese più rispettabili, con milioni di americani che morivano di fame mentre la Depressione si faceva via via più profonda, milioni di dollari venivano incredibilmente spesi per ricostruire la Germania dai danni subìti nel corso della Prima Guerra Mondiale.

Otto anni prima che Hitler invadesse la Polonia, il deputato Louis McFadden, presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta, avvertì il Congresso che gli americani stavano finanziando la sua ascesa al potere.

"Dopo la Prima Guerra Mondiale la Germania cadde nelle mani dei banchieri internazionali tedeschi, che la comprarono e che ora possiedono completamente. Hanno comprato le sue industrie, hanno ipoteche sui terreni, controllano la sua produzione, controllano tutto il suo comparto pubblico.”

“I banchieri internazionali tedeschi hanno sovvenzionato l'attuale governo tedesco e hanno fornito anche ogni singolo dollaro che Adolf Hitler ha utilizzato nella propria sontuosa campagna per riuscire a trasformarsi in una minaccia per il governo di Brüning.”

“Quando Brüning si rifiutò di ubbidire agli ordini dei banchieri internazionali tedeschi, venne sostenuto Hitler per spaventare la popolazione tedesca fino alla sua sottomissione.”

“Attraverso il Consiglio della Federal Reserve... oltre 30 miliardi di dollari di valuta americana furono fatti entrare in Germania. Avete tutti sentito parlare delle grandi spese che ebbero luogo in Germania... palazzi d’avanguardia, i suoi grandi planetari, le sue palestre, le sue piscine, le sue ottime autostrade, le sue fabbriche perfette. Tutto ciò fu realizzato grazie al nostro denaro, dato ai tedeschi dal Consiglio della Federal Reserve.”

“Il Consiglio della Federal Reserve ha fatto entrare in Germania così tanti dollari che non hanno nemmeno il coraggio di fornire la somma totale" – deputato Louis McFadden

Nel suo ultimo anno di mandato, Hoover propose un piano disperato per salvare le banche che stavano fallendo ma aveva bisogno dell'appoggio della parte Democratica del Congresso e ciò non avvenne. Sempre nel 1932, Franklin D. Roosevelt vinse le elezioni presidenziali e, una volta eletto, furono immediatamente annunciate delle misure radicali di emergenza per il sistema bancario, le quali non fecero altro che aumentare il potere della Fed sull'emissione monetaria. Allora, e solo allora, la Fed cominciò finalmente ad allentare i cordoni della borsa ed elargire nuovo denaro al popolo americano che stava morendo di fame.

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25. Franklin Delano Roosevelt - Seconda Guerra Mondiale

All'inizio Roosevelt accusò i cambiavalute di essere la causa della Depressione. Che ci crediate o no, questo è ciò che egli disse nel suo discorso inaugurale il 4 marzo 1933:

"Le pratiche dei cambiavalute senza scrupoli sono poste sotto accusa di fronte alla Corte dell'opinione pubblica, rifiutate dal cuori e dalle menti degli uomini. I cambiavalute sono fuggiti dai loro alti scranni nel Tempio della nostra civiltà" – Franklin D. Roosevelt, 4 marzo 1933

Ma due giorni più tardi, Roosevelt indisse un giorno di vacanza per le banche e le chiuse. Nel corso di quell’anno Roosevelt mise al bando la proprietà privata di lingotti e monete d'oro, ad eccezione di quelle rare. La maggior parte dell'oro nelle mani dell'americano medio era sotto forma di monete. Il nuovo decreto era, di fatto, una confisca e coloro che non si fossero adeguati avrebbero rischiato fino a dieci anni di prigione e un’ammenda di 10.000 dollari (l'equivalente di 100.000 dollari di oggi).

Nell'America dei piccoli agglomerati, diverse persone non prestarono fede all'ordine di Roosevelt. Molti erano combattuti dall'idea di conservare la ricchezza che si erano guadagnati così duramente oppure ubbidire al governo. Coloro che si adeguarono vennero pagati con il prezzo ufficiale: 20 dollari e 66 centesimi per oncia.

L'ordine di confisca fu così impopolare che nessuno al governo si attribuì il merito di averlo concepito e nessun membro del Congresso ne rivendicò la paternità. Alla cerimonia della firma il Presidente Roosevelt riuscì a dichiarare a tutti i presenti di non esserne l'autore e affermò pubblicamente di non averlo neppure mai letto. Persino il Segretario al Tesoro disse di non averlo mai letto, addirittura sostenendo che esso fosse "ciò che volevano gli esperti". Roosevelt convinse l’opinione pubblica a rinunciare al proprio oro affermando che la concentrazione delle ricchezze fosse necessaria all'America per uscire dalla Depressione. Con grande clamore, Roosevelt ordinò la costruzione di un nuovo deposito per i lingotti per contenere la montagna di oro che il governo degli Stati Uniti stava confiscando illegalmente.

Il nuovo deposito per i lingotti statunitensi di Fort Knox fu completato nel 1936, e a partire dal gennaio 1937 l'oro cominciò ad essere immagazzinato nei suoi forzieri. La più grande rapina della storia era in corso. Nel 1935, una volta registrato tutto l'oro, il prezzo ufficiale venne alzato improvvisamente a 35 dollari per oncia. Ma c'era un tranello, perché soltanto gli stranieri potevano vendere il proprio oro al nuovo prezzo più elevato. I cambiavalute, che avevano seguito la segnalazione di Paul Warburg, e che erano usciti dal mercato azionario appena prima del crollo e comprato oro a 20 dollari e 66 per oncia per spedirlo poi a Londra, poterono ora restituirlo e rivenderlo al governo quasi raddoppiando il proprio denaro, tutto questo mentre l'americano medio moriva di fame.

Il deposito di Fort Knox si trova qui in mezzo alla riserva militare di Fort Knox, 50 chilometri a sud-ovest di Louisville, nel Kentucky. Questa è la minima distanza possibile alla quale ci è stato permesso di avvicinarci, nonostante siano anni che i membri del Congresso inviano lettere affinché consentano alla nostra troupe di entrare. I 16.000 metri quadrati che circondano l'edificio sono difesi da un recinto di filo spinato percorso da corrente elettrica, un fossato e quattro casematte armate di mitragliatrici agli angoli della struttura. Quando l'oro cominciò ad arrivare, il 13 gennaio 1937 furono predisposte misure di sicurezza senza precedenti: migliaia di ospiti ufficiali osservarono l'arrivo da Filadelfia di un treno composto da 9 vagoni e sorvegliato da soldati armati, ispettori postali, uomini dei servizi segreti e guardie della Zecca degli Stati Uniti. Era tutta una gran messinscena: le riserve d'oro proveniente da ogni angolo degli Stati Uniti erano state concentrate, in apparenza per l'interesse pubblico, per poi essere stipate a Fort Knox. Ma tutta questa sicurezza sarebbe stata infranta dal governo stesso.

Ora il palcoscenico era pronto per predisporre una guerra davvero imponente, un conflitto che avrebbe causato molti più morti della Prima Guerra Mondiale.

Ad esempio, nel 1944 il prodotto interno lordo degli Stati Uniti fu di soli 183 miliardi di dollari, ma 103 miliardi vennero spesi per la guerra. In proporzione, questa fu una spesa pari a 30 volte quella sostenuta nel corso della Prima Guerra Mondiale e, in effetti, i contribuenti americani sostennero il 55% del costo totale della guerra delle Forze Alleate. Ma, altrettanto importante il fatto che ogni nazione coinvolta nella Seconda Guerra Mondiale fece crescere in modo esponenziale il proprio debito. Negli Stati Uniti, ad esempio, il debito federale passò da 43 miliardi nel 1940 a 257 miliardi nel 1950, un aumento del 598%. Tra il 1940 e il 1950, il debito giapponese schizzò del 1348%, quello francese crebbe del 583% e quello canadese volò del 417%.

Dopo la guerra il mondo si trovava diviso in due schieramenti economici: da un lato le economie di stampo comunista, e dall'altro quelle del monopolio capitalista, si batterono in una corsa agli armamenti incessante e altamente redditizia. Per i banchieri centrali era giunto finalmente il momento di intraprendere seriamente il loro piano in tre fasi per centralizzare i sistemi economici del mondo intero, e alla fine istituire il proprio Governo Globale o Nuovo Ordine Mondiale. Le fasi di questo piano erano:

Fase uno: dominare tutte le economie del mondo attraverso una banca centrale.

Fase due: centralizzare le economie regionali attraverso organizzazioni come l'Unione Monetaria Europea e le unioni commerciali regionali come la NAFTA (Associazione Nordamericana per il Libero Scambio).

Fase tre: centralizzare l'economia mondiale attraverso una Banca Centrale Mondiale, una valuta mondiale e la fine delle indipendenze nazionali con l'abolizione di tutti i dazi attraverso trattati come il GATT (Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio).

La prima fase fu completata molto tempo fa, le fasi due e tre sono in fase avanzata e prossime al completamento. Cosa dire riguardo all'oro? Tra le banche centrali il più grande detentore di oro adesso è il Fondo Monetario Internazionale che controlla, insieme alle banche centrali, i due terzi della quantità di oro di tutto il mondo, avendo quindi la possibilità di manipolarne il mercato. Ricordate la regola d'oro dei cambiavalute: chi possiede l'oro scrive le regole.

Ma prima di cercare le soluzioni al nostro problema, diamo un'occhiata a cosa accadde a tutto quell'oro che era a Fort Knox. Poiché se non comprendiamo che l'oro è stato rubato ci lasceremo intrappolare spaventati nella soluzione sbagliata: una valuta garantita dall'oro.

La maggior parte degli americani crede ancora che l'oro sia ancora qui a Fort Knox. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Fort Knox conteneva oltre 700 milioni di once d'oro. Una quantità incredibile, pari al 70% dell'oro di tutto il mondo. Quanto ne rimane? Nessuno lo sa. Nonostante l'esistenza di una legge federale che richiede un controllo annuale dell'oro di Fort Knox eseguito di persona, il Tesoro si è sempre fermamente rifiutato di condurne uno. La verità è che un controllo accurato di qualunque cosa possa essere rimasta non è stata fatto sin da quando il Presidente Eisenhower ne ordinò uno, nel 1953. Dov’è finito l'oro americano di Fort Knox? Nel corso degli anni è stato venduto ai cambiavalute europei al prezzo 35 dollari per oncia.

Tenete presente che tutto questo accadde nel periodo in cui per gli americani era illegale acquistare il proprio oro detenuto a Fort Knox. In effetti ci fu un episodio particolarmente grave quando la famiglia Firestone costituì una cordata di società per azioni fantoccio per acquistare l'oro di Fort Knox e custodirlo in Svizzera, senza avere mai messo piede sul suolo americano. Alla fine vennero scoperti e prontamente denunciati.

Alla fine, nel 1971, tutto l'oro puro che era stato segretamente rimosso da Fort Knox fu fatto sfociare a Londra. Non appena non ci fu più oro a Fort Knox, il Presidente Nixon chiuse la finestra temporale di convertibilità in oro revocando il Gold Reserve Act di Roosevelt del 1934 e rendendo di nuovo legale l'acquisto di oro da parte degli americani.

Naturalmente il prezzo dell'oro cominciò subito a salire alle stelle. Nove anni dopo l'oro era venduto per 880 dollari l'oncia, 25 volte il prezzo per il quale venne venduto l'oro di Fort Knox.

Si potrebbe pensare che alla fine ci sia stato qualcuno al governo che abbia avuto il sentore di quello che stava accadendo e che abbia dato l'allarme: il furto della più grande ricchezza della storia del mondo. Ombre del vecchio film di James Bond "Goldfinger". E’ un dato di fatto che Ian Fleming, l'autore della serie di James Bond, fu a capo del controspionaggio inglese, il cosiddetto MI5. Alcuni tra gli appartenenti ai servizi segreti credono che egli scrisse molte delle sue storie come avvertimento, proprio come fanno molti autori di romanzi. Se la sottrazione di tutta la scorta dell'oro di Fort Knox potesse essere visto come un furto intenzionale da parte del Tesoro, allora questa operazione avrebbe necessitato anni per essere portata a compimento. Precisamente 40 anni. Di sicuro abbastanza tempo perché Fleming potesse accorgersi di ciò e impedirlo. Quindi, da dove spuntò questa storia del furto dell'oro di Fort Knox?

Cominciò tutto nel 1974 con un articolo su un periodico di New York nel quale si sosteneva che la famiglia Rockefeller stava manipolando la Federal Reserve per vendere l'oro di Fort Knox ad anonimi speculatori europei ad un prezzo stracciato. Tre giorni più tardi, la fonte anonima della storia, Louise Auchincloss Boyer, morì in circostanze misteriose precipitando dalla finestra del suo appartamento newyorkese al decimo piano. Come poteva aver saputo la signora Boyer della connessione tra i Rockefeller e il furto dell'oro di Fort Knox? Era la segretaria di vecchia data di Nelson Rockefeller.

Nei 14 anni seguenti quest'uomo, Ed Durell, un facoltoso industriale dell'Ohio, si dedicò alla ricerca della verità sull'oro di Fort Knox. Egli scrisse innumerevoli lettere a più di mille funzionari del governo e delle banche, cercando di scoprire quanto di quell'oro fosse davvero rimasto e dove fosse finito il restante. Edith Roosevelt, la nipote del Presidente Teddy Roosevelt, chiese spiegazioni alle azioni del governo in un'edizione del marzo 1975 del New Hampshire Sunday News:

"Illazioni circa l'oro mancante dai depositi di Fort Knox sono state ampiamente discusse nei circoli finanziari europei. Ciò che è sconcertante è che l'amministrazione non si affretti a dimostrare in modo perentorio che non c'è motivo di preoccupazione circa il nostro tesoro in oro, sempre che sia davvero nella condizione di poterlo fare." – Edith Roosevelt

Sfortunatamente Ed Durell non riuscì mai a realizzare il suo obiettivo principale, vale a dire quello di effettuare un controllo completo delle riserve d'oro di Fort Knox. E’ incredibile come il più grande tesoro del mondo abbia ricevuto così poche verifiche e controlli. Quest’oro appartiene al popolo americano e non alla Federal Reserve e ai suo proprietari stranieri.

Una cosa è certa: il governo potrebbe spazzare via tutte le congetture in pochi giorni con una verifica ben pubblicizzata sotto le luci delle telecamere. Però ha scelto di non farlo e quindi bisogna concludere che hanno paura della verità che un simile controllo porterebbe alla scoperto. Di cosa ha paura il governo? Ecco la risposta: quando Ronald Reagan si insediò nel 1981, i suoi amici conservatori lo incalzarono affinché valutasse la possibilità di ritornare al gold standard come l’unico modo in grado di porre un freno alla spesa pubblica. Sembrava un’alternativa ragionevole e così il Presidente Reagan istituì un gruppo di uomini, la cosiddetta “Commissione sull’oro” per studiare la situazione e relazionare poi al Congresso. Ciò che la commissione di Reagan riferì al Congresso nel 1982 fu una rivelazione scioccante: il Tesoro degli Stati Uniti non possedeva più oro. Tutto l'oro conservato a Fort Knox era di proprietà della Federal Reserve, un gruppo di banchieri privati che rappresentava così una garanzia verso il debito nazionale.

La verità è che mai in precedenza così tanto denaro era stato rubato dalle mani delle persone e dato ad un piccolo manipolo di investitori privati, i cambiavalute.

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26. Fondo Monetario Internazionale / Banca Mondiale

Mi trovo di fronte agli uffici del Fondo Monetario Internazionale a Washington. Oltre la strada, proprio laggiù, c'è la sede della Banca Mondiale. Cosa sono queste organizzazioni e chi le controlla? E, cosa più importante, queste organizzazioni stanno per causare una gigantesca depressione su scala mondiale?

Ritorniamo per un attimo indietro nel tempo a ciò che accadde dopo la Prima Guerra Mondiale. La gente era stanca della guerra e così, nascondendosi dietro al pretesto di un intervento di pace, i banchieri internazionali escogitarono un piano per consolidare ancora più saldamente il loro potere. Affermando che solo un governo mondiale avrebbe potuto sostenere le ondate delle guerre mondiali, i cambiavalute avanzarono la proposta di un governo mondiale basato su tre fondamenti: una banca centrale che sarebbe stata chiamata Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), un tribunale mondiale che sarebbe stato chiamato Corte Suprema e situato all'Aia in Olanda, e un organo legislativo ed esecutivo che sarebbe stato chiamato Lega delle Nazioni.

Come scrisse il consigliere di Clinton, lo storico di Georgetown Carroll Quigley, nel suo libro del 1966 "Tragedy and Hope”.

“I poteri del capitalismo finanziario decisero un piano di ampia portata, nient'altro che creare un sistema su scala mondiale per il controllo finanziario in mani private, in grado di dominare i sistemi politici di ogni paese e l'intera economia del mondo. Il sistema sarebbe stato governato in modo feudale dalle banche centrali di tutto il mondo agendo di concerto, attraverso accordi segreti presi in frequenti incontri e conferenze.”

“Il vertice del sistema sarebbe stato la Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea, in Svizzera, una banca privata posseduta e controllata da tutte le banche centrali del mondo che erano a loro volta società per azioni private. Ogni banca centrale avrebbe cercato di dominare il suo governo attraverso l'abilità di controllare i prestiti al Tesoro, di manipolare scambi con l'estero, di influenzare il livello dell’attività economica nel paese ed influenzare gli uomini politici disposti a collaborare attraverso ulteriori ricompense economiche nel mondo degli affari." – Carroll Quigley, Professore all’Università di Georgetown

Nonostante le pesanti pressioni dei banchieri internazionali e della stampa, un pugno di senatori statunitensi, guidati dal senatore Henry Cabot Lodge, riuscì a tenere gli Stati Uniti fuori dal piano. Senza la partecipazione degli Stati Uniti, il destino della Lega era segnato. Incredibilmente, malgrado gli Stati Uniti respingessero la BRI, la banca centrale mondiale, la Federal Reserve di New York ignorò il proprio governo e con arroganza mandò in Svizzera dei rappresentanti per partecipare alle riunioni dei banchieri centrali fino al 1994, quando gli Stati Uniti vennero ufficialmente annessi. Il loro piano per un governo mondiale fu ostacolato e allora i banchieri rispolverarono la vecchia formula: un'altra guerra per fiaccare le resistenze e raccogliere, nel frattempo, enormi profitti. A questo scopo, Wall Street aiutò a far risorgere la Germania attraverso le banche Thiessen, che erano affiliate con gli Harriman a New York, proprio come la Chase Bank aveva aiutato il finanziamento della Rivoluzione bolscevica in Russia nel corso della Prima Guerra Mondiale.

La Chase Bank era controllata dalla Famiglia Rockefeller, e in seguito venne incorporata con la Warburg Manhattan Bank per formare la Chase-Manhattan Bank. Ora questa si è fusa con la Chemical Bank di New York costituendo la più grande Banca di Wall Street.

La loro strategia funzionò. Ancor prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, il governo del mondo era di nuovo in corso d'opera. Nel 1944 a Bretton Woods, nel New Hampshire, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale vennero approvati con la partecipazione piena degli Stati Uniti. La seconda Lega delle Nazioni, ribattezzata come le “Nazioni Unite”, fu approvata nel 1945. Poco dopo, era operativo anche un nuovo sistema giudiziario federale. Tutte le fervide opposizioni che vi erano state nei confronti dei corpi internazionali prima della Guerra, si erano sciolte come neve al sole, esattamente come pianificato.

Queste organizzazioni hanno semplicemente ripetuto su scala internazionale ciò che il National Banking Act del 1864 e il Federal Reserve Act del 1913 avevano avviato negli Stati uniti. Esse hanno creato un cartello bancario, composto dalle banche centrali del mondo, che gradualmente ha preso il potere nel dettare le politiche di credito alle banche di tutte le nazioni.

Ad esempio, così come il Federal Reserve Act autorizzava la creazione di una nuova moneta soggetta a corso forzoso, chiamata banconota della Federal Reserve, il Fondo Monetario Internazionale ha ricevuto l'autorità di emettere a corso forzoso una banconota mondiale chiamata Diritti Speciali di Prelievo (DSP). Ad oggi, il FMI ha creato un’eccedenza di DSP per un valore di 30 miliardi di dollari. I membri delle varie nazioni hanno ricevuto pressioni affinché le loro valute siano rese pienamente convertibili in DSP. Nel 1968 il Congresso approvò delle leggi che autorizzavano la Fed ad accettare DSP come riserva negli Stati Uniti e ad emettere banconote della Federal Reserve in cambio di DSP. Che cosa significa? Significa che negli Stati Uniti i DSP fanno già parte della nostra moneta a corso legale. E cosa dire dell'oro? I DSP sono già parzialmente garantiti dal metallo giallo, e con i due terzi della ricchezza mondiale in oro nelle mani adesso delle banche centrali, i cambiavalute possono decidere come plasmare il futuro economico del pianeta nel modo che ritengono più redditizio.

Ricordate, proprio coma la Fed è controllata dal suo Consiglio dei Governatori, il FMI è controllato dai suoi governatori, che a loro volta sono a capo delle diverse banche centrali o dei ministeri del Tesoro, a loro volta controllati dalle banche centrali. Il potere di voto nel FMI conferisce agli Stati Uniti e al Regno Unito, ossia alla Fed e alla Banca d'Inghilterra, il controllo effettivo.

Così come la Fed controlla la quantità di denaro negli Stati Uniti, la BRI, il FMI e la Banca Mondiale controllano l'offerta monetaria del mondo. Così rivediamo la truffa degli orafi di una volta replicata su scala nazionale dalle banche centrali come la Fed, e su scala internazionale dai tre tentacoli della Banca Centrale Mondiale.

Oggi l'organizzazione costituita da BRI, FMI e Banca Mondiale, alla quale ci riferiamo come Banca Centrale Mondiale, sta aumentando e contraendo il credito del pianeta? La risposta è affermativa. Le disposizioni, messe in atto nel 1988 dalla BRI, richiesero ai banchieri del mondo di aumentare i propri capitali e le riserve fino all'8% delle passività entro il 1992. I requisiti di aumento di capitale pongono un limite superiore al prestito a riserva frazionaria, in un modo simile a quanto fanno le riserve di liquidità.

Che cosa significano per il mondo queste disposizioni, all'apparenza insignificanti, stipulate otto anni fa in una città della Svizzera? Significa che le nostre banche non possono prestare quantità sempre maggiori di denaro prima che avvenga la prossima depressione, essendo ora fissato il rapporto massimo di riserve per concedere prestiti. Significa che le nazioni del mondo con le riserve più basse, non appena le banche si sono precipitate ad aumentare il proprio capitale per portare le proprie riserve all'8%, hanno già risentito nei propri meccanismi economici dei terribili effetti di questa contrazione del credito.

Per aumentare il proprio capitale le banche hanno dovuto vendere azioni, il che ha scoraggiato i mercati azionari e ha anticipato la depressione in questi paesi. Il Giappone, che nel 1988 aveva tra i più bassi parametri per capitali su riserve, e che quindi è stato maggiormente colpito dalle disposizioni, ha vissuto un crollo finanziario cominciato quasi immediatamente, nel 1989, e che ha spazzato via uno sconcertante 50% del valore dei suoi mercati azionari nel corso del 1990, e il 60% del valore commerciale degli immobili. La Banca del Giappone ha abbassato i tassi di interesse allo 0,50%, praticamente regalando il denaro per fare risorgere l'economia, ma la depressione continua ad inasprirsi.

A causa dei 20 miliardi di dollari elargiti dagli Stati Uniti per salvare il Messico, il collasso finanziario di quel paese è ben conosciuto anche qui. Malgrado l’operazione di salvataggio, l'economia messicana continua ad essere un disastro. Un debito è accumulato sull'altro, mentre nuovi prestiti vengono contratti semplicemente per riuscire a pagare gli interessi di prestiti vecchi. Nel sud del paese, i poveri si sono ribellati apertamente non appena ogni peso in circolazione è stato confiscato per permettere il pagamento degli interessi.

E' importante notare come stia avendo luogo un sistematico trasferimento di potere, con le nazioni che diventano subordinate ad una Banca Centrale Mondiale sovranazionale nelle mani di alcuni dei banchieri più ricchi del mondo.

Mentre il FMI crea sempre più DSP con un tratto di penna sui libri contabili, sempre più nazioni ne prendono a prestito per pagare gli interessi sui debiti in continua crescita, per poi cadere gradualmente sotto il controllo dei burocrati senza volto della Banca Centrale Mondiale. Non appena la depressione mondiale si aggraverà e si espanderà, la Banca Centrale Mondiale avrà in mano il diritto di vita o di morte sulla realtà economica di queste nazioni, e deciderà a quali di queste sarà permesso ricevere ulteriori prestiti di DSP e quali invece moriranno di fame. Nonostante tutta la retorica sullo sviluppo e il contenimento della povertà, il risultato è un costante trasferimento di ricchezza dalle nazioni debitrici alle banche centrali dei cambiavalute che controllano il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.

Ad esempio, nel 1992 le nazioni debitrici del Terzo Mondo che hanno preso a prestito dalla Banca Mondiale, hanno pagato 198 milioni di dollari in più alle banche centrali delle nazioni sviluppate per scopi finanziati dalla Banca Mondiale rispetto a quanto esse avessero ricevuto dalla Banca Mondiale stessa. Tutto questo aumenta il loro debito perenne in cambio di una sollievo temporaneo dalla povertà causata da prestiti precedenti. Già la quantità di denaro ripagata supera quella dei nuovi prestiti contratti. Nel 1992 il debito estero dell'Africa ha raggiunto i 290 miliardi di dollari, una cifra due volte e mezzo maggiore che nel 1980, e ha mandato alle stelle le percentuali di mortalità infantile e di disoccupazione, ha causato un peggioramento della condizione delle scuole, delle abitazioni e della salute generale della popolazione.

Il mondo intero sta affrontando sofferenze incommensurabili, che stanno già distruggendo il Terzo Mondo, e ora il Giappone, a tutto vantaggio dei cambiavalute. Un autorevole politico brasiliano ha affermato:

"La Terza Guerra Mondiale è già cominciata. E’ una guerra silenziosa, ma non per questo meno infame. Questa guerra sta abbattendo il Brasile, l'America Latina e praticamente tutto il Terzo Mondo. Invece dei soldati, a morire sono i bambini. E' una guerra costruita sul debito del Terzo Mondo, una guerra che ha come arma principale l'interesse, un'arma più letale della bomba atomica, più devastante di un raggio laser."

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27. Conclusioni

Benché sarebbe assurdo ignorare il ruolo fondamentale giocato da influenti famiglie come i Rothschild, i Warburg, gli Schiff, i Morgan e i Rockefeller, in ogni analisi della storia del sistema delle banche centrali e della riserva frazionaria ricordate che ormai le banche centrali e le grandi banche commerciali hanno quasi tre secoli di vita e sono profondamente radicate nella vita economica di molte nazioni. Queste banche non dipendono più da scaltri individui come Nathan Rothschild. Anni fa il problema della proprietà era importante, ma ora non più. Ad esempio, sia la Banca d'Inghilterra che la Banca di Francia furono nazionalizzate dopo la Seconda Guerra Mondiale ma non cambiò assolutamente nulla. Esse resistono e continuano a crescere, protette ora da numerose leggi, politici al soldo e mezzi di comunicazione che pubblicizzano strumenti ipotecari, immuni dal cambio generazionale. Tre secoli hanno conferito loro un alone di rispettabilità. La vecchia divisa scolastica è ora indossata dalla sesta generazione di figli, cresciuta in un sistema che non metterà mai in discussione, essendo stata chiamata a prendere parte a consigli direttivi di innumerevoli organizzazioni filantropiche.

Concentrare l'attenzione oggi sugli individui o sulle famiglie oppure cercare di rimettere ordine agli attuali detentori del potere serve a poco e sarebbe una distrazione dalla cura. Il problema è cosa ben più grande di questo. E' il sistema bancario corrotto, che è stato ed è tuttora utilizzato per consolidare una grande ricchezza in sempre meno mani, a costituire il nostro reale problema. Cambiate i nomi degli attori principali e il problema non scomparirà e non perderà nemmeno un colpo. Allo stesso modo, tra le orde di burocrati che lavorano alla Banca Mondiale, nelle banche centrali e nelle banche internazionali, solo una piccola parte di loro ha idea di ciò che sta realmente accadendo. Con ogni probabilità essi sarebbero sconvolti se sapessero che il loro lavoro sta contribuendo al tremendo impoverimento e alla graduale schiavizzazione del genere umano verso un piccolo gruppi di plutocrati incredibilmente ricchi. Non serve più dare importanza al ruolo degli individui. E il problema va oltre addirittura i concetti politici di destra e di sinistra. Tanto il comunismo e il socialismo quanto il capitalismo monopolistico sono stati utilizzati dai cambiavalute perché oggi essi traggono vantaggio da entrambi gli schieramenti del nuovo assetto politico. Lo statalismo e lo stato sociale della cosiddetta corrente di sinistra contro il liberismo dei neo conservatori, che vogliono lo statalismo fuori dalle proprie vite, della corrente di destra: in entrambi casi hanno la meglio i banchieri. La riforma monetaria è il più grande problema politico che questo paese deve affrontare. Chiarito ciò, procediamo con le conclusioni, ispirandoci allo spirito con cui Lincoln dichiarò: “senza rancore nei confronti di alcuno, con carità nei confronti di tutti”.

All'inizio di questo video abbiamo posto una serie di domande preoccupanti. Assicuriamoci di avervi risposto.

Cosa sta accadendo oggi in America? Perché siamo sommersi dai debiti? Perché i politici non sono in grado di tenere il debito sotto controllo?

Perché siamo sommersi dai debiti? Perché stiamo lavorando all’interno di un sistema monetario basato sul debito, progettato e controllato da banchieri privati. Ora, alcuni potrebbero obiettare che la Federal Reserve è un ente semi-governativo ma il Presidente nomina ogni quattro anni solo due dei sette governatori del Consiglio Esecutivo della Federal Reserve, e ad essi concede mandati di 14 anni, di gran lunga maggiori del proprio. Il Senato conferma queste nomine, ma la verità è che il Presidente non oserebbe mai nominare come membro di questo Consiglio chiunque non sia di gradimento a Wall Street. Naturalmente questo non preclude la possibilità che alcuni uomini rispettabili possano essere eletti nel Consiglio del Governatori, ma la realtà è che la Fed è precisamente studiata per operare in modo indipendente dal nostro governo, così come lo sono quasi tutte le altre banche centrali.

Alcuni affermano che la Fed incoraggi la stabilità monetaria e vediamo l'attuale Presidente della Banca d'Inghilterra, Eddie George, sostenere che questo sia il ruolo più importante di una banca centrale. In realtà, i risultati ottenuti dalla Fed nella stabilizzazione dell’economia mostrano un clamoroso insuccesso al riguardo. Nel corso dei primi 25 anni della sua esistenza la Fed ha causato tre importanti flessioni economiche, inclusa la Grande Depressione, e negli ultimi 30 anni ha condotto l'economia americana in un periodo di inflazione senza precedenti. Di nuovo, non si tratta di una qualche azzardata teoria complottista, è un fatto ben noto tra i più insigni economisti. Come spiegò Milton Friedman, vincitore del Premio Nobel:

"La massa monetaria, i prezzi e la produzione furono decisamente più instabili dopo l'istituzione della Federal Reserve. Il periodo di più drammatica instabilità per la produzione fu, naturalmente, quello intercorso tra le due guerre, che include le gravi contrazioni monetarie del 1920-21, 1929-33, e 1937-38. Nessun altro ventennio nella storia americana contiene fino a tre contrazioni altrettanto gravi.”
“Questa prova mi persuade del fatto che almeno un terzo dell'aumento dei prezzi nel corso e appena in seguito alla Prima Guerra Mondiale è da ricondurre all’istituzione della Federal Reserve, e che la gravità di ciascuna delle più grandi contrazioni, 1920-21, 1929-33 e 1937-38, è direttamente attribuibile a politiche attuate o non attuate dalle autorità della Reserve.”

“E’ dannoso qualunque sistema che dia un così grande potere e così tanta discrezionalità a pochi uomini, poiché questo errore, perdonabile o meno, può avere conseguenze di ampia portata. E' un sistema dannoso per coloro che credono nella libertà, perché conferisce a pochi uomini un così grande potere senza alcun efficace controllo del corpo politico. Questa è l'argomentazione politica chiave contro una banca centrale indipendente. Per parafrasare Clemenceau, 'il denaro è una faccenda di gran lunga troppo seria per essere lasciata nelle mani delle banche centrali'."

Dobbiamo imparare dalla nostra storia prima che sia troppo tardi. Perché i politici non sono in grado di controllare il debito federale? Perché tutto il nostro denaro nasce da un debito. Di nuovo, è il sistema monetario ad essere basato sul debito. Il nostro denaro è creato inizialmente dall'acquisto di obbligazioni degli Stati Uniti. La gente compra obbligazioni, come i buoni di risparmio, le banche comprano obbligazioni, gli stranieri comprano obbligazioni, e quando la Fed vuole immettere più denaro nel sistema allora compra obbligazioni, ma le paga attraverso una semplice registrazione contabile che crea dal nulla. Poi questo nuovo denaro creato dalla Fed viene moltiplicato di 10 volte dalle banche commerciali grazie al principio della riserva frazionaria.

Così, malgrado le banche non creino valuta, esse creano denaro scritturale o depositi concedendo nuovi prestiti ed investono persino parte di questo nuovo denaro. Di fatto, oltre mille miliardi di dollari di questo denaro creato in forma privata è stato utilizzato per acquistare sul mercato obbligazioni degli Stati Uniti, il che garantisce alle banche all’incirca 50 miliardi di dollari di interessi, esenti da rischi, ogni anno, meno dell’interesse che esse devono pagare ad alcuni depositanti. In questo modo, attraverso il prestito a riserva frazionaria, le banche creano più del 90% del denaro e dunque causano più del 90% della nostra inflazione. Che cosa possiamo fare per questo? Per fortuna esiste un modo per risolvere il problema con semplicità, equità e rapidità e senza causare gravi problemi finanziari. Possiamo far uscire il nostro paese completamente dal debito in uno o due anni ripagando queste obbligazioni con banconote americane esenti da debito, proprio come quelle emesse da Lincoln. Naturalmente questo da solo causerebbe una tremenda inflazione, dal momento che la nostra valuta oggi viene moltiplicata dal sistema bancario attraverso la riserva frazionaria. Ma ecco l’ingegnosa soluzione avanzata in parte da Milton Friedman, per mantenere la quantità di moneta stabile ed evitare sia inflazione che deflazione mentre il debito diminuisce.

Mentre il Tesoro acquisterebbe le proprie obbligazioni sul mercato con banconote degli Stati Uniti, i requisiti delle riserve delle banche cittadine verrebbero innalzati in misura proporzionale, in modo che la quantità di denaro in circolazione rimanga costante. Mentre coloro che detengono obbligazioni verrebbero pagati con banconote degli Stati Uniti, essi poi depositerebbero questo denaro rendendo quindi disponibile la valuta di cui le banche avrebbero bisogno per aumentare le proprie riserve. Una volta rimpiazzate tutte le obbligazioni con banconote degli Stati Uniti, le banche avrebbero una riserva bancaria pari al 100% invece del sistema a riserva frazionaria attualmente in uso.

Da questo momento in avanti gli ex edifici della Federal Reserve servirebbero solamente come camera di compensazione per le tratte bancarie e quindi come caveau per le banconote degli Stati Uniti. Il Federal Reserve Act non sarebbe più necessario e potrebbe essere abrogato. Il potere monetario potrebbe essere trasferito di nuovo al Dipartimento del Tesoro. Non ci sarebbero ulteriori creazioni e contrazioni di denaro da parte delle banche. Agendo in questo modo il nostro debito nazionale verrebbe ripagato in un solo anno o quasi, e la Fed e il sistema bancario a riserva frazionaria verrebbero aboliti senza provocare né una bancarotta nel paese, né un collasso finanziario, né inflazione o deflazione o cambiamenti significativi nel modo in cui il cittadino medio gestisce le proprie attività.

Per la persona della strada la differenza principale sarebbe che, per la prima volta dall’approvazione del Federal Reserve Act nel 1913, le tasse inizierebbero ad abbassarsi. Questa è davvero una benedizione per tutti voi, piuttosto che per gli amici del banchiere Hamilton. Ora osserviamo questa proposta in maggior dettaglio. Ecco i punti più importanti del Monetary Reform Act che deve essere approvato dal Congresso. Alla fine di questo video potete vedere la proposta che abbiamo steso per un Monetary Reform Act. Naturalmente ogni variazioni che porti ai medesimi risultati è ugualmente la benvenuta.

1. Ripagare il debito con banconote degli Stati Uniti esenti da debito.
Come disse Thomas Edison: “Se gli Stati Uniti possono emettere un'obbligazione da un dollaro, possono emettere una banconota da un dollaro. Entrambe si basano puramente sulla fiducia e sull’autorevolezza del governo americano”. Ciò comporta una semplice sostituzione di un tipo di obbligazione del governo con un altro. Una produce interesse, l'altra no. A tale scopo potrebbero essere utilizzate anche le banconote della Federal Reserve ma queste, come abbiamo proposto, non potrebbero più essere stampate se la Fed venisse abolita e così suggeriamo di utilizzare, invece, le banconote degli Stati Uniti.

2. Abolire il sistema a riserva frazionaria.
Mentre il debito verrebbe ripagato, i requisiti di riserva di tutte le banche e istituzioni finanziari sarebbero innalzati contemporaneamente in modo proporzionale per assorbire le nuove banconote degli Stati Uniti che verrebbero depositate per poi costituire la riserva aumentata delle banche. Verso la fine del primo anno di questo periodo di transizione le passività in corso delle istituzioni finanziarie sarebbero prese in carico dal governo in un'operazione una tantum. In altre parole, anch’esse sarebbero infine ripagate con banconote degli Stati Uniti esenti da debito, nell'ottica di mantenere stabile l’offerta monetaria totale. Alla fine del primo anno tutto il debito nazionale sarebbe così ripagato e noi potremmo cominciare a godere dei benefici di un sistema bancario a piena riserva. La Fed diventerebbe obsoleta, un anacronismo.

3. Abrogare il Federal Reserve Act del 1913 e il National Banking Act del 1864.
Queste leggi delegano il potere sul denaro ad un monopolio bancario privato. Esse devono essere abrogate e il potere di emissione restituito al Dipartimento del Tesoro, al quale apparteneva inizialmente sotto la presidenza di Abraham Lincoln. Nessun banchiere o nessuna persona in qualche modo affiliata ad istituzioni finanziarie dovrebbe essere autorizzato a regolamentare il sistema bancario. Dopo le prime due riforme, queste leggi non avrebbero più alcun senso di esistere poiché relative ad un sistema bancario a riserva frazionaria.

4. Ritirare gli Stati Uniti dal FMI, dalla BRI e dalla Banca Mondiale.
Queste istituzioni, come la Federal Reserve, sono progettate per centralizzare ulteriormente il potere dei banchieri internazionali sull'economia mondiale e gli Stati Uniti le devono abbandonare. I loro compiti innocui, come lo scambio valutario, possono essere portati a termine in sede nazionale oppure tramite nuove organizzazioni che siano limitate a queste funzioni.

Un simile decreto di riforma monetaria garantirebbe una solida stabilità della quantità di denaro in circolazione, senza causare né inflazione né deflazione. Ricordate, negli ultimi tre decenni la Fed ha raddoppiato l'offerta monetaria ogni 10 anni. Questo fatto e il sistema della riserva frazionaria sono le vere cause dell'inflazione e della riduzione del nostro potere d'acquisto, una tassa occulta. Queste e altre tasse sono le vere cause del perché oggi entrambi i coniugi devono lavorare per tirare avanti.

L’offerta monetaria dovrebbe aumentare lentamente per mantenere i prezzi stabili, all'incirca in proporzione alla crescita della popolazione, intorno al 3% all’anno, e non secondo il capriccio di un gruppo di banchieri che si incontrano in segreto. In realtà, tutte le future scelte su quanto denaro dovrà essere creato nell'economia americana dovranno essere fatte in base alle statistiche sulla crescita della popolazione e sull'indice del livello dei prezzi.

I nuovi regolatori monetari e il Dipartimento del Tesoro, chiamati ad esempio la “Commissione Monetaria”, non avrebbero assolutamente potere discrezionale in materia ad eccezione di un periodo di guerra dichiarata. Questo garantirebbe una crescita fissa stabile di circa il 3% annuo, avendo come risultato prezzi stabili e cambiamenti non improvvisi nell'offerta monetaria. Per assicurarsi che questo processo sia del tutto trasparente ed ineccepibile tutte le decisioni dovrebbero essere pubbliche e non segrete come lo sono oggi gli incontri del Consiglio dei Governatori della Fed.

Come possiamo sapere che questo funzionerà? Perché questi provvedimenti eliminano le due cause principali di instabilità economica – la Fed e il sistema a riserva frazionaria – oltre alla causa più recente, la BRI, la Banca dei Regolamenti Internazionali. Ma, cosa più importante, il pericolo di gravi depressioni sarebbe scongiurato. Ascoltiamo Milton Friedman in merito all’unica causa delle gravi crisi economiche:

“Non conosco nessuna grave depressione, in un qualunque paese e in un qualunque periodo storico, che non sia stata accompagnata da una drastica diminuzione nell'offerta monetaria, e allo stesso tempo, nessuna drastica diminuzione nell’offerta monetaria che non sia stata accompagnata da una depressione.” – Milton Friedman

Qui ci troviamo a Guersney e questo è il suo mercato dei fiori e degli ortaggi. Guersney è uno degli esempi più riusciti di quanto bene possa funzionare un sistema monetario esente da debito.
Nel 1815 fu istituita una commissione per studiare come si potesse finanziare nel miglior modo possibile la costruzione di questo nuovo mercato. L'isola, impoverita, non poteva permettersi ulteriori tasse e così i padri fondatori decisero di provare con un'idea rivoluzionaria: stampare la propria cartamoneta. Si trattava di semplici banconote di carta colorata create dal nulla ma la popolazione di questa piccola isola fu d’accordo nell’accettarle e nell’iniziare a commercializzarle. Per assicurarsi che circolassero in maniera capillare le banconote furono dichiarate valide per pagare le tasse. Naturalmente quest’idea non aveva nulla di nuovo: era esattamente ciò che gli Stati Uniti avevano fatto prima della Rivoluzione americana e possiamo elencare molti altri esempi in tutto il mondo, ma era una novità per Guersney e fece miracoli. Questo mercato è ancora attivo e, ricordate, fu costruito senza causare alcun debito per la popolazione di questa città-stato.

Ma cosa accadrebbe se seguissimo l'esempio di Guersney? Come reagirebbero i banchieri a queste riforme? Certamente il cartello dei banchieri internazionali si opporrebbe a delle riforme che togliessero loro il controllo delle economie mondiali, come hanno fatto in passato. Ma è ugualmente certo che il Congresso ha l'autorità costituzionale e la responsabilità di emettere denaro esente da debito, le banconote degli Stati Uniti, e di riformare le leggi sul sistema bancario che ha emanato in modo così incauto.

Senza dubbio i banchieri affermerebbero che l'emissione di denaro esente da debito provocherebbe una grave inflazione e si produrrebbero in funeste profezie, ma ricordate: è il meccanismo della riserva frazionaria la vera causa di oltre il 90% dell'inflazione, non il fatto che banconote del Tesoro esenti da debito siano utilizzate per sostenere il disavanzo del governo. Nel sistema corrente, ogni eccesso di spesa da parte del Congresso è trasformato in maggiori titoli di debito e il 10% acquistato dalla Fed viene poi moltiplicato di parecchie volte dai banchieri, provocando oltre il 90% di tutta l'inflazione.

Il nostro sistema bancario basato sul debito e la riserva frazionaria sono il vero problema. Dobbiamo ignorare le inevitabili resistenze e rimanere compatti finché la cura non è completa. Come disse Josiah Stamp, Direttore della Banca d'Inghilterra negli anni ‘20, riferendosi all'attuale sistema bancario a riserva frazionaria:

“Il sistema bancario fu concepito nell'iniquità e nacque nel peccato. I banchieri possiedono la Terra. Portategliela via, ma lasciate loro il potere di creare il denaro e controllare il credito, e con un tratto di penna creeranno abbastanza denaro per ricomprarsela. Togliete questo grande potere ai banchieri e tutte le grandi fortune del mondo come la mia spariranno, e devono scomparire, affinché questo sia un mondo migliore e più felice in cui vivere. Ma se volete continuare a rimanere schiavi dei banchieri e pagare il prezzo della vostra stessa schiavitù, lasciate che continuino a creare il denaro e a controllare il credito." - Sir Josiah Stamp

Gli americani lentamente stanno comprendendo. Oggi oltre 3200 città e contee hanno sottoscritto la proposta di un'organizzazione senza fini di lucro chiamata Sovereignty (Sovranità). Il movimento Sovereignty chiede al Congresso di autorizzare il Segretario al Tesoro a stampare 90 miliardi di dollari all'anno di banconote degli Stati Uniti, quindi non banconote della Federal Reserve né obbligazioni basate sul debito, per prestare denaro senza interesse alle città, alle contee e ai distretti scolastici per le migliorie necessarie. Eccezionalmente, e lodevolmente, l'Associazione Bancaria della Comunità dell'Illinois, che rappresenta 515 banche membre, ha sostenuto la proposta di questa Sovereignty, un bel passo nella giusta direzione.

Questo ci porta ad un’altra domanda che ci siamo posti all’inizio di questo video. Siamo forse diretti verso un collasso economico senza precedenti, tale da far sembrare il crollo del 1929 e la Grande Depressione che ne seguì una scampagnata domenicale con l’oratorio? Se è così, come possiamo impedirlo? E cosa possiamo fare per proteggere le nostre famiglie?

Come ha ripetutamente sottolineato Milton Friedman, non ci può essere una forte depressione senza una forte contrazione di denaro. Nel nostro sistema, solo la Fed e la BRI, la Banca dei Regolamenti Internazionali, con la collaborazione dei banchieri degli Stati Uniti, oppure una cordata delle più grandi banche di Wall Street, potrebbero provocare una depressione. In altre parole, la nostra economia è così grande ed elastica che una depressione non può semplicemente avvenire per caso. A meno di una riforma del sistema bancario, essi continueranno a detenere quel potere e potranno staccare la spina della nostra economia in qualunque momento. L'unica soluzione è abolire la Fed e il sistema della riserva frazionaria e svincolarsi dalla BRI. Solo questo spezzerà il potere dei banchieri internazionali sulla nostra economia. E ricordate, un crollo del mercato azionario non può causare da solo una forte depressione, solamente una forte contrazione dell'offerta monetaria può farlo.
Il crollo del 1929 spazzò via soltanto i nostri speculatori azionari, principalmente quelli medio-piccoli, avendo come risultato il passaggio in mani altrui di un valore di 3 miliardi di dollari. Ma servì come cortina fumogena per coprire la contrazione del credito del 33% da parte della Fed che avvenne nel corso dei successivi quattro anni e che ebbe come risultato il trasferimento di una ricchezza di oltre 40 miliardi di dollari dalle mani della classe media americana alle grandi banche.

Poi, nonostante le grida di protesta impotenti da parte di un Congresso diviso, l'indipendente Fed mantenne ridotta l'offerta monetaria per un intero decennio. Soltanto la Seconda Guerra Mondiale pose fine alla terribile sofferenza che la Fed aveva inflitto al popolo americano.

In una depressione, la ricchezza rimanente della classe media strangolata dai debiti sarebbe vanificata dalla disoccupazione, dalla diminuzione dei salari e dai conseguenti espropri. Se cominciassimo a riformare il nostro sistema monetario i cambiavalute potrebbero attuare quello che fecero nel 1929 e negli anni ‘30: far crollare il mercato azionario e utilizzarlo come cortina fumogena per contrarre l'offerta monetaria. Ma se siamo determinati a combattere per riprendere il controllo del nostro denaro potremo venirne fuori abbastanza velocemente, probabilmente in pochi mesi, mentre le banconote degli Stati Uniti comincerebbero a circolare e sostituirebbero il denaro tolto dalla circolazione dai banchieri. Più tempo aspettiamo e maggiore sarà il pericolo, e perderemo per sempre il controllo della nostra nazione.

Ma alcuni ancora si chiedono perché i banchieri internazionali potrebbero voler causare una depressione. Non sarebbe come uccidere la gallina dalle uova d'oro degli interessi? Ricordate cosa disse Larry Bates all'inizio di questo video.

“Vedete, nei periodi di sconvolgimento economico, in una crisi economica, la ricchezza non viene distrutta, viene semplicemente trasferita.”

Abbiamo qualche indizio di cosa abbiano in serbo per noi i cambiavalute? Questo è ciò che ha detto David Rockefeller, il presidente della Chase-Manhattan Bank, la più grande banca di Wall Street:

“Siamo sull'orlo di una trasformazione globale. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è una grande crisi che avvenga al momento giusto e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale.” – David Rockefeller

Così la crisi è necessaria per portare a termine in modo rapido i loro piani. L'unica domanda è: quando avverrà questa crisi? Per fortuna abbiamo abbastanza tempo ed è improbabile che questa avverrà prima delle elezioni del 1996, ma in seguito il pericolo comincerà ad affiorare.

Ma se decideranno o meno di causare un crollo o una depressione attraverso gli inesorabili aumenti delle tasse e la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro mandati all'estero grazie a trattati commerciali come il GATT e il NAFTA, la classe media americana è la specie più a rischio. La manodopera a più buon mercato, tra cui il lavoro schiavistico nella Cina comunista che Harry Wu ha eroicamente documentato, è utilizzata per competere con la manodopera americana. In altre parole, il denaro si sta consolidando in sempre meno mani come mai si era visto prima nella storia di questa nazione o del mondo. Senza le riforme la classe media americana sarà presto estinta, lasciando solo i pochi veramente ricchi e i molti veramente poveri, come è già accaduto in gran parte del mondo.
Nel corso degli anni siamo stati messi in guardia da membri del Congresso, presidenti, industriali ed economisti. Anche i capi religiosi hanno intravisto il pericolo. Intorno al 1898, nel periodo di William Jennings Bryan, Papa Leone XIII disse:

“Da una parte una fazione strapotente perché straricca, la quale, avendo in mano ogni sorta di produzione e commercio, sfrutta per sé tutte le sorgenti della ricchezza, ed esercita pure nell'andamento dello Stato una grande influenza. Dall'altra una moltitudine misera e debole, dall'animo esacerbato e pronto sempre a tumulti.”

“Un’usura divoratrice che, sebbene condannata tante volte dalla Chiesa, continua lo stesso, sotto altro colore, a causa di ingordi speculatori... tanto che un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto all'infinita moltitudine dei proletari un gioco poco meno che servile.” – Papa Leone XIII

Più di recente, nel corso della Grande Depressione americana, Papa Pio XI parlò del medesimo problema:

“Ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l'accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell'economia in mano di pochi.”

“Questo potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui vive l'organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l'anima dell'economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare.” – Papa Pio XI

Ma ora ritorniamo alla nostra domanda iniziale, cosa possiamo fare per proteggere le nostre famiglie nel corso di una depressione?

Innanzitutto, se potete, estinguete tutti i vostri debiti anche se questo significa abbassare il proprio tenore di vita. Altrimenti vi ritroverete a perdere qualunque cosa che è stata finanziata con il debito.

In secondo luogo, aumentate la vostra liquidità. Riducete le vostre ricchezze in forme più liquide. Riducete i vostri beni immobiliari, ad esempio. Se possedete interamente la vostra abitazione, non ci sono problemi. In caso contrario, vendete altri beni per ripagarla. Nel peggiore dei casi, considerate la possibilità di investire alcuni dei vostri beni nelle vecchie monete d'argento. Prima del 1965, le monete erano al 90% in argento ma da allora non lo sono più.

E' triste vedere che nel corso di una grave depressione un unico dollaro d'argento poteva sfamare la vostra famiglia per una settimana.

Perché questi vecchi dollari in argento diventeranno così preziosi? Perché la maggior parte delle persone ne ha dimestichezza. Sanno che essi hanno un peso e una purezza garantiti. In quel caso, per la vostra famiglia solamente 20 o 30 dollari d'argento potrebbero fare la differenza per riuscire a cavarsela in questo che sembra essere il periodo peggiore della storia degli Stati Uniti.

Informate i vostri amici, il nostro paese ha bisogno di un gruppo compatto che comprenda realmente come viene manipolato il nostro denaro e quali siano le vere soluzioni. Perché se arriverà una depressione, coloro che si definiscono “conservatori” si faranno avanti per proporre delle soluzioni preconfezionate dai banchieri internazionali. Diffidate dagli appelli per un ritorno al gold standard. Perché? Semplice. Perché mai come ora così tanto oro è concentrato al di fuori dei confini americani e mai come ora così tanto oro è nelle mani di enti governativi internazionali come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. In effetti, oggi il Fondo Monetario Internazionale possiede più oro di qualunque altra banca centrale. Una valuta garantita dall’oro di solito porta degli sconvolgimenti ad una nazione e un ritorno al passato sarebbe certamente, nel nostro caso, una soluzione sbagliata.

Ricordate, abbiamo avuto una valuta garantita dall’oro nel 1929 e nel corso dei primi quattro anni della Grande Depressione. Allo stesso modo, diffidate di qualunque progetto che viene avanzato per proporre una moneta regionale o mondiale, questo è il cavallo di Troia dei banchieri internazionali.

Informate i vostri rappresentanti al Congresso. Occorrono soltanto pochi uomini convincenti per far sì che gli altri prestino attenzione. La maggior parte dei membri del Congresso non comprende proprio il sistema mentre altri lo comprendono ma sono così influenzati dalle elargizioni elettorali provenienti dalle banche che fanno finta di nulla, non rendendosi conto della gravità della loro trascuratezza.

Speriamo di aver fornito un valido contributo al dibattito nazionale sulla riforma monetaria. Resta a ciascuno di noi fare il proprio dovere, in modo coerente alla propria condizione. Possa il Signore darci la luce per riformare la nostra nazione e noi stessi. Diciamo “noi stessi” perché, fondamentalmente, tantissime persone saranno condotte sempre più alla disperazione dall'accumulo delle ricchezze del mondo in sempre meno mani. Gli uomini tenderanno a diventare come i propri oppressori: egoisti e avidi.

Piuttosto tenete bene a mente, in questo periodo di riforme, l’avvertimento a non perdere di vista le cose più importanti, come disse Papa Pio XI:

“Che cosa gioverebbe infatti che gli uomini con più saggio uso delle ricchezze si rendessero più capaci di fare acquisto anche di tutto il mondo, se poi ne ricevessero danno per l'anima? Che cosa gioverebbe insegnar loro sicuri principi intorno alla economia, se poi si lasciano trascinare dalla sfrenata cupidigia e dal gretto amore proprio a tal segno che ‘pur avendo udito gli ordini del Signore, abbiano poi a fare tutto all'opposto?”  - Papa Pio XI

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INDICE

01. Introduzione
02. I cambiavalute
03. L’Impero Romano
04. Gli orafi
05. I tally sticks
06. La Banca d’Inghilterra
07. L’ascesa dei Rothschild
08. La Rivoluzione americana
09. La Banca del Nord America
10. L’Assemblea Costituente
11. La Prima Banca degli Stati Uniti
12. L’ascesa al potere di Napoleone
13. La morte della Prima Banca
14. Waterloo
15. La Seconda Banca degli Stati Uniti
16. Andrew Jackson
17. Abe Lincoln
18. Il ritorno del gold standard
19. Argento libero
20. J.P. Morgan e il crollo del 1907
21. L'isola di Jekyll
22. Il Fed Act del 1913
23. Prima Guerra Mondiale
24. La Grande Depressione
25. Franklin Delano Roosevelt - Seconda Guerra Mondiale
26. Fondo Monetario Internazionale / Banca Mondiale
27. Conclusioni

*Edizione italiana a cura di JJules - Traduzione a cura di JJules, Clear_sky, Seventhwave
31/03/2008 : signet@work : sandro pascucci : www.signoraggio.com v.1.0
[http://www.signoraggio.com/signoraggio_isignorideldenaro.html]

http://www.signoraggio.com/signoraggio_isignorideldenaro.html

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