venerdì 29 maggio 2015

USA: la Quiet Zone, la zona senza cellulari che ora rischia di sparire

Creata nel 1958 a cavallo tra Virginia, West Virginia e Maryland, ospita i telescopi dell'Osservatorio nazionale ed è immune da qualsiasi inquinamento elettromagnetico

di Carola Traverso Saibante

Niente cellulari né microonde, niente che possa interferire con il progetto scientifico per cui è stata creata quasi 60 anni fa: la National Radio Quiet Zone è bel morso di suolo statunitense - abitato – saltato fuori dal mondo delle moderne onde dal 1958. Ma non è detto che resista a lungo.

Fuori dalle onde
È un rettangolo di terra grande approssimativamente 33mila km², a cavallo tra Virginia e West Virginia, e include anche una piccola parte di Maryland; è protetta dalle montagne degli Allegani e non troppo distante da Washington DC. Ci vivono circa 8000 persone. In modo completamente diverso dagli altri cittadini americani, dato che qui gli unici mezzi trasmissivi accettabili per le telecomunicazioni sono il via cavo e il satellitare. Già avvicinandosi alla zona ci si rende conto: la radio in macchina interrompe le trasmissioni, e il cellulare non dà più segnali di vita. Benvenuti nella National Radio Quiet Zone, la terra americana dove qualsiasi onda elettromagnetica d'umana fabbricazione è strettamente bandita, in nome della ricerca scientifica. Quindi Internet sì, ma solo davanti al pc, e soprattutto niente telefonini: da quel punto di vista si è come rimasti agli anni '80
. Ogni apparecchiatura elettrica ed elettronica che possa generare un campo o interferenza elettromagnetica, a partire da un semplice aspirapolvere, è potenzialmente pericolosa. Le linee telefoniche sono lente, e il paesaggio è costellato dalle vecchie cabine telefoniche, che non sempre funzionano.

Un captatore unico
Paradiso degli astronomi e sede di importanti programmi d'intelligence, la Quiet Zone è casa del radiotelescopio Green Bank (GBT), il più grande telescopio al mondo completamente movimentabile, oltre che essere uno dei più grandi oggetti terrestri che si possono muovere, con un diametro di 100 metri, e più alto della Statua della Libertà. Un oggetto dalla sensibilità iper-avanzata, in grado di rilevare le onde radio emesse millisecondi dopo la nascita dell'universo, che capta segnali dalle zone più remote delle galassie, che ha però bisogno di assoluto «silenzio radio» per funzionare. Ossia, di silenzio elettromagnetico. Ogni cosa che può interferire è proibita, per esempio i motori a benzina, che usano candele d'accensione, nel raggio di un miglio. «Il telescopio ha la sensibilità equivalente a un miliardesimo di miliardesimo di un milionesimo di watt ... l'energia sprigionata da un solo fiocco di neve che cade al suolo- ha spiegato il manager Mike Holstine alla Bbc http://www.bbc.com/news/magazine-32758042 -. Qualsiasi cosa artificiale sopraffarebbe quel segnale». Per questo, nel 1958, è stata creata la Zona (dove i telescopi sono una decina), che è anche il principale punto d'ascolto dell'Agenzia di Sicurezza Nazionale statunitense, che intercetta comunicazioni che vengono da molto, molto lontano, dalla sua Stazione di Sugar Grove.

Sugar Grove potrebbe chiudere i battenti il prossimo settembre, almeno in parte. Non solo. L'intera Quiet Zone è a rischio: il suo principale finanziatore, la Fondazione Nazionale per la Scienza, ha annunciato che nel 2017 potrebbe ridurre significativamente i suoi contributi. Il suo mantenimento costa oltre 13 milioni di euro all'anno, e parte di quei soldi sarebbero usati invece per la costruzione di nuovi telescopi in Cile.

Sicuramente l'idea fa invece inorridire i «rifugiati da onda radio», le decine e decine di cittadini che si sono trasferiti nella Quiet Zone dopo essersi ammalati per la loro sensibilità spiccata alle onde elettromagnetiche. L'elettro-sensibilità (riconosciuta attualmente come patologia solo dalla Svezia) crea vari sintomi debilitanti, che vanno dal mal di testa alla nausea, dai dolori al petto ai bruciori di stomaco; l'Organizzazione Mondiale della Salute ha proposto di farla rientrare nelle «intolleranze ambientali».

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