mercoledì 15 luglio 2015

GRECIA: fondatore di Syriza: “È in gioco la democrazia”, ci vogliono umiliare

«e’ letteralmente impossibile fare quello che ci chiedono» dice Vassilis Primikiris con un sorriso amaro. Sono le sette di sera di una giornata drammatica per la Grecia. L’ennesima. Ma questa è diversa. Le strade di Atene sono deserte. Tutti sono incollati davanti alle televisioni. Vogliono capire se l’accordo verrà firmato, se le banche riapriranno, se ci saranno i soldi per andare avanti. Nella sede di Syriza di piazza Koumoundourou, uno dei fondatori del partito del premier Alexis Tsiprars, commenta le ultime novità scuotendo la testa. «Ci chiedono di fare tutte quelle riforme nel giro di tre giorni? E’ assurdo. Non è possibile. E’ evidente che non stiamo più discutendo di debiti e di denaro, è in gioco la democrazia. Vogliono comandare loro, imporre le loro decisioni. Come se il Parlamento greco e il popolo greco non contassero nulla». Altre voci rimbalzano dalle stanze vicine, sono quasi delle urla: «Vogliono il nostro sangue!».

In minoranza
Primikiris è uno dei quindici membri della segreteria esecutiva del comitato centrale di Syriza. E lo dice subito: «Sono in minoranza. Ma se fosse per me, rimanderei al mittente quella proposta. Non si può riformare il sistema pensionistico dal lunedì al mercoledì. Cosa significa che non si fidano di noi? Si sono fidati dei governi precedenti, quelli che ci hanno condotto a questo massacro. Si fidavano e facevano affari con loro, sulla pelle dei greci, perché erano dello stesso partito politico. Quello che dice Schaeuble è inaccettabile. Se non si fida lui, non ci fidiamo neanche noi». Proprio a quell’ora, per la prima volta il giornale di partito «Avgi» metteva on-line un lungo ragionamento politico, la cui sintesi è questa: «Nuove elezioni».
«Non abbiamo paura», dice Primikiris. «Se andiamo a votare, Syriza crescerà ancora, i sondaggi ci danno al 38, ma prenderemo il 40 per cento. Il referendum è stata una scelta molto apprezzata dai greci. E’ democrazia: a noi interessa ancora
».
Significativa anche la reazione (in un tweet) del ministro della Difesa e leader del partito Greci Indipendenti, Panos Kammenos: «Ora è chiaro: ci vogliono schiacciare. Adesso basta».

Sull’orlo del precipizio
La rabbia sta crescendo con lo sfinimento. Ormai da un mese si balla sull’orlo del precipizio. Al punto che il vicepresidente del parlamento Europeo e membro di Syriza, Dimitrios Papadimoulis, andava in televisione a dichiarare: «E’ in atto un tentativo di umiliare la Grecia. E’ quello che sta facendo la Germania. Vuole umiliare i greci e far cadere il governo Tsipras».

Non è stata la giornata che tutti speravano di poter festeggiare. La sera dell’accordo, del ritorno alla normalità. Tutto resta sospeso. Restano tre giorni per cambiare un Paese dalle fondamenta. Tre giorni per fare le riforme che non sono state fatte in tutti questi anni: pensioni, fisco e Iva, privatizzazioni, riforma della legge sui fallimenti e quella dell’istituto di statistica. Un punto, quest’ultimo, che spiega bene la mancanza di fiducia: non vogliono che sia il governo greco a gestire i dati.

Il Parlamento dovrà riunirsi oggi in piazza Syntagma. Il partito del premier Tsipras si presenterà spaccato. Ma è già in vista, almeno in teoria, un governo di unità nazionale, sancito nei fatti. Nea Demokratia, To Potami e Pasok, dopo aver votato compatti a favore del piano di riforme, sono pronti a sostenere anche questa nuova controproposta. Il leader di Nd, Vangelis Meimarakis, ieri ha incontrato Angela Merkel e Jean Claude Juncker: «Non lasciatevi ingannare - ha detto - i greci non sono contro l’euro. E’ stata una furbata di Tispras farlo credere con il referendum. In realtà la maggior parte del Paese vuole rimanere in Europa. Noi, forze democratiche, siamo disposti a fare il necessario perché questo succeda». Appoggeranno le riforme e l’accordo. Così come il leader di To Potami, Stavros Theodorakis, esponente dei poteri forti, armatori e proprietari di catene televisive. Così come faranno anche i socialdemocratici del Pasok, in linea con Hollande, Renzi e tutto il Pse.

I numeri ci sono. Bisogna capire se ci sarà il tempo tecnico per stare nei patti. Bisognerà capire se il partito di Tsipras reggerà l’urto. Tre giorni di riforme imposte per avere in cambio un accordo.

http://www.lastampa.it/2015/07/13/economia/la-grecia-incredula-e-umiliata-ora-basta-ci-vogliono-schiacciare-FAev239olhduuvZSwtpoWN/pagina.html

Nessun commento:

Posta un commento