venerdì 4 settembre 2015

Maestro Armando D'Elia: pericoli del latte di vacca e dei suoi derivati - PARTE I

Armando D'Elia ha proseguito l'importante lavoro di George Cuvier, fondatore dell'anatomia comparata, e per quanto riguarda l'alimentazione della specie umana è stato il più grande scienziato di tutti i tempi. Quanto segue è tratto dal suo libro 'Miti e realtà nell'alimentazione umana' scritto nel 1999 con incredibile anticipo sui tempi 




Il latte è un alimento proteico di origine animale la cui importanza è dovuta alla
altissima sua capacità plastica, capacità che si manifesta nella fase di
accrescimento di tutti i mammiferi (quindi, anche dell'uomo) che inizia
immediatamente dopo la nascita.
Ma il latte è importante anche perché l'uomo, separandone artificiosamente la
parte proteica, fabbrica con tale parte, che usa come alimento, vari prodotti;
questo crea dei problemi salutistici, che qui di seguito analizzeremo
sinteticamente.
Già dicemmo che l'uomo preistorico, a causa di sconvolgimenti climaticogeologici,
dovette divenire, da animale frugivoro-fruttariano abitatore della foresta
intertropicale, animale da savana; qui, mancandogli la frutta, suo alimento di
elezione, per sopravvivere fu costretto ad introdurre nella sua dieta le proteine
animali della carne ed i cereali, divenendo, così, carnivoro e granivoro. Queste
gravi deviazioni dell'uomo dalla sua alimentazione naturale, rese ancora più gravi
dal ricorso alla cottura, sono state la causa iniziale della sua degenerazione
fisiopsichica.
Ma all'inizio del Neolitico un'altra grave turbativa venne introdotta
nell'alimentazione umana: il latte dei mammiferi non umani e i derivati di tale
latte.
Il latte è l'unico nutrimento del cucciolo umano sino al completamento della prima
dentizione, detta, perciò, "da latte". In tutti i mammiferi l'attività galattogena delle
ghiandole mammarie cessa appena il neonato ha acquisito, con la comparsa dei
denti, capacità masticatorie che consentano una alimentazione basata su cibi
solidi. Parallelamente il bambino, istintivamente, cessa gradualmente di appetire
il latte materno e rivolge la sua attenzione verso cibi di altra natura e che
evidentemente necessitano per l'ulteriore suo sviluppo: è, questo, uno dei tanti
disegni della Natura, perfetti nella loro complementarietà armonica.
Ebbene, questo si verifica in tutti indistintamente i mammiferi, ma non nell'uomo,
il quale, in contrasto con la suesposta regola vigente in Natura, decide di restare
lattante per tutta la vita, anche dopo aver completato la propria dentatura !
E poiché non può più attingere latte dalla propria madre si rivolge ad una
balia, non però ad una improbabile balia umana, ma alla femmina di un altro
mammifero, un mammifero erbivoro, generalmente la mucca. In poche
parole, l'uomo si "tramuta" in vitello!
Questa faccenda, biologicamente assurda, sfiora il ridicolo, ma le conseguenze
negative sulla salute dell'uomo sono così notevoli da meritare la nostra più seria
attenzione; si tratta di una autentica follia, un insulto al grande disegno della
Natura, che l'uomo paga a caro prezzo. Parliamone

Il latte e la salute umana
Ogni mammifero produce un tipo di latte adatto solo alla propria specie, cioè,
come si dice, specie-specifico. Orbene, tra il latte umano e quello vaccino c'è un
abisso ! Si è anche detto che tra i due latti c'è la stessa differenza esistente tra
una donna e una mucca; questa affermazione, dovuta alla penna di un famoso
nutrizionista (il dott. Diamond) può avere la parvenza di una battuta di spirito, ma
in realtà è un truismo.
Non riportiamo la solita tabella comparativa tra i due latti preferendo (cosa che
faremo immediatamente) mettere l'accento solo sulle differenze essenziali; anche
perché i valori tabellari sarebbero solo indicativi essendo condizionati da due
variabili fluttuanti, cioè dall'alimentazione (sia della donna che degli animali da
latte) e da vari fattori ambientali.
Le proteine del latte di mucca costituiscono insomma per la loro quantità una
autentica "overdose" proteica per un essere umano; questa osservazione venne
per la prima volta fatta dal prof. Gustav von Bunge (nel 1871), famoso fisiologo
tedesco, al quale va riconosciuto il merito di avere per primo richiamato
l'attenzione dei più grandi nutrizionisti sull'argomento, innescando così una ricca
sequenza di studi sulle proteine del latte.

Come primo risultato si giunse ad accertare che quando la quantità di proteine
assunte con un determinato latte supera il normale fabbisogno del soggetto così
alimentato, l'eccesso determina un sovraccarico di lavoro per il fegato e per i reni.
 Jean Trèmolières dimostrò, con uno studio da lui reso pubblico in un
"CAHIER DE NUTRITION" (H. Lestradet, 1982), che i reni di un bambino nutrito
con il latte vaccino sono un terzo più grossi degli stessi organi appartenenti ad un
bambino, nutrito : con latte umano, a causa dell'ipertrofia determinata dal
superlavoro cui si è accennato nel precedente stelloncino.
 Secondo, alcuni studiosi il latte vaccino, dovendo fare accrescere
rapidamente un vitello, possiede una sorta di “carica propulsiva anabolica”
adeguata a tale compito. Quando il latte vaccino viene usato dall'uomo questa
"carica" agisce come un farmaco anabolizzante, cioè come uno stimolatore
dell'accrescimento corporeo, stimolatore che "disturba" la velocità di crescita
propria dell'essere umano. Si è pertanto ipotizzato che II latte di mucca possa
anche provocare manifestazioni cancerose e questo potrebbe anche essere una
delle cause, non secondaria, per cui tali manifestazioni si riscontrano oggi,
purtroppo, con sempre maggior frequenza, in individui giovani e anche
giovanissimi.
Una conseguenza estremamente importante (ed in un certo senso anche
allarmante) dell'uso del latte vaccino nell'alimentazione umana, sempre a causa
dell'alta sua carica proteica, è stata resa nota da insigni studiosi, anche italiani,
tra i quali citiamo T. Valpiana che, nel sue libro "ALIMENTAZIONE NATURALE
DEL BAMBINO", così ce ne parla: "Dati rilevati negli U.S.A. dimostrano che negli
ultimi venti anni l'età alla quale si conclude l'accrescimento fisico della razza
umana è diminuita di circa cinque anni per cui oggi il giovane americano alla
visita di leva, a 20 anni, dimostra di aver già concluso la crescita ossea (cosa che
appena vent'anni fa si raggiungeva solo all'età di venticinque anni) perché alimentato
fin dalia nascita con latte non umano e con cibi iperproteici. Ogni specie
infatti deve alimentarsi con i cibi previsti dal suo ritmo di accrescimento: il
latte umano è creato per un cucciolo la cui crescita è lenta e l'uso di latti
diversi non può che portare a conseguenze ancora inimmaginabili”.
 Il latte umano è, fra tutti i latti, quello che ha il contenuto proteico più basso,
in assoluto; ed è quello più dolce (ne abbiamo già parlato nel quinto capitolo).
Riprendiamo il discorso con la seguente tabella comparativa del contenuto
proteico e glucidico, dei principali tipi di latte (dati tratti da "SCIENZA
DELL'ALIMENTAZIONE E DIETOLOGIA - GLI ALIMENTI DI ORIGINE
ANIMALE" di Senesi e Saccomani - Fabbri Editore)


                 proteine totali in percentuale    glucidi(zuccheri) in percentuale nel latte
Donna       0,9                                            6.9
Vacca        3,5                                            4,8
Bufala       3,8                                            4,9
Capra        3,9                                           4,7
Pecora       5,3                                           5,2
Asina         1,8                                           6,2
Coniglio    10,4                                          2,1


L'uomo è il mammifero che impiega più tempo per raddoppiare, dalla nascita, il
proprio peso (20 settimane), seguito dagli equini (8-9 settimane), dai bovini (7
settimane), dagli ovini (1-3 settimane), dai caprini (3 settimane) dai conigli (1
settimana). Naturalmente, ciò è proporzionale ai contenuto proteico dei rispettivi
latti; nel coniglio, ad esempio, il raddoppio è il più rapido avendo, il suo latte, la
più elevata carica proteica (10,4) e nell'uomo, il cui latte ha il più basso contenuto
proteico, si verifica invece la più bassa velocità di accrescimento.

Sul piano clinico (e neuropsichico, specialmente) si può affermare che un uomo
che assume proteine in eccesso avrà certamente un più veloce accrescimento e
diventerà adulto prima, ma questo è tutt'altro che un vantaggio, come, con una
certa faciloneria, potrebbe ritenersi.
Da un tale eccesso proteico derivano infatti molte conseguenze negative:
anzitutto (come già sottolineammo nel quarto capitolo) un superlavoro imposto ai
reni e al fegato, ma non meno importanti sono i danni arrecati al sistema neuroendocrino
ed in particolare all'ipofisi, alla tiroide e al surrene. Studi successivi effettuati da alcuni noti neurofisiologi hanno però dato un rilievo prevalente alfa
anormale eccitazione del sistema nervoso (non solo neurovegetativo) provocata
dalla assunzione di carne ed oggi tutti i nutrizionisti concordano nel ritenere, tout
court, che la carne sia più che altro un eccitante.
"Inoltre si è potuto constatare che, assumendo proteìne in eccesso, si ha
certamente un rapido accrescimento, accompagnato però da labilità del sistema
neuropsichico e da distonia neurovegetativa" (DA "MINERVA NIPIOLOGIA", n.
29 -1979). Riprenderemo quest'argomento presto.

I glucidi sono presenti nei diversi latti soprattutto sotto forma di lattosio, che
è essenziale per lo sviluppo cerebrale del cucciolo umano, sviluppo cerebrale che
è molto più rapido di quello del vitello ed è per questo che il lattosio è presente
nel latte umano in misura superiore a quella presente nel latte vaccino, quasi il
doppio. Ne consegue che usando latte vaccino viene a soffrire lo sviluppo
cerebrale e psichico del bambino e ciò è in contrasto con il diritto naturale
dell'uomo di divenire più intelligente di un vitello! Peraltro è stato accertato che il
lattosio è indispensabile per la formazione della mielina, la cui guaina ricopre le
fibre nervose.
Il lattosio, che è chimicamente un disaccaride, si scinderà, durante la digestione,
in galattosio e glucosio ad opera della lattasi, un fermento che caratterizza il
periodo della lattazione e la cui produzione cessa presso a poco alla caduta dei
denti da latte e alla loro sostituzione con i denti permanenti, cioè appena si
esaurisce la sua funzione naturale.
Ancora una volta la Natura ci dimostra la sua perfezione, ma l'uomo, nella sua
antropocentrica mania di volere modificare, quasi a correggerle, le leggi naturali,
anche da adulto vuole nutrirsi con il latte vaccino, vuole a tutti i costi
continuare a "fare" il vitello. Ma anche il latte di mucca contiene lattosio, quindi
la lattasi occorre sempre. C'è chi ritiene che questo fermento possa persistere
nell'organismo umano addirittura sino a 5 anni di età, altri di meno; una
sopravvivenza, destinata, ovviamente, ad estinguersi.
L'uomo adulto, comunque, è, di norma sprovvisto di lattasi ed infatti moltissime
persone (un esercito!) non riescono assolutamente a digerire il latte non potendo
scindere il lattosio per mancanza di lattasi; tanto che gli industriali del latte,
temendo di perdere una bella fetta di consumatori, hanno lanciato sul mercato il
latte "a basso contenuto di lattosio", manipolando ancora di più il prodotto
originale, già ampiamente "devastato" da altri assurdi interventi tecnologici.
Tuttavia l'uomo riesce molte volte a sopportare e a digerire il latte vaccino anche
da adulto quando, in seguito a costante e continua somministrazione di questo
latte sin dalla fine dello svezzamento, riesce a "forzare" - diciamo così - il proprio
organismo, quasi ad ingannarlo, facendo sì che esso continui a produrre una
certa quantità di lattasi.

Il prof. B.Chiarelli (ISTITUTO DI ANTROPOLOGIA presso l'Università di Firenze),
nel suo trattato "ORIGINE DELLA SOCIALITÀ E DELLA CULTURA UMANA" ci
dice al riguardo: "Fa veramente bene a tutti bere latte? Moltissimi da adulti hanno
difficoltà a digerirlo o non lo digeriscono affatto. Se il livello di fattasi nell'intestino
è basso e non adeguato, la ingestione di latte conduce a disturbi gravi e a
diarrea: questo avviene nella maggioranza delle popolazioni umane.
Assurdamente vengono mandate enormi quantità di latte (in polvere, per giunta !}
a popolazioni che non bevono normalmente latte di mucca e mai lo danno ai loro
bambini. Con questo latte quelle popolazioni da "sottonutrite" (come venivano qualificate) diventano
"malnutrite" e vedono peggiorare le loro condizioni sanitarie divenendo vittime di
dissenterie e di un pauroso aumento della mortalità infantile. Ciò nonostante, pur
di smaltire gli enormi depositi di latte in polvere che giacciono inutilizzati, questo
latte continua a venire inviato come "aiuto" a popolazioni, specie africane,
sebbene esse si rifiutino, giustamente, di utilizzarlo. Questi "aiuti" sono decisi dai
cosiddetti "esperti nutrizionisti" e spesso si rivelano non del tutto disinteressati ! "
"Comunque - conclude Chiarelli - risultano sicuramente "lattasi-deficienti" : il 90%
dei Taiwanesi, degli Indiani d'America e degli Eschimesi, nonché il 20% almeno
dei Finlandesi, degli Svedesi e degli Svizzeri, il 70% dei Negri d'America e il 20%
degli Americani di origine europea".

* Il dottor S. Morini, allergologo presso l'Ospedale Regina Margherita di
Roma, afferma ("IL MESSAGGERO" del 23 luglio 1985): "Le sostanze
allergizzanti sono prevalentemente quelle del latte vaccino, che deve essere
pertanto escluso dalla dieta di chi presenta allergie alimentari ".
In netta contrapposizione con il potere allergizzante del latte vaccino si colloca il
latte umano che garantisce invece al neonato la massima prevenzione dalle
allergie (ed anche dalle infezioni).
Il dott. I. Dreyfus, autorevole clinico, dichiarò che la "maggior parte della
popolazione reagisce patologicamente al latte di mucca" (articolo pubblicato sul
"LOS ANGELES TIMES" del 18 settembre 1984, dal titolo molto eloquente :
"Majority of the World's Population Suffers Allergie Reactions to Milk”).

I dottori Bradare e Zani, della CLINICA PEDIATRICA I dell'UNIVERSITÀ di
MILANO, sostengono che gli alimenti più allergizzanti sono il latte e l'uovo (da
"NOTIZIARIO ALLERGOLOGICO" n. 3 - vol. VI - settembre 1988).
* Il prof. Ugo Cavalieri, direttore dell'Istituto geriatrico "C. GOLGI" di
Abbiategrasso (Milano) così si esprime ("L'UNITÀ" del 31 maggio 1982): "Non vi
è alcun valido argomento scientifico per difendere l'allattamento protratto con
latte vaccino cui si sottopone l'uomo, a differenza di tutti gli altri mammiferi. Ve
ne sono invece molti per condannarlo. Nel tubo digerente dell'anziano la lattasi è
pressoché inesistente ed il latte agisce da lassativo perché irrita l'intestino, che
tratta evidentemente il latte come un corpo estraneo da espellere, a difesa
dell'organismo. Ma l'aspetto più grave è la cosiddetta "lipoid pneumonía", una
polmonite causata dai grassi del latte, che non è un'insidia da poco.
II latte nell'alimentazione degli anziani è controindicato anche per il calcio
contenuto, cosa che si configura nettamente come un fattore di fatica e di
esasperazione funzionale della muscolatura vasale e cardiaca, promotore, quindi,
di arteriosclerosi e di accidenti vascolari, specie coronarici ".

* Ne "IL CORRIERE MEDICO" dei 9 MAGGIO 1981 il dott. Giorgio Ravezzani
rendeva nota la seguente notizia: "Sul periodico dell' ORGANIZZAZIONE
MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS) è stata pubblicata l'opinione della stessa
OMS, nonché della FAO e dell'UNESCO, in merito a due questioni: validità
nutrizionale del latte vaccino e validità del vegetarismo. Eccone il testo: "E' falso
che il fatte di mucca sia indispensabile ai bambini e alla maggior parte degli
adulti. Molte civiltà infatti si sono sviluppate e sono fiorite senza aver nemmeno conosciuto il latte". E sulla
seconda questione : "Un regime basato su cibi vegetali può sviluppare i
muscoli, produrre energia e forza più di un regime basato su prodotti
animali ".
* La celiachia è una sindrome caratteristica del primo periodo di vita e sì
manifesta con gravi disturbi digestivi (gastroenteriti ricorrenti). Un gruppo di
gastroenterologi del St. James University Hospital di Leeds (Inghilterra), guidati
dai prof. Littlewood, è riuscito a fare praticamente scomparire tale morbo, che
colpiva soprattutto bambini alimentati con latte vaccino, ridando loro latte umano.
Si è così accertato che tale malattia è dovuta anche a sensibilizzazione (allergia)
alle proteine del latte vaccino, evidentemente non sopportate dall'organismo
umano e adatte solo ai vitelli.

* L'uomo ha cominciato a servirsi dei latte di mucca solo dopo avere imparato
a domesticare, via via, la capra, la pecora, la vacca, l'asina, la cavalla, la
cammella, ecc.. E' anche significativo il fatto che, come i più noti paleoantropologi
(Leroi-Gourham, H. de Lumley, Facchini, ecc.) sostengono, all'inizio questi
animali furono allevati solo per le carni e furono utilizzati per il latte solo in un
secondo tempo: ciò starebbe a dimostrare lo stretto rapporto tra questi due
prodotti animali, che l'uomo innaturalmente introduce nella propria dieta. In
conclusione, il latte, prodotto animale liquido, può essere considerato (perché tale
è) la continuazione ed il completamento della carne, tessuto animale solido.
Prima della domesticazione, iniziata circa 10.000 anni fa, i nostri avi conoscevano
solo il latte della propria specie.

* La quantità complessiva di "sali", genericamente intesi, ammonta, nel latte
vaccino, a 7 grammi e, nel latte umano, a 2 grammi, per litro.
* Nel latte vaccino il calcio è presente nella misura di ben 175 milligrammi su
100 grammi di prodotto, mentre nel latte umano ce ne sono appena 38 (calcio
espresso come ossido di calcio). Orbene, tale eccesso di calcio nel latte vaccino
impedisce, paradossalmente, proprio l'assorbimento del calcio, come
comprovano i sintomi di rachitismo presenti in bambini nutriti con latte vaccino.
Trèmolières e Guy-Claude Berger hanno dato la seguente spiegazione di questo
fatto.
Il latte vaccino contiene anche molti fosfati, necessari per costruire il poderoso
scheletro dell'erbivoro, scheletro costituito, come è noto, prevalentemente da
fosfato tricalcico. Se la quantità di fosforo si esprime come anidride fosforica P205
troviamo che il fosforo è presente nel latte del bovino e in quello dell'uomo
rispettivamente nella misura, espressa in milligrammi, di 168 nel latte bovino
contro i 32 nel latte umano; questo fatto blocca l'assorbimento del calcio
nell'intestino e provoca nel lattante umano una tendenza alla ipocalcemia.
Cerchiamo di capire la ragione "biologica" di tale fatto. La Natura deve
permettere al cucciolo erbivoro di costruire velocemente uno scheletro che gli
consenta di fuggire di fronte ad un pericolo improvviso, servendosi delle proprie
gambe; necessità, questa, che nell'uomo attuale non esiste essendo, da
bambino, sostenuto e trasportato completamente dalla madre o dal padre.

E' un luogo comune, un autentico "mito", ritenere che il latte vaccino sia indispensabile per rifornirsi di calcio; ì nostri antenati, prima della domesticazione
degli erbivori da latte, avevano scheletri del tutto normali, come dimostrano i
reperti fossili. Inoltre Guy-Claude Berger ha potuto dimostrare che al microscopio
polarizzatore una sezione ossea di un "Homo neanderthalensis" evidenzia una
struttura più elastica e resistente di quella di un uomo attuale, consumatore di
latte vaccino e che presenta invece alveoli grandi in un osso duro, cioè una
struttura fragile.

* Nei lattanti e negli adulti umani che assumono latte vaccino si è potuto
constatare una eccessiva eliminazione di sali di calcio con le urine e poiché il
corpo preleva il calcio che gli necessita dalle ossa, in caso di prelievo prolungato
queste si indeboliscono, causando osteoporosi o aggravando questa patologia se
già esiste.

I ricercatori dell'ISTTUTO DELLA NUTRIZIONE dell'Università del
Wisconsin, U.S.A. spiegano questa "eccessiva" quantità di calcio eliminato
dall'uomo .ipotizzando che il latte vaccino induce nell'uomo che lo usa il
medesimo tasso di eliminazione del calcio riscontrabile nei bovini; con la
differenza che, mentre per i bovini questo tasso è da considerare normale,
diventa "eccessivo" per l'uomo, che può, come prima detto, ricevere danni allo
scheletro e ai denti.

* Il noto clinico americano Diamond afferma che molte persone credono che
latte e latticini siano necessari per fornirci il calcio, ma il calcio contenuto nel latte
vaccino e derivati è molto più "grezzo" di quello del latte umano ed è legato alla
caseina, fatto, questo, che ne impedisce l'assorbimento. Inoltre, poiché la
maggioranza dei consumatori di latte e di formaggi fa uso di prodotti pastorizzati,
omogeneizzati o in altra maniera "trattati" e tutte queste tecnologie degradano il
calcio rendendolo difficilmente assimilabile, il risultato è che, ai finì del
rifornimento di calcio, latte e derivati servono veramente poco. Per avere calcio a
sufficienza basta mangiare molta verdura a foglia verde e frutta, che ne
contengono abbastanza per coprire i bisogni umani di tale elemento.
* Il lisozima è un composto proteico con funzione antibatterica che difende
l'organismo dalle infezioni ed influisce beneficamente sulla flora Intestinale. Nel
latte umano c'è una quantità di lisozima 3.000 volte superiore a quella contenuta
nel latte di mucca.
* La presenza di grassi nel latte umano varia durante la poppata aumentando
quando la poppata volge al termine; è un fatto, del tutto naturale, di grande
importanza in quanto induce nel lattante quella sensazione di sazietà che lo porta
a smettere di succhiare latte. Se si somministra latte vaccino, la cui composizione
è costante, viene a mancare la predetta azione modulatrice ed i grassi pertanto
risultano presenti nella stessa misura durante tutta la poppata; si inibisce così la
comparsa delle sensazioni di sazietà che induce il pappante a smettere e questi,
ingannato, viene ipernutrito venendo così a crearsi le premesse di una futura
obesità.
Sempre a proposito dei grassi, essi nel latte umano sono prevalentemente
polinsaturi, con notevole presenza dell'utile acido linoleico; questi grassi
proteggono efficacemente dall'aterosclerosi. Nel latte vaccino prevalgono invece i
grassi saturi, che causeranno poi colesterolemia elevata.

Il latte umano è l'unico latte che consente lo sviluppo del Lactobacillus bifidus che
protegge la mucosa intestinale ed inibisce, lo sviluppo di germi responsabili delle
diarree.
Sempre parlando dei grassi, nei lipidi del latte vaccino vi è una quantità eccessiva
di acido miristico (presente anche nel latte umano, ma in quantità molto limitata)
e questo fatto può causare alterazioni delle arterie e in particolare arteriosclerosi.

* Il sodio presente nel latte vaccino è molto più abbondante di quello
contenuto nel latte umano; il rapporto è di 61 a 21, quindi 3 volte più abbondante,
di latte umano pertanto impegna meno i reni, presenta un rischio minore di
disidratazione, rende meno probabile che l'individuo adulto ricerchi il gusto
salato, fa correre un minore rischio di provocare ipertensione causata da
eccessivo consumo di sale, che è, come tutti sappiamo, cloruro di sodio.
* Nel latte vaccino si riscontra, rispetto al latte umano, notevole insufficienza di
alcune vitamine necessarie per uno sviluppo normale del bambino e che sono
ben presenti, invece, nel latte della donna. Ecco una tabella dei dati relativi.


                    Latte umano                Latte vaccino
A                 U.I. 530                       U.I. 400
C                 mcg 4,4                        mcg 1,47
D                 mcg 0,23                      mcg 0,09  
E                 mcg 0,54                       mcg 0,07


Il complesso dei fattori, biologici difensivi (biocatalizzatori, fermenti vari,
batteriolisine, agglutinine, antitossine varie, ecc.) è, nel latte umano,
notevolmente più abbondante che nel latte vaccino.

Il semplice allungamento, con acqua, del latte vaccino, erroneamente
ritenuto un mezzo adatto ad "umanizzare" detto latte, non può raggiungere
questo scopo né nei riguardi della carica proteica né, meno ancora,, sul piano
enzimatico e nutrizionale in senso lato, in quanto questo allungamento non
modifica i lati negativi che stiamo enumerando. Si conseguirebbe, in altri termini,
solo una diluizione priva di effetti sulla specificità dei due latti, che rimarrebbe
invariata.
* I neonati umani, quando sono allattati con latte vaccino, aumentano di peso
(se non incorrono in diarree pericolose) molto più velocemente, rispetto
all'allattamento con latte umano, ma questa maggiore velocità di
accrescimento è patologica (alcuni eminenti studiosi la definiscono
"preedema") ed ostacola lo sviluppo psichico del bambino perché blocca, almeno
parzialmente, la sua capacità di apprendere.

In conseguenza di tale aumento della velocità di accrescimento il raddoppio del
peso dei neonati alimentati con latte vaccino, ancorché diluito (e questo conferma la inutilità della semplice diluizione del latte vaccino, come dicemmo nel
precedente stelloncino), si raggiunge non in 180 giorni, ma in soli 110-118 giorni,
tanto che all'età di un anno, rispetto ai coetanei nutriti con latte umano, sono più
pesanti di circa 2 kg. e anche più alti (di circa 5 cm) : tutto ciò a causa
dell'eccesso di proteine del latte vaccino.
A proposito della suaccennata ostacolata capacità di apprendimento che si
constata nei bambini allevati con latte vaccino, c'è da aggiungere che l'80% dei
bambini così allattati presentano disturbi nell'apprendimento anche perché nel
latte vaccino sono assenti dei composti particolari, presenti Invece ne! latte
umano, i "galattocerebrosidi", che favoriscono lo sviluppo delle facoltà cerebrali e
che sono presenti solo nel latte umano, non essendo riscontrabili in nessun altro
latte.
Tenuto conto di questo importante fatto, alcuni famosi pediatri (Applebaum,
lackson) consigliano l'allattamento umano almeno sino a 18 mesi in quanto il
bambino presenta la massima velocità di accrescimento cerebrale nei primi 18
mesi di vita.

* Che il latte vaccino sia in netta antitesi con la fisiologia umana è dimostrato
anche dal seguente fatto.
La "rennina" (detta anche chimosina o lab-fermento) è un enzima presente nel
succo gastrico del lattante e serve per fare coagulare il latte; orbene, mentre il
coagulo del latte umano è costituito da piccoli fiocchi, quello del latte vaccino è a
fiocchi molto grossi, difficilmente digeribili. Nel migliore dei casi questi grossi
coaguli provocano fermentazione e putrefazione intestinale; ma si sono osservati
anche casi in cui il coagulo forma come una sorta di palla che blocca la
funzionalità dello stomaco ancora delicato del bambino con rischi anche mortali.

* Rudolf Steiner sostiene che il bambino nutrito con il latte vaccino presenterà
da anziano sclerosi ed invecchiamento precoce.
Tra le popolazioni del Caucaso, dell'Armenia e della Mongolia è diffusa la
convinzione che il latte vaccino somministrato in giovanissima età provochi danni
che si manifesteranno poi nell'età matura; convinzione, questa, resa possibile dal
fatto che in quelle popolazioni si registrano frequenti casi di eccezionale
longevità, ciò che permette di compiere osservazioni comparative sullo stato di
salute dei membri delle comunità rapportandolo al tipo di latte che li ha nutriti da
piccoli; ad esempio, i bambini allattati al seno materno si sa che accuseranno da
adulti una colesterolemia inferiore rispetto a quelli nutriti con latte vaccina.

* Il latte vaccino, come si è già detto, provoca delle allergie. Ultimamente è
stato accertato che una proteina particolarmente allergizzante è la beta latto
globulina, altamente specifica del latte vaccino; si allunga, così, l'elenco dei
motivi che dovrebbero tener lontano il latte vaccino, specie nell'alimentazione
infantile.
* Nel lontano 1942 in Scandinavia si svolse un'indagine sui possibili legami,
denunciati da numerosi clinici, tra l'assunzione di latte vaccino e l'insorgenza
dell'artrite. Tale indagine, durata ben 30 anni, ha dimostrato che il latte vaccino
provoca effettivamente l'insorgenza del fatto artritico e questi risultati sono stati
pubblicati in “Acta" di "MEDICINE SCANDINAVIA", vol. 192, del settembre 1972.
270
* Il latte è un alimento destinato dalla natura ad essere "succhiato" dal seno
materno; è destinato, cioè, a passare direttamente dal capezzolo nella bocca del
lattante senza che subisca il contatto con l'aria, con la luce, con una
sorgente di calore, con l'ossigeno, pena una notevole perdita della carica
vitaminica e "danni da ossidazione": ciò comprova la facile deperibilità,
delicatezza e alterabilità del latte. Basterebbe tener presente questo severo
condizionamento della validità nutrizionale del latte per comprendere quanto sia
assurdo il ricorso al latte vaccino, sia per il bambino che per l'adulto umano,
giacché è materialmente impossibile andare a succhiare il latte dai capezzoli
della mucca, come la leggenda fa credere che abbiano fatto Romolo e Remo con
una lupa. Si tenga presente che neanche con la mungitura meccanica oggi in
voga si possono rispettare le condizioni, prima accennate, che garantiscono
quella integrità del complesso biologico che rende il latte nutrizionalmente valido.

Da aggiungere, poi, che i vari procedimenti tecnologici ai quali viene sottoposto il
latte vaccino finiscono con il trasformare un alimento in origine biologicamente
completo, in un miscuglio di sostanze inerti, se non morte, che di naturale non ha
ormai più niente o quasi. Di tali processi tecnologici parleremo dopo.

Il consumo di latte vaccino è entrato, purtroppo, a far parte dell'alimentazione
cosiddetta "normale" dell'uomo, ma ciò non significa che sia inoffensivo. Frasi
come " Un buon bicchiere di latte! ” oppure "Una tazza di buon latte fresco" ed
altre banali espressioni del genere si rivelano ingannevoli e dannose; l'uomo
infatti diviene vittima di convincimenti a lui imposti in nome di pretese "culture" e
che, invece, servono solo a tutelare enormi interessi economici e commerciali.

* Nell'utero materno l'embrione umano, mediante il cordone ombelicale, riceve
il sangue dalla madre, che gli fornisce, così, il necessario per respirare, nonché le
sostanze nutritive necessarie per l'accrescimento. Dopo la nascita, il figlio, per
quanto attiene alla respirazione, diviene autosufficiente, nel senso che provvede
da solo ad approvvigionarsi di ossigeno immettendo aria nei suoi polmoni (l'aria è
il primo alimento, primo in ordine temporale e primo anche per importanza nel
mantenerci in vita); ma dopo la nascita il figlio, autonomo per la respirazione, non
è ancora autonomo per gli alimenti non gassosi, che la madre continuerà ad
offrirgli con il suo latte, che svolge la stessa funzione svolta prima dalla, ormai
interrotta, corrente sanguigna, il latte è, quindi, sangue trasformato, nelle
mammelle, in un liquido senza emazie: si può definire un sangue bianco, un
prodotto animale vivente liquido, una parte del corpo della madre e che la
madre trasferisce nel corpo del figlio per nutrirlo. E' stato detto - ed è vero -
che l'allattamento è in un certo senso una prosecuzione della gravidanza che si
concluderà solo con lo svezzamento.

II latte è, in definitiva, un "prodotto animale", una parte de! corpo del mammifero che lo produce. Poiché il latte è capace di soddisfare le necessità nutrizionali in
modo ottimale, quasi "mirato", soltanto della prole appartenente alla stessa
specie della madre (è - ripetiamolo - "specie-specifico"), è impossibile che il latte
vaccino possa considerarsi idoneo alla nutrizione naturale dell'uomo né durante il
periodo dell'allattamento, né (tanto meno) dopo.
* "IL MEDICO D'ITALIA", n° 48, del giugno 1987 informava, con grande
evidenza, di una nuova sindrome da latte vaccino, battezzata ”diarrea cronica di
Brainerd" (dal nome della località dove, per la prima volta, fu segnalata),
consistente in una diarrea la cui sintomatologia compare dopo un periodo di
incubazione di 15 giorni dall'ingestione dì latte di mucca, con imperiosità. Tale
diarrea, che ha colpito, in una comunità , il 70% dei soggetti, si è protratta per
oltre un anno e sembra doversi attribuire ad una nuova forma dì allergia verso il
latte vaccino. Segnalata in diverse zone degli U.S.A., sì va estendendo.
* Nel 1982 sono state scoperte nel latte umano delle sostanze chimiche
particolari, alle quali sì dette il nome di "ginolattosi” indispensabili perchè "fattori
di accrescimento” necessari allo sviluppo armonico del bambino. I "ginolattosi",
sono inesistenti nel latte di mucca.

* Il consumo di latte vaccino conferisce sempre odori nauseabondi alle feci
umane, segno di disordine alimentare, mentre le feci del bimbo nutrito ai seno
sono, in paragone, senza odore, non irritanti e morbide (Bieler).
* E' stato molte volte accertato che, in caso di ferite infette, l'infezione gradualmente
scompariva in seguito alla eliminazione del latte vaccino dalla propria
dieta.
* Secondo J.A. Scharffenberg, docente di Scienze.della Nutrizione presso
l'Università di Lorna Linda (California), il latte vaccino costituisce un fattore dì
rischio per arteriosclerosi e cancro.
Dello stesso avviso sono alcuni studiosi di istintoterapia.
* Il medico e biologo italiano Giuseppe Tallarico, nel suo famoso libro "LA
VITA DEGLI ALIMENTI" enumera una imponente serie di ragioni e
considerazioni che concorrono tutte a dimostrare che il latte vaccino è estraneo
alla biologia umana sia nel periodo dell'accrescimento, sia (e vieppiù) nell'età
matura. 

Riportiamo qui di seguito, in sintesi, alcune delle sue più significative
affermazioni:
 • Il latte è lo specchio della specie.
 • Chi da adulto fa un uso prolungato di latte vaccino, anche se riuscirà a
tenere in vita il suo organismo, si avvia ad una specie di decadimento
intellettuale, di vero e proprio rimbambimento.
 • L'allattamento del bambino con latte vaccino è un delitto, una pratica contro
natura.

Il latte umano contiene molta latte-albumina e poca caseina, al contrario
del latte vaccino; la prima è nutrizionalmente superiore alla seconda perchè
contiene il 9% di lisina e il 4% di cisteina, due tra i più importanti aminoacidi.
La caseina, invece, solo il 5% di lisina e appena lo 0,26% di cisteina. Basta
quindi un solo grammo di lattoalbumina per fornire al lattante la cisteina
contenuta in circa sedici grammi di caseina. E' vero che, con particolari
tecnologie, si riesce a togliere al latte vaccino metà della sua caseina
lasciando intera la sua albumina; ma in tal modo sì rompe quella naturale
armonia che vige, per legge naturale, tra i rapporti ponderali originali dei
costituenti e si infrange l'equilibrio dei delicati sistemi biochimici che da tale
armonia trae origine e che è di decisiva importanza per la salute.

 • Dato che, per raddoppiare il proprio peso, l'uomo impiega, dalla nascita, un
tempo tre volte più lungo dì quello occorrente al vitello per raggiungere lo
stesso risultato e poiché dalla velocità necessaria al raddoppio del peso
dipende la longevità delle specie interessate, il bambino nutrito con latte
vaccino crescerà certamente più in fretta, sarà più corpulento e fornirà
perciò motivo di propaganda commerciale ai fabbricanti di farine lattee. Il
fenomeno, tuttavia, è ingannevole perché questo veloce aumento è tutto
ottenuto a scapito della resistenza, della salute e della longevità
dell'individuo, essendo conseguito con una pratica contro natura. Non
sappiamo ancora, occorre dirlo, quello che il futuro serberà alle generazioni
che si nutrono con latte vaccino; le esperienze di Mattick comprovano infatti
che i disturbi di crescenza, le alterazioni funzionali ed ¡1 calo di prolificità,
sino all'estinguersi della capacità riproduttiva, si manifestano solo dopo
alcune generazioni.
 • Per la razza umana, in conclusione, l'uso del latte vaccino costituisce, a
 lungo andare, un serio pericolo che farà senza dubbio sentire, via via, il suo
 peso nelle future generazioni.
 • La mungitura delle vacche avviene anche quando sono in gestazione, cioè
 quando il latte contiene "trefoni” (sostanze speciali eccito-formatrici prodotte
 dagli embrioni), delle specie di ormoni della vita embrionale; il latte ottenuto
 durante la gestazione delle mucche ha quindi un potere costruttivo molto
 superiore a quello del latte delle vacche non gestanti.

La formazione dei "trefoni", evidenziata in chiusura dello stelloncino
precedente, ci consente di spiegare meglio quanto già in precedenza
denunciammo a proposito dei due fatti ormai acclarati e prima accennati, i quali
hanno letteralmente "rivoluzionato" quelli che erano ormai ritenuti "punti fermi"
della fisiologia umana: cioè, il tempo occorrente al raddoppio del peso del
neonato umano (raddoppio che avviene oggi anticipatamente rispetto al passato:
118 giorni circa in luogo dei 180, ritenuti biologicamente normali) e quello occorrente al
completamento dello sviluppo dell'uomo (completamento che avviene oggi a 20
anni anziché a 25).
Praticamente, il latte vaccino oggi in commercio è ricco anche dì codesti trefoni,
per cui al valore già in partenza iperplastico del latte vaccino (dovuto al contenuto
proteico, triplo di quello umano, come già messo in evidenza in precedenza) si
deve aggiungere l'effetto propulsivo esercitato sulla velocità di accrescimento dai
trefoni prodotti dagli embrioni delle mucche gestanti. Questo fatto moltiplica
paurosamente l'impeto costruttivo del latte in commercio e di conseguenza non è
affatto azzardato, a nostro parere, ritenere che tale latte possa provocare anche
moltiplicazioni disordinate ed incoercibili delle cellule del nostro corpo; in poche
parole, a nostro parere, il latte oggi in commercio è potenzialmente
cancerogeno. Questa nostra tesi trova purtroppo conferma nel fatto che. mentre
sino a pochi anni fa il cancro si riteneva triste appannaggio dell'individuo maturo
e dell'anziano, oggi esso si manifesta anche in individui giovani e anche
giovanissimi, e financo nei bambini, come già dicemmo. La diffusione del
cancro anche nei giovani è iniziata - si badi bene - poco tempo dopo che la
gestazione coatta e continua si è generalizzata nelle tecnologie
dell'allevamento vaccino.
Prova della fondatezza della predetta nostra tesi è costituita dalla scomparsa di
manifestazioni cancerose (praticamente dalla guarigione) ottenuta in seguito alla
eliminazione, dalla propria dieta, del latte vaccino.

Le proteine del latte (di tutti i latti) sono la caseina e le sieroproteirie (latte-albumina e globulina)


Professor Armando D'Elia - Tratto da 'Miti e realtà nell'alimentazione umana' - 1999

L'enorme ed incredibile lavoro scientifico portato avanti da Armando D'Elia ad oggi è stato superato  SOLO da http://specieumanaprogetto3m-nuovaedizione.blogspot.it/

Armando D'Elia è nato a Lecce nel 1912, laureato in Chimica (Università di Genova) ed in Scienze Naturali (Università di Modena). Egli costituisce il più avanzato punto di riferimento per quanti in Italia si occupano di alimentazione. Egli sostiene, in accordo con tanti altri pensatori, filosofi e scienziati, che il fruttarismo costituisce l'unica forza autenticamente rivoluzionaria, pacifica e pacificatrice, capace, oltre che di assicurare la salute fìsica e morale, e la longevità dell'uomo, anche di debellare la cosiddetta "fame" nel mondo, di opporsi alle guerre e alle ingiustizie sociali, alla violenza interspecifica ed intraspecifìca e quindi di instaurare una pace stabile, la tolleranza e la pacifica convivenza tra gii uomini e tra questi e gli altri animali.
Autore di numerose pubblicazioni.

Dall'aprile del 1987 ha diretto la Sezione Laziale dell'Associazione Vegetariana Italiana (A. V.I.) e dal
gennaio 1996 è stato presidente ''honoris causa" del Comitato medico scientifico della medesima
associazione.

Armando D'Elia ha proseguito l'importante lavoro di George Cuvier, fondatore dell'anatomia comparata, e per quanto riguarda la nutrizione della specie umana è stato il più grande scienziato di tutti i tempi

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