sabato 14 novembre 2015

M5S Livorno vieta l’uso del diserbante glifosate in agricoltura

Su proposta del Gruppo Misto – Livorno Bene Comune – Marco Valiani e del Movimento 5 Stelle – Giuseppe Grillotti il Comune di Livorno ha approvato la mozione con oggetto “Salvaguardia del territorio comunale dall’uso dei diserbanti chimici, delle sostanze tossiche anche di origine naturale e delle sostanze saline negli interventi di controllo delle infestanti al di fuori delle pratiche agricole” che stabilisce il divieto di usare il diserbante glifosate in agricoltura e per altri usi.



 Ecco il testo della mozione




Salvaguardia del territorio comunale dall’uso dei diserbanti chimici, delle sostanze tossiche anche di origine naturale e delle sostanze saline negli interventi di controllo delle infestanti al di fuori delle pratiche agricole

PREMESSO CHE
ci sono sempre più agricoltori che utilizzano il diserbo anche al di fuori delle aree coltivate, ma anche semplici cittadini che irrorano le fasce erbose nei pressi delle loro abitazioni con erbicidi per evitare lo sviluppo delle erbe infestanti;
la pratica del diserbo, nata per il controllo delle commensali in agricoltura, erroneamente considerata come alternativa agli interventi di tipo meccanico, viene oggi utilizzata, sostenuta dalle industrie chimiche che producono il diserbante più aggressivo e meno selettivo oggi sul mercato (il glyphosate), per il «decoro» delle strade pubbliche;
in questo modo con la motivazione di combattere le allergie da polline (in realtà, anziché ridurre le fonti di produzione di polline, se ne determina un aumento significativo con la proliferazione delle graminacee, oltre alla nebulizzazione nell’aria di princìpi chimici tossici anche in aree urbanizzate e ad alta intensità di traffico), ben sapendo che, una volta effettuato il primo trattamento, si dovrà continuare anche negli anni successivi per evitare la proliferazione delle erbe più aggressive, libere di espandersi in seguito alla scomparsa della vegetazione che presidiava il terreno;
il glyphosate è certamente tossico per la vita acquatica e non a caso infatti tra le precauzioni d’uso del diserbante utilizzato (basato sul principio attivo del glyphosate) è tassativamente vietato irrorare i bordi dei corsi d’acqua e delle zone umide a causa della sua accertata tossicità, anche a basse concentrazioni, sugli organismi acquatici;
nonostante questo le pompe di veleno che operano lungo le strade e le linee ferroviarie non si fermano di fronte a canali, a collettori posti ai lati dei tracciati né alle cabine che contengono pozzi di attingimento di acqua destinata agli acquedotti pubblici;

CONSIDERATO CHE

i risultati di numerose ricerche (esiste ormai una consistente letteratura internazionale in materia) hanno dimostrato la relazione esistente tra l’esposizione umana al glyphosate e l’insorgenza di malattie, disfunzioni e malformazioni: 1) studi separati condotti in Svezia hanno collegato l’esposizione al glyphosate alla leucemia e al linfoma non-Hodgkins (questi tipi di tumori erano molto rari, tuttavia il linfoma non-Hodgkins è oggi il tumore in più rapida crescita nel mondo occidentale, mentre negli Stati Uniti d’America negli ultimi quarant’anni la sua incidenza è aumentata del 73 per cento); 2) studi dimostrano, inoltre, che l’esposizione al glyphosate, a dosi al di sotto della classica diluizione a scopo agricolo, è associata a una serie di alterazioni sulla riproduzione negli esseri umani e in altre specie animali a causa della sua tossicità sulle cellule della placenta;
un rapporto della United States Environmental Protection Agency dichiara che il glyphosate è estremamente persistente in condizioni di applicazione normali, mentre studi condotti in Svezia dimostrano che una sua applicazione può perdurare fino a tre anni;
i dati pubblicati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) rilevano la presenza del glyphosate e dell’AMPA (acido aminometilfosfonico, derivante dalla degradazione del glyphosate) tra le sostanze inquinanti più presenti nelle acque superficiali (dati ripetutamente confermati per il periodo 2008- 2010, relativi alle ultime rilevazioni effettuate in Lombardia):
gli effetti del trattamento con diserbanti sistemici si manifestano a distanza di 10-15 giorni, c’è il rischio concreto che, soprattutto lungo le strade di periferia e in quelle meno trafficate, qualcuno raccolga lungo i margini stradali piante spontanee per uso alimentare senza rendersi conto della contaminazione chimica;
• la mancanza di qualunque segnalazione degli interventi fino ad oggi eseguiti dalle province e dall’Ente nazionale per le strade (ANAS spa) risulta quindi particolarmente grave e lesiva, non solo per questo aspetto, della sicurezza dei cittadini;
• molti pesticidi sono xenobiotici e dopo la loro immissione nell’ambiente si mantengono sostanzialmente inalterati per lunghi periodi di tempo, arrivando a contaminare, grazie alle loro caratteristiche di volatilità, persistenza, bioaccumulo e biomagnificazione, organismi no target e reti alimentari su cui si basa l’organizzazione delle comunità biologiche naturali, anche a notevoli distanze dal punto iniziale di contaminazione;
l’uso estensivo e sistematico del diserbo prevede una lunga serie di controindicazioni, tra le quali: 1) mette a rischio la salute degli operatori (che si possono proteggere) e della popolazione (ignari automobilisti, motociclisti, ciclisti, pedoni, raccoglitori, agricoltori, cittadini), nebulizzando un prodotto chimico tossico che agisce a distanza di vari giorni (a seconda della concentrazione può manifestare i suoi effetti a distanza di diversi giorni e permanere nel terreno e sulla vegetazione per lungo tempo) lungo le strade e negli abitati; 2) espone le scarpate sottoposte al diserbo a frane e a smottamenti e a conseguente elevato rischio di provocare incidenti stradali durante gli eventi piovosi e nelle ore notturne; 3) abbassa drasticamente la biodiversità vegetale e animale e la capacità di autoregolazione dei numerosi habitat seminaturali che garantiscono, oltre a un aspetto gradevole, la funzionalità e la biodiversità biologica delle scarpate stradali; 4) riduce sensibilmente l’assorbimento dell’anidride carbonica e l’abbattimento delle sostanze azotate da parte della copertura vegetale eliminata;

TENUTO CONTO

• che il diserbo dei bordi stradali, rispetto alle tecniche tradizionali, non presenta alcun vantaggio: 1) l’aspetto dei bordi trattati è oltremodo sgradevole dal punto di vista estetico; 2) non limita in alcun modo il numero degli interventi in quanto non elimina la necessità delle operazioni di sfalcio. In compenso il trattamento con fitofarmaci determina numerosi danni diretti e crea le condizioni per effetti negativi anche gravi e a volte non recuperabili: 1) non permette alla vegetazione seminaturale di svolgere il ruolo di difesa del terreno ed espone le scarpate stradali all’erosione e agli smottamenti; 2) arreca danni gravi alla vegetazione, che perde istantaneamente molti decenni di maturazione accumulati con il tempo, e provoca la scomparsa locale di numerose specie e l’impossibilità, in alcuni casi, del ritorno allo stato precedente, neppure dopo l’abbandono della pratica (dopo due o tre interventi in anni successivi si annulla anche la carica dei semi del terreno); 3) arreca danni diretti e indiretti anche alla fauna minore, basti pensare agli effetti sulle popolazioni di carabidi che hanno uno stretto rapporto con il terreno e con la qualità della copertura erbacea; 4) rende obbligatorio l’intervento anche negli anni successivi, in quanto le fasce denudate se non più trattate vengono invase da poche specie annuali particolarmente vigorose e aggressive; 5) si acquistano attrezzature e prodotti chimici inutili, oltre che dannosi, mentre non si investe nel miglioramento delle conoscenze, della preparazione dei tecnici, oltre che nell’adeguamento dei mezzi e delle tecniche di manutenzione delle scarpate; 6) si determina una perdita di maturità degli ecosistemi marginali, con conseguente riduzione della complessità e della funzionalità sia dal punto di vista vegetale che animale, tenendo conto, peraltro, che in molte aree collinari le strade costituiscono gli ultimi centri di conservazione della biodiversità. Le contraddizioni non finiscono qui, il diserbo dei margini stradali non ha alcuna giustificazione neppure dal punto di vista strettamente tecnico

VISTO CHE

l’Unione europea è intervenuta in questa materia introducendo, nella direttiva 2009/128/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi, un articolo apposito. All’articolo11 si legge infatti: «Gli Stati membri assicurano che siano adottate misure appropriate per tutelare l’ambiente acquatico e le fonti di approvvigionamento di acqua potabile dall’impatto dei pesticidi» e, ancora, si auspica «La riduzione, per quanto possibile, o l’eliminazione dell’applicazione dei pesticidi sulle o lungo le strade, le linee ferroviarie, le superfici molto permeabili o altre infrastrutture in prossimità di acque superficiali o sotterranee oppure su superfici impermeabilizzate che presentano un rischio elevato di dilavamento nelle acque superficiali o nei sistemi fognari»;
le medesime norme sono state riprese dall’articolo 14 del decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 150, con il quale lo Stato Italiano ha recepito la direttiva;
• nella stessa direzione vanno la direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque, e il regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitaria;
• è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 35 del 12/02/2014 il Decreto 22 gennaio 2014 di adozione del Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN), ai sensi dell’articolo 6 del Decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 150 recante la “Attuazione della direttiva 2009/128/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi“;
• al comma 1 dell’art. 6 della Legge R.T. n. 36/1999 (aggiornata e integrata dalla L. R.T. n. 41/2006), che disciplina l’impiego dei diserbanti e geodisinfestanti nei settori e per scopi non agricoli (e procedure per il loro impiego in agricoltura), si specifica che “per scopi non agricoli è consentito il solo impiego di prodotti non appartenenti alle classi molto tossici, tossici e nocivi di cui al decreto legislativo 14 marzo 2003, n. 65 (Attuazione delle direttive CEE 1999/45/CE e della direttiva 2001/60/CE relative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura dei preparati pericolosi) e che non rientrino fra le sostanze di cui all’allegato 2 della presente legge”;
• l’allegato 2 della stessa legge regionale n. 36/99, al punto 5, prevede che non possano essere utilizzati i prodotti fitosanitari classificati dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) come sostanze cancerogene nel gruppo 1, 2 (2A, 2B);
• in data 20 marzo 2015 lo IARC, dopo aver valutato la cancerogenicità di cinque pesticidi organofosfati, classifica l’erbicida glyphosate e gli insetticidi malathion e diazin nel gruppo 2A, come possibili cancerogeni per l’uomo, ed il tetrachlorovinphos ed il parathion nel gruppo 2B, come probabili cancerogeni per l’uomo;
• l’uso in Europa del malathion, del tetracholrvinphos e del parathion non è più consentito dal 2003 e che il diazin, a causa delle restrizioni imposte dalla stessa UE, a partire dal 2006, in Italia, non risulta più essere utilizzato, mentre il glyphosate risulta uno degli erbicidi più venduti al mondo (se non il più venduto in assoluto) e che in Toscana il suo consumo (circa 100 tonnellate annue) è secondo solo allo zolfo.


IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA


a vietare, su tutto il territorio comunale, l’uso, per scopi agricoli e non, dell’erbicida glyphosate;
• ad attivarsi utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione per contrastare l’uso delle sostanze tossiche anche di origine naturale e delle sostanze saline negli interventi di controllo delle infestanti al di fuori delle pratiche agricole a salvaguardia della salute umana, dell’ambiente e della biodiversità;
• a garantire che nei bandi di gara emanati dal comune per gli appalti pubblici riguardanti gli interventi di contenimento delle infestanti venga indicato come unica tipologia di intervento possibile quello meccanico;
• a interloquire con i responsabili del settore manutenzione strade della Provincia (e di RFI per la rete ferroviaria), affinché all’interno del territorio comunale vengano utilizzati esclusivamente metodi di tipo meccanico nelle operazioni compiute dalla ditte loro incaricate;
ad informare attraverso incontri e comunicazioni scritte i rivenditori sul territorio comunale e tutti i cittadini sui rischi per l’ambiente e per la salute umana nell’utilizzo e di vendita di prodotti diserbanti.
ad emettere ordinanza urgente volta a vietare effettivamente l’impiego del Glifosate nel territorio di competenza di codesta amministrazione e di sollecitare Arpat e ASL6 affinchè si attivino per un monitoraggio costante ed approfondito dell’acqua, a seri interventi di bonifica fino al divieto da parte dei gestori del sistema idrico di forniture acqua eventualmente contaminata dall’erbicida, sia di consumo di acqua inquinata da parte degli utenti.

http://www.bellunopress.it/2015/10/19/il-comune-di-livorno-vieta-luso-del-diserbante-glifosate-in-agricoltura/

Nessun commento:

Posta un commento