domenica 8 maggio 2016

Chi è la campionessa Paola Gianotti

Eporediese (Ivrea), classe '81, laureata in Economia e Commercio, sono un'appassionata del mondo outdoor e degli spazi aperti.



Amo i viaggi "zaino in spalle" e la mia passione per lo sport mi ha portata a praticare dal triathlon allo sci alpinismo e dal sub alla thai­boxe. Da sempre credo fermamente che lo sport sia un momento di crescita e formazione personale, oltre che una sfida dei propri limiti.

Esplorazioni sportive ed emozioni

Ricordo ancora il vento del Chimborazo, uno dei vulcani più alti dell’Ecuador, tagliarmi la faccia e il fiato mentre cercavo di risalirlo a 5.000 metri in mountain bike.


In India sono finita intrappolata nei monsoni.

Tre lunghi giorni sull’Himalaya tra piogge torrenziali, frane e inondazioni continue. Il recupero da  parte di un elicottero è stata la salvezza da un incubo infinito.

Nel  parco del Kakadu australiano ho cercato gli occhi dei coccodrilli di notte con la pila e ho attraversato la baia di San Francisco a nuoto partendo da Alcatraz.

In Venezuela ricordo di aver provato il dolore maggiore della  mia vita in un piccolo ambulatorio dove due medici mi toglievano senza  anestesia le uova di pulce che si erano annidiate sotto la carne delle  dita dei miei piedi.

Sul Kilimangiaro ho ammirato le distese della savana dal tetto dell’Africa e in Groenlandia ho pagaiato nei fiordi tra gli iceberg, perdendomi nella bellezza di una natura selvaggia e incontaminata.

Una notte in una città del centro del Venezuela colpita da una pioggia tropicale con l’acqua alle ginocchia mi sono trovata da sola con un venezuelano che voleva sposarmi  mentre io cercavo una soluzione per andarmene via.

A meno trenta gradi  nel penultimo campo dell’Aconcagua a quasi 6.000 metri ho avuto  un inizio di edema polmonare e ho vissuto la pesante rinuncia di un  sogno: la cima del tetto d’America.

Ho visto le onde infrangersi nel punto sud più estremo della Nuova Zelanda e mi sono trovata a meno venti metri in una grotta nell’oceano delle Galapagos a guardare negli occhi una decina di squali martello girare su se  stessi.

Credo che l’idea di girare il mondo in bici sia stata la conseguenza di esperienze vissute negli anni che mi hanno lasciato un bagaglio di emozioni, ricordi e sogni. La voglia di mettersi in gioco in questa nuova impresa sfidante è quindi la prosecuzione naturale di un percorso iniziato dalla più giovane età.

8 Marzo 2014 sono partita per il mio giro del mondo. Ho vissuto 29.430 km di emozioni sui pedali in 144 giorni. E’ stata la più grande esperienza umana sociale e sportiva immensa che potessi vivere e che ha cambiato il mio modo di vedere le cose e di affrontarle. Durante il percorso, precisamente in Arizona ho subito un grave incidente quando una macchina mi ha investita e rotto la quinta vertebra cervicale. Dopo 4 lunghi mesi di riabilitazione sono ripartita dallo stesso punto dell’incidente e ho proseguito la mia impresa rientrando a Ivrea il 30 Novembre 2014 e abbattendo il record precedente di 8 giorni.

A Luglio 2015 ho attraversato la Russia da Mosca a Vladivostock partecipando come unica donna in coppia con Paolo Aste, ultracycler vicentino, alla prima edizione della RedBull Transiberian Extreme. 
Il percorso si snodava lungo il leggendario percorso della Transiberiana: 9.200km con oltre 60.000 di dislivello, 9 fusi orari, 7 zone climatiche diverse. Un'esperienza estrema, affascinante, di vita.

http://www.keepbrave.com/chi-sono.html

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