venerdì 3 giugno 2016

Unicredit alle Cayman non paga le tasse fino al 2032

«La società ha ottenuto un impegno da parte del governo delle Isole Cayman a essere esentata dal pagamento delle tasse locali su redditi profitti e plusvalenze fino al 19 giugno del 2032. Nessuna di queste imposte vengono riscosse nelle Isole Cayman al momento attuale».
                                    Il documento che prova l'esenzione dalle tasse di Unicredit.

Sono queste le parole che i revisori contabili del colosso Kpmg - che alle Cayman ha anche una sede - hanno appuntato nel report sul bilancio 2012 e 2013-2014 della Alpine Cayman Islands Ltd, società controllata al 100% da Unicredit Bank Austria Ag, il ramo austriaco di Unicredit e regolarmente consolidata nel bilancio del secondo gruppo di credito italiano.


DA BANCA AD ATTIVITÀ DI INVESTIMENTO. 
Fino al dicembre del 2008 si chiamava UniCredit Bank Cayman Islands Ltd e svolgeva attività bancaria, poi con il passaggio effettivo sotto l'ombrello del gruppo italiano ha cambiato nome e si è concentrata sull'attività di investimento.
La struttura però non è cambiata: la Alpine Cayman controlla al 100% altre due società sempre basate nel paradiso fiscale, la Ba-Ca Finance limited e la Ba-Ca Finance 2.

Sono gli stessi revisori a spiegare la natura delle controllate: «Società veicolo per la raccolta di capitali attraverso l'emissione di titoli ibridi».
Il gestore degli investimenti della Alpyne Cayman è una società terza: la Ramius Llc, sponsor di fondi speculativi che opera a livello globale e ha come clienti banche, fondi pensione e investitori istituzionali e che a sua volta è partecipato da Unicredit Bank Austria Ag.

«IMPOSTE APPLICATE IN ITALIA».

I documenti in possesso di Lettera43.it confermano dunque le ricorrenti pratiche di accordi tra le autorità dei paradisi fiscali e le società di investimento estere per ottenere sconti fiscali: in questo caso si tratta di una tassazione addirittura azzerata per un ventennio.

Ma il gruppo di piazza Gae Aulenti spiega che è tutto regolare: «UniCredit sia in materia fiscale sia in ambito regolamentare applica le norme rispettandone la lettera e lo spirito. Questo, ovviamente, anche quando opera in Paesi cosiddetti periferici. È importante sottolineare che le società in questione sono tutte segnalate al fisco italiano e tassate adeguatamente, con imposte applicate in Italia».
In sostanza, si tratterebbe di un'operazione di compensazione con il fisco italiano.

Il documento che prova l'esenzione dalle tasse di Unicredit.



Anche per la Hvb ci sono società nei paradisi fiscali

L'elenco delle società offshore di Unicredit, come già scritto su Pagina99 è lungo. Venitre società in Delaware, e poi due alle Bermuda, cinque alle Cayman, una a Puerto de la Cruz, isole Canarie, una a Hong Kong e una a Taiwan. Una messa in liquidazione nel bailato di Jersey. Alle Cayman, ha sede anche la B.I. International Limited, controllata da una società di Unicredit Bank Ag, meglio conosciuta come Hvb, la quarta banca tedesca appartenente al gruppo Unicredit.

RAMO MOLTO REDDITIZIO. 
Il ramo della Hvb risulta peraltro molto redditizio.
Come si evince dal bilancio 2015, la divisione tedesca è da due anni quella che partecipa maggiormente ai dividendi del gruppo, doppiando la seconda partecipazione più ricca, cioè la polacca Bank Pekao Sa.

La banca di Monaco frutta circa 627 milioni di euro su 1,369 miliardi derivanti dalle partecipazioni.

NEI GUAI CON MADOFF.
Ma le attività speculative basate nei paradisi fiscali sono anche foriere di guai.
La Unicredit Bank Austria ag, la Alpine Cayman Island e la Unicredit Bank Ag e sono infatti coinvolte in diversi procedimenti legali innescati dalla truffa del finanziere Bernard Madoff attraverso la Bernard Madoff Investments securities Llc (Blmis): una controllata indiretta di Unicredit Bank Austria Ag era stata advisor di uno dei fondi che ha investito nella società di Madoff. E la Hvb aveva emesso obbligazioni legati all'andamento di quel fondo.

CESSIONE IN VISTA.
Ora peraltro le partecipazioni tedesche di Unicredit sono di nuovo sotto i riflettori. Da tempo si parla di una  possibile cessione della Hvb.
Una mossa che avrebbe due obiettivi: rafforzare il capitale dell'istituto di credito e anche uscire dal gruppo dall'alveo delle banche considerate sistemiche dalle autorità finanziarie e quindi sottoposte a maggiori limiti.

Il 12 maggio 2016, pochi giorni prima delle dimissioni, l'allora ad di Unicredit Federico Ghizzoni aveva frenato, spiegando che la cessione non era un'opzione.
Ora però il dossier è di nuovo sul piatto. Quanto all'Austria invece, non ci sono invece cambiamenti in vista, società alle Cayman comprese. Almeno per ora.

Nessun commento:

Posta un commento