lunedì 13 marzo 2017

Reddito minimo: Comuni e Regioni che ci provano

Nel mondo, esiste solo in Alaska: un reddito di cittadinanza puro, pagato a tutti universalmente. Prescinde dallo stato di povertà delle persone. Altrove, per aiutare le famiglie colpite dalla crisi, si parla di reddito minimo, di solidarietà, inclusione, dignità. Tutti strumenti legati spesso a progetti lavorativi
 In Europa il reddito minimo esiste ovunque, tranne in Italia e in Grecia
Il nostro Paese non ha ancora approvato una normativa generale. O meglio, non un piano garantito erga omnes. Allora ci stanno provando Regioni e Comuni, con formule parziali. Certo, nel 2016 il governo Renzi ha introdotto il Sia (reddito d’inclusione nazionale) per le famiglie con figli minori: 1,6 miliardi stanziati nel 2017. Ieri è stata approvata la legge delega sulla povertà: almeno 400 euro a circa 400 mila famiglie con figli a carico, in arrivo, disabili (previo impegno per un reinserimento sociale). Ora si attendono i decreti attuativi
Nel frattempo, esistono anche i cosiddetti Pon (Piani operativi nazionali): 487 milioni per assumere personale attivo in contrasto alla povertà
Ma, su una qualche forma di reddito di cittadinanza, distribuito a tutti e senza condizioni, niente. Un’utopia? Per l’economista Stefano Toso, autore di Reddito di cittadinanza o reddito minimo?(il Mulino), «sarebbe un esborso impraticabile: 60 milioni di abitanti per 400 euro al mese diventano 300 miliardi. Per 4,6 milioni di poveri servirebbero 5 miliardi»

Renzi e Brunetta
Non che in Parlamento non se ne parli. Esistono proposte di legge di FI e Pd. A fine febbraio Renzi ha lanciato l’idea del «lavoro di cittadinanza», e ne parlerà oggi a Torino illustrando il programma dem. Altra proposta è di Brunetta (FI): 3 mesi di occupazione e 3 con indennità di disoccupazione, costo stimato 10 miliardi
Solo il M5S si è spinto oltre, fino a disegnare un’estensione generale con beneficio medio annuo per famiglia pari a 12.175 euro, da scalare con l’aumentare del reddito. Costo per lo Stato (stime Istat): 10-15 miliardi di euro


La scommessa di Bari
Le iniziative degli enti locali giocano dunque d’anticipo, con sperimentazioni, tentativi. A Bari, il sindaco pd Decaro oggi dice: «Noi mettiamo in contatto aziende e persone e i risultati sono positivi». Dal 2014 il Comune prevede un reddito di supporto, con i «Cantieri attivi di cittadinanza»: al sussidio corrisponde un impegno lavorativo. Per ora sono a disposizione 800 mila euro, con cui s’intendono attivare 258 tirocini in imprese per altrettanti disoccupati e inoccupati. Garantiti per 6 mesi 450 euro al mese, mentre aziende, negozi e piccole realtà ottengono una tantum di 400 euro. I soggetti ad aver diritto al sussidio devono avere un Isee (indicatore della situazione economica) inferiore ai 3 mila euro annui. Finora, i tirocini avviati sono stati 510, di cui 316 conclusi: di questi, 45 si sono trasformati in contratti a tempo indeterminato. «La soddisfazione maggiore? Vedere una donna di 40 anni trovare un lavoro e tornare a vivere, pensare al matrimonio», dice Decaro che presiede anche l’Anci, «porteremo i nostri risultati, e quelli di altri Comuni, al governo»

Il primato di Trento
Anche la Provincia autonoma di Trento (pioniera insieme a quella di Bolzano) ha legato l’erogazione del reddito di garanzia all’impegno di cercare di svolgere un lavoro
Ha cominciato nel 2009, prima in Italia, con una spesa di 5,4 milioni e 2.658 beneficiari. Dopo una crescita, dal 2013 i numeri sono andati in calo: nel 2016 la spesa è stata di 11,4 milioni per 8.516 beneficiari. I nuclei familiari con bassi redditi che ne usufruiscono (tetto di 6.500 euro per persona), infatti, devono accettare qualsiasi occupazione offerta dall’Agenzia del lavoro, e questo ha ridotto le domande
In 8 anni sono stati spesi 122 milioni. Nel 2017, il reddito di garanzia verrà sostituito da un assegno unico comprensivo di altre misure di welfare. Il tetto massimo mensile per famiglia è di 950 euro. In altri casi, l’integrazione economica viene concessa anche senza la necessità di lavorare

Nella Livorno del 5 Stelle Nogarin, nel 2016 sono state aiutate 100 famiglie in difficoltà con 100 euro e fino a 300 euro mensili. Chi ha voluto, ha svolto compiti di volontariato oppure lavori socialmente utili. Ora è in dirittura d’arrivo un nuovo bando, per la durata di un anno: 300 mila euro di spesa, oltre 500 famiglie coinvolte

Gli altri casi
I redditi minimi sono stati oggetto di iniziative regionali in Molise, Basilicata, Toscana, Campania, Sardegna. In Lombardia la giunta di centrodestra, dal 2015, ha selezionato le «aree di vulnerabilità sociale»: tra il 2016 e il 2017, bonus di 1.800 euro per la nascita di un figlio e azzeramento delle rette degli asili per redditi annui Isee fino a 20 mila euro; bonus per disabili e anziani fino a 20 mila euro di reddito, aiuto ai genitori separati, inserimento lavorativo
Tra le Regioni che hanno avviato protocolli più avanzati c’è il Friuli-Venezia Giulia, dal 2015. Il bonus povertà di 550 euro, nel 2016, è stato finanziato dalla giunta pd con quasi 30 milioni. In 32mila ne hanno fatto richiesta. In Puglia, invece, il contributo non può superare i 600 euro al mese. La Regione interviene con fondi propri e fondi Ue, annunciati per 70 milioni
Dal dicembre 2016, sono 35 i milioni messi a disposizione dall’Emilia-Romagna a sostegno del reddito di solidarietà: da 80 a 400 euro, per un anno. Per la pd Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore al Welfare, «l’obiettivo è favorire l’inserimento lavorativo. Io sono ottimista». La platea di persone in estrema povertà che potrebbe usufruirne è stimata in 80 mila unità

http://www.corriere.it/politica/17_marzo_10/reddito-minimo-comuni-regioni-che-battono-poverta-088ecd52-0510-11e7-8f0b-7a36b2d7188f.shtml

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