domenica 19 marzo 2017

Ingiustizia x i «genitori nonni»: la corte d'appello non gli ridà la figlia nonostante la cassazione favorevole

Nel Monferrato la battaglia legale era iniziata nel 2010, pochi giorni dopo la nascita. Lui ha 75 anni, lei 63. La coppia non ha contatti con la figlia da 4 anni: non ci arrendiamo

di Giusi Fasano, inviata a Mirabello Monferrato

MIRABELLO MONFERRATO (Alessandria) - L’ultimo capitolo di questa storia è di lunedì. La Corte d’Appello di Torino ha deciso che Luigi Deambrosis, 75 anni, e sua moglie Gabriella Carsano, 63, non riavranno la loro bambina a casa, a Mirabello Monferrato (nell’Alessandrino). Per i genitori-nonni, come tutti li conoscono, è un’altra drammatica sconfitta dopo quasi sette anni passati nelle aule di giustizia a difendersi dall’accusa di abbandono, a ripetere che non sono troppo anziani per crescere la bimba e a battersi per essere ritenuti degni di quella parola, genitori

La storia
Proviamo a riassumere. Luigi e Gabriella cominciano a cercare un figlio nel Novanta. Ma quel figlio non arriva, nonostante trattamenti medici vari. Allora provano la via dell’adozione nazionale (bocciata), poi quella internazionale (stesso risultato). Fra i motivi dei rigetti c’è anche la questione dell’età: sono un po’ troppo in là con gli anni. Ma loro non si arrendono e nel 2009 vanno all’estero per la fecondazione eterologa (che in Italia non era possibile). A maggio del 2010 la loro bambina nasce a Torino e i neogenitori tornano a casa raggianti

 Ma dopo pochi giorni la piccola viene portata via e affidata a una casa-famiglia perché i vicini denunciano: «Il padre l’ha lasciata sola in macchina a piangere per 40-45 minuti». «Non è vero», ribatte lui, «l’ho lasciata al massimo per 7-8 minuti, era al sicuro e sempre sotto il mio controllo. Stavo scaldando il latte e poi saremmo andati dalla mamma». Niente da fare. Passa la versione dei vicini e a settembre del 2011 il Tribunale dei minori decide l’adottabilità

La sentenza
«Pur di avere un figlio — scrissero i giudici nelle motivazioni — hanno applicato in modo distorto le enormi possibilità offerte dal progresso in materia genetica rivelandosi poco attenti alla condizione del nascituro». Ci andarono giù duri, con quella sentenza: Luigi e Gabriella — aggiunsero — non si sono mai posti «domande sul fatto che la bambina si ritroverà orfana in giovane età e, prima ancora, sarà costretta a curare i genitori anziani che potrebbero presentare patologie più o meno invalidanti proprio nel momento in cui, giovane adulta, avrà bisogno del sostegno dei suoi genitori»

Adottabilità
Nonostante quelle frasi gli stessi giudici smentirono di aver deciso l’adottabilità per motivi anagrafici ma di fatto fu da quella sentenza in poi che Luigi e Gabriella diventarono per tutti i genitori-nonni, quelli troppo vecchi per prendersi cura della loro bambina

 Dopo il giudizio di primo grado l’appello confermò (nel 2012) e la Cassazione fece lo stesso (nel 2013)

 Nel frattempo la piccola è cresciuta in un’altra famiglia e i rari incontri protetti fra lei e i genitori biologici sono diventati nulli: negli ultimi quattro anni non si sono più visti

Assoluzione per abbandono di minori

L’anno scorso, però, è rinata la speranza. Il legale di casa Deambrosis ha portato in Cassazione un ricorso «per revocazione», rimedio estremo che si presenta contro le sentenze civili passate in giudicato quando ci sono nuove circostanze che, se conosciute prima, avrebbero determinato una decisione diversa

 La «nuova circostanza» in questione era l’assoluzione definitiva di Luigi dal reato di abbandono di minori per il quale era stato aperto un processo dopo la denuncia dei vicini. E così in questo caso la Suprema Corte ha rivisto la decisione dei suoi stessi colleghi tenendo conto di quell’assoluzione e del fatto che non esistono «limiti» anagrafici «per chi intende generare un figlio»


 La questione è tornata quindi in appello e da lì ecco, lunedì, la nuova svolta: la bimba resta adottabile. «Ci aspettavamo una Corte più coraggiosa» ha commentato l’avvocatessa della coppia, Adriana Boscagli, annunciando un altro ricorso in Cassazione

MIRABELLO MONFERRATO (Alessandria) - Gomiti puntati sulle ginocchia e testa bassa fra le mani. Luigi Deambrosis è seduto davanti alla porta di casa. Segue il filo di chissà quale pensiero fissando la punta dei suoi scarponi e nemmeno si accorge che c’è qualcuno al cancello. Sente chiamare il suo nome, alza gli occhi. «Mi spiace deluderla ma io non so più che cosa dire, a sto’ punto, mi creda. Non ci capisco più niente». Sono le tre del pomeriggio e quest’uomo disperato rimane immobile sotto il sole, scuote appena la testa, dice frasi lasciate a metà. «Stavolta ci avevamo sperato... Ma come si fa...»

Adottabile

Come si fa ad accettare che un bel giorno qualcuno venga a casa tua e ti porti via la bambina sognata e voluta da una vita? Se lo sono chiesti milioni di volte, lui e sua moglie Gabriella. «Non ci hanno lasciato il tempo di dimostrare che saremmo stati buoni genitori» ha ripetuto lei più volte da quando la sua bambina è stata dichiarata adottabile. Il tempo è sempre stato il loro nemico più feroce. È da quando la piccola è arrivata nelle loro vite che lo sentono pesare addosso, insopportabile. Sono anni che la Giustizia gli ricorda che il loro tempo non sta passando, sta finendo. Anni a sentirsi dire che, se la loro bambina tornasse a casa, il rischio sarebbe creare quel paradosso per cui sono i bimbi a occuparsi dei genitori

«Siamo a posto»
«Ma i periti della corte d’Appello hanno detto che siamo a posto, che non abbiamo nessuna patologia, che non siamo due genitori indegni e che l’età non conta» prova a ragionare Luigi alzando la testa. «Conta l’amore che le avremmo dato» per dirla con vecchie parole di Gabriella che adesso non è a casa. Luigi non fissa più la punta dei suoi scarponi. Piange e guarda un pezzetto del suo giardino appena seminato. Ha degli ematomi fra il naso e l’occhio destro. «È una cosa da niente, mi sono fatto male lavorando in campagna» si giustifica, «tempo qualche giorno e passa tutto, e invece mi sa che quell’altro dolore non passerà mai»

L’altro dolore

L’altro dolore ha una faccina e una famiglia che Luigi e Gabriella non conoscono. Non sanno niente delle persone che stanno crescendo la loro figlia e non la vedono da più di quattro anni. «Noi siamo la mamma e il papà, capisce? Provi a immaginare che cosa significhi non vederla più...»

 Con gli occhi pieni di lacrime Luigi ribadisce che «anche la Cassazione ha detto che l’età non conta e che non siamo genitori indegni. Io non sono un avvocato e non so a questo punto che cosa si possa fare ma quello che so è che non tiriamo su nessuna bandiera bianca. Non ci arrenderemo neanche stavolta, ci mancherebbe altro»

 A Mirabello — era già successo in passato — sono schierati tutti con loro, ma è una magra consolazione: «Purtroppo lei sa meglio di me che questo non conta proprio niente»

 Sembra sfinito, Luigi. Le parole con il contagocce. Dice che «la notizia l’ho sentita alla radio», giura che «prima o poi ce la faremo» e ripete che non sa spiegarsi «perché ci hanno fatto di nuovo tutto questo». Non capisce perché, ieri, ancora una volta la Giustizia ha preso le loro speranze e le ha fatte a pezzi


http://www.corriere.it/cronache/17_marzo_14/respinto-ricorso-genitori-nonni-piccola-resta-famiglia-adottiva-055eba6c-0834-11e7-b69d-139aae957b51.shtml

http://www.corriere.it/cronache/17_marzo_14/rabbia-luigi-gabriella-non-ci-permettono-darle-nostro-amore-a3f3f772-0830-11e7-b69d-139aae957b51.shtml

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