domenica 6 maggio 2018

La diplomazia del PING PONG tra USA e CINA che portò alla distensione nelle relazioni diplomatiche dal 1971 in avanti

Per diplomazia del ping pong o politica del ping pong (in cinese 乒乓外交, Pīngpāng wàijiāo) s'intende lo scambio di visite tra giocatori di ping pong di Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese negli anni settanta


L'evento costituì un momento di distensione nelle relazioni tra Cina e Stati Uniti d'America, che aprì la via al presidente statunitense Richard Nixon per la sua visita in Cina nel 1972

Il 6 aprile del 1971 la squadra di ping pong americana, che disputava in Giappone il 31º Campionato Mondiale di Tennis Tavolo, ricevette un invito dalla squadra della Repubblica Popolare Cinese a visitare la Cina

Il 10 aprile del 1971 la squadra, e i giornalisti al seguito, divennero i primi americani a mettere piede nella capitale della Cina popolare da quando il Partito Comunista Cinese di Mao Zedong aveva preso il potere 22 anni prima, nel 1949

Prima di questa visita, solo undici americani furono ammessi nella Cina comunista, per una settimana, in quanto affiliati al Partito internazionale delle Pantere Nere e la Cina considerò l'organizzazione internazionale come un'ambasciata statunitense

Tuttavia si trattò di un evento isolato: come altri cittadini americani, anche il senatore Eugene McCarthy espresse il desiderio di visitare la Cina dopo le elezioni presidenziali del 1968, ma nemmeno lui riuscì ad ottenere un ingresso in Cina nonostante la sua carica istituzionale.

Secondo Tim Boggan, che accompagnò la squadra americana nella storica visita del 1971, tre eventualità potrebbero aver (singolarmente o globalmente) dato origine all'invito cinese:

Il gallese Roy Evans, l'allora presidente della Federazione Internazionale per il Tennis Tavolo, dichiarò di aver visitato la Cina prima del 31º Campionato Mondiale e suggerì alle autorità cinesi per lo sport e al Premier Zhou Enlai che la Cina avrebbe dovuto attivarsi per aprirsi al mondo dopo la Rivoluzione Culturale attraverso eventi sportivi internazionali;

Nello stesso periodo, la nazionale canadese femminile di tennis tavolo era in viaggio verso la Cina, dove era stata invitata a disputare alcune partite amichevoli
Con la squadra canadese viaggiava una ex giocatrice statunitense, Leah Neuberger, vincitrice nel 1956 del titolo mondiale di doppio misto

Come parte di una tattica diplomatica, la Cina estese l'approvazione alla richiesta di un visto per Leah Neuberger, all'intera squadra americana;

Il terzo evento, forse quello che più probabilmente fu l'innesco, specialmente secondo le fonti cinesi, fu l'inaspettato ed emozionante incontro tra l'estroverso giocatore americano Glenn Cowan e il giocatore cinese Chuang Tse-tung (Zhuang Zedong), tre volte campione del mondo (1961, 1963 e 1965) e vincitore di numerosi altri tornei di tennis tavolo

La concatenazione di eventi che portarono all'incontro tra i due giocatori ebbe inizio nel momento in cui Glenn Cowan perse l'autobus della squadra, un pomeriggio dopo gli allenamenti a Nagoya, una delle sedi in cui si giocava il Mondiale di Tennis Tavolo

Cowan si era allenato per un quarto d'ora con il giocatore cinese Liang Geliang, quando un ufficiale giapponese si avvicinò con l'intenzione di chiudere l'area degli allenamenti

Mentre Cowan cercava invano l'autobus della sua squadra, un giocatore cinese gli fece cenno di salire sull'autobus della sua squadra

Alcuni momenti dopo un'improvvisata conversazione con i professionisti asiatici grazie all'ausilio dell'interprete, Chuang Tse-tung si avvicinò a Cowan dal suo sedile sul retro dell'autobus per salutarlo e per regalargli un ritratto su seta dei monti Huangshan, un souvenir tipico della regione cinese di Hangzhou

Cowan, desideroso di ricambiare il gesto, non riuscì a trovare altro nella sua borsa se non un pettine. L'americano rispose con esitazione “Gesù, non posso proprio darti un pettine. Vorrei poterti dare qualcosa, ma non posso”

Quando fu il loro momento di scendere dall'autobus, un'ondata di fotografi e giornalisti li stava aspettando
Con il clima politico che sussisteva negli anni Sessanta, la vista di un atleta della Cina comunista assieme ad uno degli Stati Uniti suscitava certamente molto interesse

Glenn Cowan comprò una maglietta con la bandiera con il simbolo della pace in rosso, bianco e blu e le parole Let It Be

Ad un altro incontro casuale con Chuang Tse-tung, diede il regalo a Zhuang e questi lo accettò.

Quando un giornalista chiese a Cowan: "Sig. Cowan, Le piacerebbe visitare la Cina?", Cowan rispose: "Bè, mi piacerebbe vedere tutti quei paesi che non ho mai visitato – Argentina, Australia, Cina… qualsiasi paese non abbia mai visto"

"Ma cosa mi dice della Cina in particolare? Le piacerebbe andarci?" "Certamente" rispose Cowan

Durante un'intervista nel 2002 con il famoso personaggio televisivo Chen Luyu, Chuang Tse-tung raccontò ancora una volta la storia. "Il viaggio sull'autobus durò 15 minuti, e io esitai per 10 minuti. Ero cresciuto con lo slogan 'Abbasso l'imperialismo americano!' E durante la Rivoluzione culturale, la retorica della lotta di classe era impiegata più che mai, e mi stavo chiedendo, 'Ma è giusto avere a che fare con il tuo nemico numero 1?'

Chuang ricordò quindi che il Presidente Mao Tse-Tung incontrò il giornalista Edgar Snow sul palco di Piazza Tienanmen in occasione della festa nazionale del 1970 e gli disse che la Cina doveva riporre le sue speranze nel popolo americano

Chuang guardò nella sua sacca e inizialmente frugò tra spille, distintivi con la testa di Mao, fazzoletti di seta e ventagli. Ritenendo che questi non costituissero un regalo decente, scelse infine il già citato dipinto su seta delle montagne Huangshan

Il giorno seguente, molti quotidiani giapponesi mostravano sulle loro pagine foto di Chuang Tse-tung e Glenn Cowan.

Pochi giorni dopo il dipartimento cinese degli affari esteri ricevette un rapporto, secondo cui la squadra statunitense di ping pong sperava di essere invitata a visitare la Cina. Come al solito, il dipartimento declinò la richiesta e Zhou Enlai e Mao Tse-Tung concordarono con la decisione

Nella sera dello stesso giorno, comunque, Mao Tse-tung vide la notizia dell'incontro tra Chuang Tse-tung e Glenn Cowan su Dacankao, un giornale disponibile solo alle più alte gerarchie del governo. Ciò fece cambiare idea a Mao, che decise di invitare la squadra statunitense

Venne riportato che Mao Zedong disse, "Questo Chuang Tse-tung non solo gioca bene a ping pong, ma è bravo in affari esteri, è portato per la politica." 

Il 10 aprile 1971, nove giocatori americani, quattro funzionari e due consorti attraversarono un ponte tra Hong Kong e la Cina continentale e passarono una settimana tra partite dimostrative, visite guidate ed eventi mondani.

Nel febbraio del 1972 Richard Nixon compì la sua storica visita in Cina

Due mesi dopo il viaggio di Nixon, dal 12 al 30 aprile 1972, Chuang Tse-tung ricambiò in qualità di capo delegazione della squadra di ping pong cinese

Sullo stesso itinerario di quel viaggio ci furono visite in Canada, Messico e Perù

Ad ogni modo, i tentativi cinesi di contattare altre nazioni per mezzo della diplomazia del ping pong non ebbero sempre successo, come quando l'Associazione Indonesiana Tennis tavolo (PTMSI) rifiutò l'invito cinese nell'ottobre del 1971, sostenendo che accettare l'invito avrebbe migliorato la reputazione della Repubblica Popolare Cinese

Poiché né gli atleti, né i giornalisti sovietici apparirono in Cina dopo la visita dei giocatori e giornalisti americani, si speculò che l'evento segnalasse una comune ostilità di entrambi gli stati nei confronti dell'Unione Sovietica


Quando Glenn Cowan perse l’autobus, una lontana mattina di aprile del 1971, probabilmente non immaginava che quella distrazione avrebbe cambiato il corso della storia.

Colto alla sprovvista dalla chiusura imminente dello stabilimento sportivo nel quale si era attardato per allenarsi, all’uscita dovette confrontarsi con un’amara realtà: tutti i membri della sua squadra avevano fatto ritorno all’albergo da un pezzo, senza di lui

L’entusiasmo per il ping pong l’aveva travolto facendogli perdere il senso del tempo che, ora, lo puniva implacabile con un’attesa inaspettata, in completa solitudine, in una città sconosciuta come Nagoya (Giappone).

L’imbattibile tattica di gioco giapponese era sempre stata per il tennistavolista statunitense fonte di ispirazione, per questo proprio non aveva resistito al desiderio di spiarla più da vicino ora che finalmente aveva l’occasione di trovarsi faccia a faccia con dei professionisti in carne ed ossa.

Si stava disputando il trentunesimo campionato mondiale di ping pong; le giornate dedicate esclusivamente allo sport, al miglioramento della propria prestazione, avevano talmente assorbito Cowan da confinarlo quasi in un’altra dimensione.

E, in effetti, l’inconveniente dell’autobus lo catapultò in quello che, agli occhi di un americano, a quei tempi doveva apparire davvero come un mondo parallelo

Per non prolungare la sua attesa venne caricato a bordo di un pullman in partenza

L’imbarazzo di Glenn fu tangibile quando, con i suoi capelli lunghi, i pantaloni a bottoni e la maglietta con la scritta USA, si trovò di fronte ad un’intera squadra di giocatori cinesi: erano cresciuti nel culto dei pregiudizi di piena guerra fredda, in Cina lo slogan “Abbasso l’imperialismo americano!” imperversava e gli americani, da parte loro, individuavano nel comunismo di Mao la replica della minaccia russa.

Seguirono momenti di tensione, nessuno sapeva come comportarsi di fronte all’intruso statunitense

Trascorsi dieci minuti di viaggio, a breve distanza dall’arrivo, Zhuang Zedong tentò l’approccio che avrebbe scosso l’asse politico mondiale

Si avvicinò all’americano e, con l’aiuto dell’interprete, gli rivolse la parola dando così inizio ad una conversazione amichevole, che sarebbe apparsa del tutto ordinaria in circostanze differenti. Al termine, Zedong donò a Cowan un dipinto su seta raffigurante le montagne di Huangshan per festeggiare il loro incontro con un gesto di riconoscenza

Subito Glenn volle ricambiare, ma non aveva nulla con sé a parte un pettine che giudicò un omaggio poco appropriato. Rimediò più tardi regalando a Zedong una maglia dipinta con i colori della pace che recava sul dorso il titolo della famosa canzone dei Beatles Let it Be.

La complicità fra i due giocatori di nazionalità opposte mandò in visibilio i giornalisti che immortalarono la stretta di mano: un’immagine simbolica destinata a fare il giro del mondo.

Nessuno volle lasciarsi sfuggire lo scoop del secolo, immediatamente Glenn venne assediato da domande del genere: «Le piacerebbe visitare la Cina, signor Cowan?».

«Mi piacerebbe visitare tutti i Paesi che non ho mai visto» rispose lui diplomaticamente «e di certo, fra questi, anche la Cina».

Il disgelo Usa-Cina

La risonanza mediatica dell’evento pose i capi di stato di fronte ad un confronto necessario quanto inevitabile

Mao Tse-Tung lesse la notizia su Dacankao, un giornale riservato alle più alte cariche del governo, e comprese l’avvicinarsi di un momento da lui già preannunciato

Un anno prima, in occasione della festa nazionale in piazza Tienamnen, Mao disse al giornalista Edgar Snow che la Cina doveva riporre le sue speranze nel popolo americano

Un discorso che Zedong, fedele sostenitore del Timoniere, ricordava bene e a cui si era ispirato nell’ingraziarsi la simpatia del giovane americano

Mao non nascose la sua approvazione: «Zedong non è solo un grande giocatore di ping pong, ma anche un ottimo diplomatico»

Le poche parole ben assestate dallo sportivo-diplomatico avevano fornito a Mao su un piatto d’argento l’opportunità di giocare lo scacco matto tanto atteso

I rapporti fra Cina e Urss si erano mantenuti su un filo costante di tensione: il primo incontro fra Tse-Tung e Stalin, nel 1949, non ebbe ripercussioni positive sul leader cinese che apostrofò il bolscevico come “semicolonialista.”

Inoltre i rapporti con l’Unione Sovietica subirono un progressivo deterioramento con l’arrivo di Nikita Chruščëv al Cremlino, accusato dai dirigenti cinesi di adottare una politica “revisionista” che tradiva la causa del proletariato mondiale

La tensione crescente aveva costretto Mosca a ritirare dalla Cina i suoi tecnici, paralizzando così numerosi progetti di sviluppo.

Di conseguenza la situazione si era congelata su un piano di incomunicabilità dal quale il governo cercava da tempo una via d’uscita: 
ed ecco che il disgelo veniva compiuto da un gioco, il ping pong

Si delineava all’orizzonte la possibilità di un’alleanza con l’America, destinata ad abbattere i pregiudizi costruiti in anni di mediazioni negate.

Le trattative cino-americane andarono a buon fine e ben presto Glenn Cowan vide esaudito il suo desiderio di visitare l’Impero Orientale

Il 10 Aprile 1971 sette giocatori, quattro uomini e tre donne, della squadra di tennis tavolo americana raggiunsero la Cina direttamente da Hong Kong.

Gli statunitensi si trattennero per una settimana fra Pechino e Shanghai, visitando gli incanti ignoti della città proibita, assistendo a spettacoli di danze orientali e disputando incontri amichevoli di ping pong

In segno di solidarietà utilizzavano delle racchette su cui erano raffigurate da un lato la bandiera cinese e, dall’altro, quella statunitense

La pallina bianca rotolava sul tavolo e, ad ogni rimbalzo, un piccolo tonfo sordo sembrava riassestare l’equilibrio spezzato. Era la prima volta che un americano metteva piede in territorio cinese dal 1949.

Una spedizione rischiosa

L’inaspettato invito proposto alla delegazione americana fu accolto con non pochi dissidi all’interno della squadra

L’entusiasmo per il viaggio imprevisto era eclissato dal timore per la fragile situazione politica dei tempi

Alcuni giocatori rifiutarono con un pretesto, in realtà preoccupati per ragioni di sicurezza. E, perfino tra coloro che accettarono di partire, non mancavano inquietudini: 
erano stati designati per una spedizione unica: 
se la meta fosse stata la Luna, anziché il territorio cinese, non avrebbero percepito grandi differenze.

Del gruppo dei temerari faceva parte una ragazzina di appena quindici anni, Judy Bochenski Hoarfrost, proprio per la sua giovane età sprezzante del rischio e animata dalla curiosità di visitare un paese sconosciuto

Il padre le diede novecento dollari perché sostituisse un giocatore nel campionato di Nagoya, e quello scambio fortuito l’avrebbe arruolata in un’impresa storica che, ancora oggi, a cinquant’anni compiuti, rimane impressa nella sua memoria

In quell’occasione fu immortalato lo scatto poi stampato in prima pagina sui quotidiani di tutto il mondo: una ragazzina bianca, capelli castani e occhi azzurri, stringeva la mano al primo ministro cinese Zhou Enlai

Il mito di Zhuang Zedong

Terminata la visita americana nell’Impero d’Oriente è il turno della federazione cinese, capitanata da Zhuang Zedong, che parte alla volta del Nuovo Mondo

L’uomo che aveva rivolto la parola al diciannovenne Cowan non era una persona comune, in Cina veniva considerato alla stregua di un eroe popolare e sapeva bene il fatto suo

Zhuang Zedong, dieci anni di carriera e nessuna sconfitta, annoverava vittorie in tre campionati mondiali: Pechino 1961, Praga 1963 e Lubiana 1965

Il suo stile di gioco si basava su una tattica completamente innovativa: 
maneggiava la racchetta come se fosse una penna e potenziava i suoi rovesci impartendo colpi sul modello delle arti marziali

Le sue prestazioni l’avevano reso una celebrità, lo stesso Mao Tse-Tung incollava lo sguardo al televisore per assistere alle sue partite, incoraggiandolo con la sua direttiva personale: 
«Guarda la palla e pensa che sia la testa del nemico capitalista. Poi colpiscila con la nostra battuta socialista!»

Proprio avendo intuito il potenziale politico dello sportivo, Mao non tardò ad immergere il giovane Zedong nei primi fervori della Rivoluzione Culturale

 Fu il favore del Timoniere a proteggerlo quando le istituzioni sportive furono dichiarate un bastione dell’anti-maoismo e, di seguito, smantellate

In quel periodo una sorta di Inquisizione incombeva sugli atleti: 
denunce ed arresti erano all’ordine del giorno

Perfino l’allenatore di Zhuang, Fu Qifang, fu accusato di spionaggio ed indotto a togliersi la vita con l’impiccagione.

Zedong, grazie alla sua nuova carica di Ministro dello Sport, fu immune da ogni rischio

Inoltre, fu tutelato dalla moglie di Mao, l’intrigante Jiang Qing, che lo custodì sotto la sua ala ammettendolo alla fazione da lei capeggiata La Banda dei Quattro

 Vociferano indiscrezioni su una relazione fra i due, sempre smentite da Zedong che definì la signora Qing come una seconda madre.

In ogni caso, da sportivo di successo Zhuang si ritrovò a macchiarsi le mani con i loschi affari del regime: le sue abilità diplomatiche vennero sfruttate per assolvere compiti sordidi

La caduta di Mao lo porrà di fronte alla gravità dei suoi misfatti

I suoi legami con la Banda dei Quattro gli varranno quattro anni di confino in un campo di prigionia, senza contatti con l’esterno

Dovrà attendere anni prima di far ritorno a Pechino, dove giunse come purificato, per dedicare il suo tempo alle giovani promesse del ping pong e alla musica, sua grande passione

Nei suoi ultimi anni Zedong pubblicò un libro, in cui raccolse le sue memorie rammentando anche l’indimenticabile incontro che diede origine alla “Diplomazia del Ping Pong”.

E fino alla morte, avvenuta il 10 febbraio 2013, ripeté che il rimpianto più grande della sua vita fu di non aver mai potuto rivedere Glenn Cowan, deceduto nel 2004.

Insieme avevano scritto una pagina di storia, quel mattino di aprile, quando entrambi non conoscevano le intricate vie dei loro destini, ma scorgevano un solo futuro ad accomunarli, battuto a colpi di racchette ai mondiali di Nagoya

https://it.wikipedia.org/wiki/Diplomazia_del_ping_pong

http://www.storiedisport.it/?p=7999

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