sabato 8 novembre 2014

Jane Goodall: la donna che sussurra alle scimmie..

La scienziata britannica che ha trascorso la propria vita con gli scimpanzé: «Il mondo è a rischio, l’uomo si fermi finché è in tempo»

di Alessandro Sala

La testa e il cuore
Questa donna mite ma di grande carattere, già Messaggero di pace delle Nazioni Unite e dal 2011 anche Ufficiale al merito della Repubblica italiana, si è fatta largo nel mondo scientifico quando ancora non era di moda e di certo non era semplice farlo. E oggi che ha 80 anni ed è a capo di un’organizzazione che porta il suo nome, il Jane Goodall Institute, che si occupa della salvaguardia dei primati in varie zone del mondo, esorta le ragazze a non tirarsi mai indietro perché proprio loro hanno una marcia in più:«Hanno la testa, ma anche il cuore. E in campo scientifico di questo c’è davvero bisogno«. Del resto fu proprio lei a stupire il mondo accademico tradizionale quando per la prima volta durante un resoconto sulla sua attività iniziò a dare dei nomi umani ai suoi scimpanzé, diversamente da altri che erano soliti utilizzare solo numeri di serie. Per studiarli al meglio decise
di avvicinarli, di vivere a stretto contatto con loro e per prima raccontò della loro capacità di costruirsi utensili o delle dinamiche di gruppo, fatte anche di rabbia e di aggressività come di amore e solidarietà, che hanno confermato una volta di più la stretta relazione con gli esseri umani.

Le risposte della natura
Jane Goodall parla anche con gli scimpanzé, in senso quasi letterale, utilizzando i loro suoni gutturali e il loro linguaggio dei corpi, e ne ha dato dimostrazione anche domenica mattina nell’enclosure degli scimpanzé del Parco Natura Viva di Bussolengo, nel Veronese, che ospita la più grande colonia della specie in Italia – 17 esemplari - a margine della giornata conclusiva del convegno «L’uomo per gli animali», dedicato alle attività di ricerca nei parchi. «Studiare e difendere gli animali significa soprattutto studiare e difendere noi stessi - spiega Goodall -. Ed è importante farlo anche ai giorni nostri,nel 2014, perché per quanto la scienza e il progresso abbiano fatto enormi passi avanti, la natura ha ancora molte cose da svelarci. Per quanto minacciata e messa in pericolo dall’azione indiscriminata dell’uomo, è nella natura che possiamo trovare una guida». Ma occorre che l’uomo faccia la sua parte e che si renda conto del danno che sta facendo all’ecosistema. «Avrei continuato volentieri a vivere in mezzo ai miei scimpanzè – sottolinea la scienziata -, ma mi sono resa conto che il mondo stava cambiando, che anche nella mia Africa l’intervento umano stava danneggiando l’ambiente e gli animali. E ho capito che dovevo tornare nel mio mondo e raccontare i danni che la nostra specie stava facendo all’intero ecosistema». Per spiegarlo soprattutto ai bambini, le sole speranze di un’inversione di tendenza che possa salvare il pianeta.

 L’Europa in cerca di wilderness
Non è un caso che Goodall abbia partecipato al convegno veronese, il cui filo conduttore è stato un approccio olistico alla conservazione degli animali. L’idea cioè della stretta interconnessione e interdipendenza fra la fauna, l’ambiente e la stessa umanità. Non è un problema solo africano. L’Europa, per dire, non avrebbe poi grandi titoli per sindacare su come gli africani debbano gestire le proprie risorse, considerando che nel corso dei secoli si è tranquillamente giocata le proprie. Anche alle nostre latitudini c’è insomma molto da fare. Qualcosa si sta muovendo: il progetto Rewilding Europe, per esempio, si propone di riportare entro il 2022 almeno un milione di ettari di territorio allo stato di wilderness e abbinare a questo sforzo progetti di salvaguardia di specie, come il bisonte europeo, oggetto di un piano di ripopolamento nei Carpazi (anche a questo contribuisce il parco Natura Viva), o l’orso marsicano, sotto tutela in Abruzzo, che altrimenti sarebbero condannate all’estinzione. E quanto al coinvolgimento dei più giovani è attivo il Green Teen Team fondato dalla principessa Teodora von Liechtenstein, una ragazzina di soli 9 anni, con l’obiettivo di salvare testuggini e tartarughe europee con progetti di fund raising e attività di ricerca scientifica sul campo.

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