giovedì 28 aprile 2016

Prefazione di Antonio Pimpini al libro sul SIGNORAGGIO di Cosimo Massaro

Antonio Pimpini per la Collana eXoterica di Edizioni SI



Il tema del signoraggio, così come tutti i termini che provengono dalla scienza economica, sono spesso ritenuti una specie di sancta sanctorum, il cui accesso e, soprattutto, conoscenza, restano limitati ad un cerchia ristretta di studiosi, più correttamente definibili iniziati. Si percepisce, infatti, la difficoltà nella collettività nel comprendere e percepire, con spirito critico e consapevole, le definizioni utilizzate dagli economisti e, di conseguenza, i fenomeni e le implicazioni che derivano da analisi incomprensibili alla comune vulgata. La confusione e il disagio del cittadino, preso dalla soluzione di problemi di sopravvivenza, si acuiscono ancor più quando si prende coscienza che da tali termini derivano solo conseguenze negative per le proprie tasche

Il “sistema” ha voluto da sempre far credere che solo poche menti eccelse fossero titolate ad avere la chiave della conoscenza dell’economia, gli altri dovevano fidarsi di quello che postulava il governatore della banca centrale, i vari tromboni economisti, gli studiosi della materia, oltre agli esperti della borsa (mercato virtuale del nulla) e della grande finanza. Un atto di fede in chi, in buona sostanza, fa uso di argomenti e termini ignoti, criptici e, in più, giorno dopo giorno, propone come ricetta l’impoverimento della collettività.

Le parole d’ordine sono diventate: onorare il debito pubblico, fare i sacrifici per i nostri figli, partecipare alle perdite, pagare le tasse. Insomma, mai una intervento positivo e di speranza, solo grigiore. Ma sono proprio il monopolio dell’economia e la totale disaffezione del popolo per argomenti che deliberatamente non sono spiegati e sono lontani anni luce dal sudore della fronte di chi deve portare il pane a casa, che consentono all’usura bancaria e finanziaria di farla da padrona.

Lo scritto di Cosimo Massaro, con un taglio volutamente elementare e necessariamente sintetico, vuole porre fine, nel solco dell’insegnamento del prof. Giacinto Auriti, a questo alone di mistero e consentire finalmente anche all’uomo medio – ed a quello che lotta quotidianamente per sbarcare il lunario - di comprendere che l’economia non è un arcano, ma è materia di una semplicità incredibile, basta studiare e comprendere le idee del prof. Auriti e, poi, affrontare in modo semplice e lineare le questioni, con l’ausilio degli schemi del diritto ed analizzare con lucidità ed onestà intellettuale la realtà degli accadimenti.




Il tema del signoraggio è il preliminare ed obbligatorio passaggio dal mondo conosciuto a quello ignoto, le colonne d’Ercole della conoscenza economica per il quidam de populo. Al di là di esse non vi è il mondo degli inferi, ma l’accesso ad un nuovo umanesimo, quello del diritto sociale universale.

Dopo averne compreso il significato, la grande portata rivoluzionaria e le conseguenze, svelate con lucidità e con genialità oltre cinquant’anni prima dal prof. Auriti, Cosimo ci affida un Bignami delle teorie auritiane, che dovrà essere letto, riletto, verificato con il riscontro di quel che si afferma, per giungere ad una reale comprensione del sistema culturale di dominazione (signoraggio) in cui viviamo e che nessuno, soprattutto per difetto di conoscenza e consapevolezza, sino ad oggi ha mai combattuto realmente, anche perché chi lo ha fatto (il prof. Auriti) è stato perseguitato per aver svelato misteri inconfessabili.


Il signoraggio è realmente una strategia culturale di dominazione e il libro, in capsule di scienza auritiana, dopo aver ribadito i profili della grande truffa perpetrata ai danni della collettività nel momento dell’emissione monetaria, chiarisce, con rigore deduttivo e logico, l’inesistenza del debito pubblico.




Il testo inquadra anche il fenomeno del signoraggio secondario e svela la grande truffa della creazione di moneta endogena, attuata attraverso un semplice impulso elettronico, un “click” sul computer, da parte del sistema bancario di finanziamento, quello a valle delle banche centrali.

La creazione di moneta attraverso il meccanismo della riserva frazionaria assume tratti illuminanti anche ai fini della corretta interpretazione della recente normativa sul cosiddetto salvataggio interno (cd. bail in) delle banche in crisi, con la quale si riversa sulla collettività dei risparmiatori l’apparente tracollo di singoli istituti in crisi.

 La domanda che viene spontanea - e che il lavoro di Cosimo consente di affrontare con consapevolezza - è la seguente: come può il sistema delle banche di finanziamento fallire se crea moneta virtuale dal nulla, non coperta da alcun controvalore se non dalla presenza del 2% di riserva in denaro?

 Se con una minima percentuale di deposito, il sistema crea moneta dal nulla, come può fallire il singolo istituto?



 Ora, al di là delle questioni dibattute a livello politico sui difetti di controllo da parte della banca d’Italia dei bilanci delle singole banche, che non colpiscono il cuore del problema, appare evidente che il sistema delle banche centrali sta bussando a denaro e intende esigere il pagamento del debito (inesistente) dalla collettività degli utenti bancari, ma, nel contempo, tende ad attuare anche un nuovo programma di concentrazione della proprietà del sistema bancario secondario (quello commerciale di raccolta del risparmio e di finanziamento) in favore dei grandi gruppi finanziari più forti, così che il sistema delle banche centrali avrà a breve un solo interlocutore monopolista o al massimo concentrato in pochi gruppi.

 La frattura nel sistema bancario è evidente, devono essere espulsi i soggetti che sono entrati senza titolo nella proprietà del capitale delle banche e che lo hanno inflazionato e l’alibi è fornito dal far apparire sussistente una forte sofferenza bancaria, che in realtà esiste solo sulla carta e come mera espressione contabile, considerandola rischio d’impresa da riversare sulla platea dei clienti (azionisti, obbligazionisti subordinati e correntisti di livello superiore), mentre è noto che si tratta di somme facilmente riassorbibili in conseguenza della natura convenzionale della moneta.

La risultante, da un lato, è l’aumento della conflittualità sociale e l’impoverimento del territorio nazionale, terreno in cui le banche istituzionalmente proliferano, mentre, sull’altro versante, non meno importante, si ottiene l’eliminazione del nemico interno, attraverso il ben servito di gruppi finanziari di secondo piano, divenuti ormai di peso al sistema.

L’utilizzo, nel corso del lavoro, di esempi di facile lettura consente anche all’uomo della strada di comprendere la perversa spirale di dominio dell’uomo sull’uomo che governa il sistema economico mondiale.

Nessuno ha il diritto di imporre pesi insopportabili (ancor più se privi di giustificazione causale) su altri, ma soprattutto non vi sono depositari esclusivi di verità, peraltro solo apparenti.



La verità è patrimonio comune ed è caratterizzata dalla semplicità assoluta.

Il denaro è uno strumento di diritto sociale con contenuto patrimoniale e, in ragione della natura convenzionale e del costo nullo per la sua creazione, non può servirsi dell’uomo ma deve servire l’uomo ed essere finalizzato al bene comune, liberandolo dal bisogno per accedere ad un miglioramento generale delle condizioni di esistenza. Non si può morire per debiti inesistenti e illecitamente creati dalla banca centrale, dal FMI, dalla banca mondiale o dal debito pubblico.

Lo strumento tecnico da utilizzare per non sottostare all’usura del debito inesistente, nella fase intermedia e transitoria, prima cioè dell’attuazione del principio della proprietà popolare della moneta, esiste già e da tempo ed è il cosiddetto debito detestabile, con il quale molti stati hanno potuto azzerare le loro esposizioni con il sistema bancario, mentre, per il futuro, dopo l’attuazione della moneta proprietà, sarà fisiologico accreditare la moneta alla collettività ed eliminare il debito con una semplice inversione contabile da negativo in positivo.

Non è vero, quindi, che ogni nascituro viene al mondo con un debito di circa 38.000,00 €., ma è l’esatto contrario. Questo il messaggio che permea l’intero lavoro di Cosimo e lo pone nel solco tracciato dal prof. Auriti, in linea con la corretta applicazione del reddito di cittadinanza, come attribuzione paritetica ad ogni componente la collettività nazionale di riferimento della quota di denaro stampata pro capite, detratto quanto necessario per il raggiungimento dell’interesse pubblico e per la circolazione giuridica dei beni reali presenti sul mercato. Non, quindi, elemosina di stato, ma diritto sociale con contenuto patrimoniale, che ogni cittadino ha il diritto di esigere.

La seconda parte del libro consente al lettore, attraverso esempi storici illuminanti, di verificare anche empiricamente e con riscontri reali, la verità degli assunti e la correttezza del percorso argomentativo dell’autore, indicando, alla fine, una serie di soluzioni precise e assolutamente coerenti con il solco precedentemente tracciato.

Il risultato è un quadro positivo, un mondo migliore a dimensione umana, in cui la speranza, oggi soffocata dal debito inesistente, torna a farsi largo con prepotenza e con la dignità di chi sa di potersi trasformare in certezza. La proprietà popolare della moneta, il valore indotto che caratterizza la natura convenzionale della fattispecie giuridica monetaria, l’eliminazione della tassazione per il ripianamento del debito sostituendola con il rapporto sinallagmatico tra servizio reso e corrispettivo, trattenendo alla fonte il necessario per il raggiungimento dei fini istituzionali pubblici, non sono chimere, ma lucide certezze che ormai costituiscono diritto vivente e che sono divenute patrimonio culturale e scientifico dell’intero consorzio umano, tratte sempre dall’insegnamento del prof. Giacinto Auriti che per primo ha affrontato in maniera organica lo studio della moneta, utilizzando gli schemi di teoria generale del diritto.

Il testo appare, quindi, tassello indispensabile per accedere ai successivi stadi di conoscenza, tenendo sempre presente che ogni argomento trattato nei singoli capitoli rappresenta un autonomo tema d’indagine da approfondire anche con singole pubblicazioni e trattazioni.

Un ultimo apprezzamento va fatto a Cosimo. L’autore correttamente non ha tentato di interpolare a proprio piacimento l’insegnamento auritiano, né ha proposto aggiunte, modifiche e integrazioni che avrebbero, anche involontariamente, potuto contraddire l’ortodossia del pensiero del compianto giurista, ma ha svolto una meritoria operazione di sussunzione dei fatti ai princìpi, così da rendere più agevole e comprensibile il percorso del lettore.

Un plauso va anche all’editore, in particolare al curatore della collana eXoterica, che ha coraggiosamente affiancato l’autore ed ha, ancora una volta, dimostrato di non aver paura nel divulgare argomenti scomodi.

Antonio Pimpini per la Collana eXoterica di Edizioni SI


Introduzione di Cosimo Massaro al libro sul SIGNORAGGIO

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